Valorizzare l’open innovation come leva per rilanciare il settore delle telecomunicazioni e dimostrare come la collaborazione tra imprese, università e centri di ricerca possa offrire nuove opportunità di sviluppo per il settore e per il Paese. Con questo obiettivo Open Fiber ha organizzato il workshop “Re-thinking innovation”,. L’appuntamento – parte della terza edizione della Rome Future Week -è stato dedicato alla presentazione dei principali risultati dei progetti partecipati e coordinati dall’operatore nel programma Restart, finanziato dal Pnrr con 116 milioni di euro.
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La Rome Future Week
La manifestazione, che si è conclusa il 21 settembre, ha trasformato Roma in un “laboratorio vivente” con oltre 300 appuntamenti distribuiti in più di 200 location. L’edizione 2025, che ha visto la partecipazione di oltre 500 speaker e 50 partner tra istituzioni, media e imprese, è stata dedicata al tema delle “mutazioni”, intese come trasformazioni naturali e culturali che attraversano corpi, linguaggi, tecnologie, città e relazioni.
L’impegno di Open Fiber
Ai lavori del workshop ha partecipato con un saluto Giuseppe Gola, amministratore delegato di Open Fiber: “I progetti che state presentando oggi sono particolarmente significativi – sottolinea – perché dimostrano concretamente i risultati della collaborazione tra aziende e università. In questo impegno – conclude Gola – ci ha guidato la volontà di dar vita a progetti capaci di trovare applicazione industriale e di business, e in alcuni casi siamo già molto vicini a questo obiettivo”.
L’innovazione come stella polare
A spiegare la scelta di aderire alla manifestazione è Silvia Celani, head of innovation di Open Fiber: “Per noi l’innovazione è centrale – afferma – Per questo abbiamo deciso di partecipare alla Rome Future Week, che rappresenta il contesto ideale per diffondere le nostre iniziative più rilevanti. Il titolo del workshop, Re-thinking innovation, nasce da tre parole chiave – open innovation, ricerca e mercato – che guidano le nostre attività. Nella nostra vision innovare significa collaborare a stretto contatto con università, startup, hub di innovazione e acceleratori, creando un ecosistema fertile in cui le idee possano trasformarsi rapidamente in prototipi e soluzioni concrete. Non ci limitiamo a sperimentare: il nostro obiettivo è portare sul mercato progetti che migliorino la vita quotidiana dei cittadini e generino valore per i territori in cui operiamo”.
Celani ha insistito anche sul valore di quella che definisce “innovazione a Km zero”: “Significa portare innovazione dove ce n’è più bisogno – spiega – nelle città ma anche nelle aree a fallimento di mercato e nei borghi italiani, che sono parte della nostra identità culturale. Non vogliamo solo connettere con la fibra, ma costruire servizi che rendano le comunità più vivibili e sostenibili. È il caso dell’app Borghi Digitali, con la quale riusciamo a tutelare il patrimonio culturale e monitorare i flussi turistici.
Infine, un richiamo alla sostenibilità come principio guida: “Noi definiamo la nostra innovazione open, accessibile e sostenibile – conclude Celani – Open, perché coinvolge tutti gli attori dell’ecosistema, accessibile, perché deve essere utile a cittadini e imprese, e sostenibile, perché rispetta gli obiettivi Esg e deve poggiare su basi economiche solide. L’innovazione non è un esercizio di stile, ma un impegno quotidiano per generare impatto positivo nei territori”.
Il progetto Restart
Francesca Parasecolo, head of network engineering & innovation di Open Fiber, ha spiegato i motivi della partecipazione alla Rome Future Week con il programma Restart: “Siamo partner della fondazione Restart con sei progetti che toccano aree per noi strategiche, dagli edge data center al fiber sensing, fino alle comunicazioni ottiche – spiega – Vogliamo contribuire al rilancio delle Tlc, un settore strategico per il Paese: tutti i dati dell’intelligenza artificiale o dei data center passano su reti di telecomunicazioni, che devono quindi essere al centro dell’innovazione”.
La connettività come motore di innovazione
Sul valore della connettività è intervenuto anche Antonio Capone, professore di telecomunicazioni al Politecnico di Milano: “Abbiamo dato troppo presto per scontato che la connettività fosse una commodity – argomenta – In realtà è un motore di innovazione incredibile, perché non solo abilita altri settori ma genera soluzioni che fanno la differenza all’interno dell’ecosistema. Abbiamo visto la necessità di collaborare di più, fare cose insieme e produrre risultati tangibili. L’ambizione di Restart rimane quella di far ripartire la collaborazione tra mondo accademico e industriale, un ecosistema che va preservato e scalato a livello europeo”.