CONSOLIDAMENTO TLC

Quintarelli: “Fastweb la ‘preda’ più papabile”

Il deputato di Scelta Civica: se le aspettative di Swisscom si abbassano e le disponibilità di Vodafone si alzano, la fiber company potrebbe passare di mano. Al momento è l’unica operazione plausibile all’orizzonte

Pubblicato il 14 Mar 2014

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Pubblichiamo una serie di opinioni sul tema del consolidamento delle Tlc. In Europa la Francia ha aperto le danze con il “caso” Sfr, mentre in Italia sembra sfumare il matrimonio Wind-3. E nonostante il flop di Bip Mobile si fanno strada nuovi operatori virtuali. Il nostro Paese rappresenta un’anomalia? O è ancora presto per i merger?

“Vodafone è l’elemento scatenante di buona parte delle acquisizioni passate e future, grazie alle nuove risorse da investire. Tuttavia, non credo che sia questa la strada che si affermerà, come fenomeno, a livello europeo: difficile vedere sinergie nelle fusioni cross border”. Stefano Quintarelli (Scelta Civica) è uno dei più noti esperti di internet e del mercato tlc.

Come spiega questa ondata di acquisizioni, in Francia, Spagna, Germania, Regno Unito?

In realta secondo me non si può ancora parlare di fenomeno generalizzato. Nel mercato ci sono sempre state acquisizioni o discussioni che poi non sono andate in porto. Adesso c’è un fatto nuovo, questo sì: Vodafone sta immettendo tanti soldi nel sistema europeo, dopo aver venduto negli Stati Uniti. Insomma, a muoversi è un tassello particolare nel mercato tlc europeo, non tutto l’insieme.

Che succederà, quindi?

Vodafone farà investimenti che scateneranno altre acquisizioni. Vodafone compra qualcosa da qualcuno che con quei soldi magari compra qualcos’altro…Non mi aspetto però ampie ricadute di sistema, come detto.

E quali potrebbero essere le conseguenze?

Dipende caso per caso. Se Vodafone compra operatori di secondo piano, non mi aspetto grandi impatti. Se saranno operatori di primo piano, bisogna vedere: non si può generalizzare.

Insomma, il mercato europeo non è pronto per il consolidamento e per questo motivo il fenomeno non esploderà?

Contesto la domanda. Credo che il consolidamento non sia inevitabile e che questa non sia una tendenza naturale del mercato. Teniamo conto che i mercati delle telecomunicazioni sono locali. Solo Vodafone fa eccezione a questa regola. Per il resto, c’è anzi una tendenza degli operatori europei a tornare a concentrarsi nel proprio Paese d’origine. Sono tornati sui propri passi gli operatori che hanno fatto operazioni cross-border all’inizio degli anni 2000. Il motivo è che da fusioni trans-nazionali non derivano importanti sinergie per abbattere i costi principali subiti dagli operatori: nel customer care e nella commercializzazione dei servizi.

E quali acquisizioni hanno senso, invece?

Per esempio, quelle fatte fuori dall’Europa e quindi in Paesi in forte crescita. Peccato che ormai anche qui gli spazi per acquisizioni siano ridotti. Vorremmo tutti che Telecom tornasse a investire in America Latina, ma temo che non sarà così. L’azieda si è appena liberata dell’Argentina, com’è noto; tra l’altro scegliendo il momento giusto, prima del crollo del peso. Un’altra cosa che può succedere sono invece i consolidamenti interni in un Paese- questi sì hanno senso e sinergie-, ma nei limiti imposti dalle autorità Antitrust locali.

In Italia quindi che cosa ti aspetti succeda, su questo fronte?

Se le aspettative di Swisscom si abbassano e le disponibilità di Vodafone si alzano, Fastweb potrebbe passare di mano. È l’operazione più concretizzabile che vedo all’orizzonte, tra tutte le altre ipotizzate; anche se di per sé è poco probabile.

Perché poco probabile?

Vodafone dovrebbe spiegare agli investitori perché investire soldi in Italia, un mercato maturo, invece che in uno in crescita.

GLI ALTRI CONTRIBUTI AL DIBATTITO

Paolo Coppola

Daniela Rao

Francesco Sacco

Deborah Bergamini

Francesco Vatalaro

Andrea Rangone

Alberto Carnevale Maffè

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