Sim false, Deloitte: “I vertici di Telecom Italia sapevano”

A rivelarlo il dossier commissionato dall’Ad Franco Bernabè che analizza anche i casi di dossieraggio illegale: “Carenze di controllo interno sull’attività della security del gruppo durante la gestione Pirelli”

Pubblicato il 21 Mar 2011

“Gli approfondimenti di Deloitte hanno evidenziato che taluni
esponenti del vertice e del management aziendale” di Telecom
Italia “in carica al tempo dei fatti avevano la disponibilità di
elementi conoscitivi relativi a criticità e carenze nei controlli
interni al tempo esistenti e più in generale ad alcuni aspetti dei
fenomeni in esame”. È quanto si legge nella relazione sulla
corporate governance di Telecom Italia in relazione alla vicenda
delle sim false. La relazione contiene un'informativa sul
rapporto Deloitte, cioè l'analisi interna commissionata
dall'attuale Ad di Telecom, Franco Bernabè, in relazione ad
alcuni scandali (dossier illegali, caso Telecom Sparkle, sim false)
che hanno coinvolto il gruppo telefonico. Gli approfondimenti di
Deloitte sul fenomeno della sim false hanno evidenziato 6,8 milioni
di sim card con intestazioni irregolari, concentrate per lo più
nel triennio 2005-2007 e con costi per Telecom compresi tra 19,9 e
27 milioni di euro. Per la vicenda sono indagati dalla Procura di
Milano, anche sulla base delle risultanze del rapporto Deloitte,
l'ex amministratore delegato di Telecom, Riccardo Ruggiero, e
l'ex responsabile della direzione domestic mobile services (e
candidato alla direzione generale di Telecom), Luca Luciani.
Alla richiesta della Consob di rivelare quali fossero gli elementi
a conoscenza dei vertici e del management, Telecom spiega che
consistevano in alcuni report di Internal Audit del giugno 2005,
del luglio e settembre 2006 in cui “il sistema di controllo
interno allora esistente veniva valutato nel complesso
‘carente’ in relazione alla gestione dell'anagrafica dei
clienti prepagati”. Nel luglio 2008, a seguito di nuovo
intervento dell'Internal Audit (con riferimento a fenomeni
risalenti al 2007), il processo veniva valutato 'critico’.
“ I report – spiega ancora Telecom – su richiesta della Consob,
erano stati trasmessi” alle Funzioni direttamente coinvolte, ai
Vertici aziendali di Telecom Italia e ai responsabili delle
Funzioni Amministrazione e Controllo, Corporate & Legal, Human
Resources”.
“La tematica delle carte prepagate prive di anagrafica e dei
rischi correlati – si legge ancora – è risultata altresì oggetto
di uno scambio di corrispondenza interna risalente all'ottobre
2005 tra la Funzione Legale, l'allora Funzione Marketing &
Sales e la Funzione Internal Auditing”. Nell'informativa, si
afferma inoltre che il nuovo vertice aziendale, a partire dal
maggio 2008, ha attivato “incisive misure puntualmente indicate
anche da Deloitte” per contrastare il fenomeno.

Deloitte ha inoltre rilevato “carenze di controllo interno”
sull'attività della Security di Telecom Italia durante la
gestione Pirelli e l'esistenza di “indicatori di anomalia”
già prima dell'autosospensione, nel maggio del 2005, di
Giuliano Tavaroli, allora responsabile della struttura.
I costi della security per consulenze, spesso utilizzate per
confezionare dossier illegali, sono stati pari – rileva Deloitte –
a 58 milioni dal 2002 al 2007, registrando crescite esponenziali (+
500% nel 2004 rispetto al 2002) e con esborsi sempre superiori al
budget preventivato. Gli effetti economici della vicenda per
Telecom, inclusi i costi indiretti (spese legali, sanzioni,
risarcimenti in relazione a contenziosi e cause civili) sono stati
stimati da Deloitte in 66,3 milioni di euro.

Deloitte ha considerato come indicatori di anomalia non presi in
considerazione “i significativi incrementi dei costi per
consulenze e prestazioni professionali nel triennio 2003-2005 (anni
in cui la security era stata affidata a Tavaroli); il ricorrente
‘sforamento’ dei budget; report e informative dell'Internal
Audit nel dicembre 2003 e nel marzo 2004 contenenti rilievi sul
ricorso alla 'procedura semplificata’ e ai rischi connessi;
le notizie di stampa del dicembre 2004 relative ad attività
illecite svolte da un fornitore di servizi di security, che
associavano quest'ultimo al signor Tavaroli e quindi alla
società; la vicenda riguardante l'hackeraggio informatico
avente a oggetto Rcs di fine 2004”.

In particolare per i rapporti con le società estere dei consulenti
e dei fornitori della Security, spesso utilizzati per preparare
dossier illegali, Deloitte parla di “elementi di anomalia” e
“criticità” in quanto “le prestazioni dei fornitori in esame
erano acquisite mediante ricorso ulteriore alla c.d. ‘procedura
semplificata’, ossia in regime di deroga rispetto alla procedura
ordinaria (con conseguenze sulla tracciabilità del processo e
sulla segregation of duty).

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