Il settore delle telecomunicazioni in Europa necessita di urgenti cambiamenti: la crisi degli operatori delle Tlc è un controsenso in un’Ue che punta alla digitalizzazione e al rilancio economico. Lo afferma Pietro Labriola, Ad di Tim, in un post su LinkedIn, che dà pieno appoggio alla visione espressa da Mario Draghi nel Report sulla competitività consegnato alla Commissione europea.
L’analisi condotta dall’ex primo ministro italiano sul futuro della competitività europea, sottolinea Labriola, “evidenzia i cambiamenti che da tempo considero necessari e urgenti. Draghi fa notare come il settore delle telecomunicazioni sia sovraffollato“, con decine di operatori che servono un mercato di circa 450 milioni di consumatori in netto contrasto rispetto a quanto avviene in Usa e Cina. Come conseguenza, in Europa, sia i ricavi per abbonato che la spesa di capitale pro capite sono meno della metà di quelle di Stati Uniti e Giappone, continua a riferire Labriola nel post citando il rapporto di Draghi. Di qui “il calo della redditività del settore telecom che può ora rappresentare un rischio per i gruppi industriali europei”.
Labriola e il Rapporto Draghi: “Conferma la tempesta perfetta delle Tlc”
“Non poteva esserci conferma più autorevole della tempesta perfetta che io stesso ho descritto dal palco del Gsma Mobile world congress di Barcellona nel 2023″, prosegue il post di Labriola. “In quell’occasione ho mostrato quanto fosse necessario e urgente cambiare le regole del gioco, perché #InactionIsNotAnOption. Qualcuno può aver pensato che la mia fosse una provocazione, ma, piano piano, stiamo tutti convergendo sulle stesse posizioni”.
Labriola cita anche il report “Much more than a market” di Enrico Letta e del Jacques Delors Institute, seguito dal white paper della Commissione europea con Thierry Breton su “How to master Europe’s digital infrastructure needs?”, ovvero come soddisfare le esigenze di infrastruttura digitale dell’Europa. Il rapporto di Draghi segue questi due e si allinea alla loro visione, raccomandando – continua a scrivere Labriola citando il Report sulla competitività – di “riformare le regole e la posizione sulla concorrenza dell’Ue per completare il mercato unico digitale delle telecomunicazioni, armonizzando le regole e favorendo le fusioni e le operazioni transfrontaliere”.
Tim farà la sua parte, senza Tlc non c’è digitalizzazione
L’Ad di Tim mette in evidenza, in particolare, queste raccomandazioni fornite da Draghi: ridurre la normativa ex ante a livello nazionale e favorire, invece, le norme ex post per assicurare la concorrenza; facilitare l’integrazione transfrontaliera e la creazione di operatori di scala europea; introdurre il principio “stesse regole per gli stessi servizi” in tutta l’Ue; incoraggiare la definizione di accordi commerciali sulla terminazione del traffico dati e la condivisione dei costi di infrastruttura; incentivare l’uso delle nuove infrastrutture stabilendo date di switch off per le tecnologie più vecchie.
“Ora continuiamo in questa direzione, uniti come stiamo già facendo”, conclude Labriola, “grazie al lavoro di organizzazioni come il team di Confindustria guidato da Emanuele Orsini, Gsma e Connect Europe, con l’indispensabile contributo del Ministero delle Imprese e del Made in Italy e il ministro Adolfo Urso, di Alessio Butti, dell’Agcom e di Agcm. Noi siamo pronti a fare la nostra parte, consapevoli che la partita che giochiamo è di estrema importanza: senza Tlc non c’è digitalizzazione“.
Sul Rapporto Draghi le telco innovative sono deluse
Non tutte le telco danno il loro endorsement al Rapporto Draghi: se da un lato, Gsma e Connect Europe (ex Etno), che rappresentano i grandi operatori di telecomunicazioni europei, inclusi gli ex incumbent, plaudono alle posizioni dell’ex primo ministro italiano, dall’altro, Ecta, che riunisce gli operatori innovativi, ha espresso delusione di fronte alle conclusioni di Draghi.
Infatti, per Gsma e Connect Europe, come sostiene Draghi, occorre ridurre la frammentazione sul mercato delle tlc, anche con una nuova legge di settore, favorire le regole ex post e riequilibrare il rapporto con le big tech; per Ecta, invece, il Rapporto sulla competitività propone una visione unilaterale del settore delle telecomunicazioni, sbilanciato verso gli interessi delle grandi aziende, che rischia di ridurre la concorrenza e l’innovazione e di far salire i prezzi per imprese e consumatori.
“L’eccessiva regolamentazione e una serie di problemi strutturali continuano a impedire gli investimenti e a limitare la nostra capacità di guidare l’innovazione e ottenere gli incrementi di produttività di cui l’Europa ha bisogno”, scrivono Gsma e Connect Europe. “All’inizio di una nuova legislatura, la risoluzione di questi problemi di fondo deve essere una priorità per la futura Commissione europea. Sosteniamo quindi le richieste di Mario Draghi per una nuova strategia industriale in Europa, in particolare la sua richiesta di una nuova legge sulle telecomunicazioni”. Serve, inoltre, un migliore equilibrio di mercato con le big tech attraverso l’introduzione del principio “stesse regole per gli stessi servizi” e un meccanismo obbligatorio di risoluzione delle controversie che garantisca risultati commerciali equi per il trasporto del traffico di dati.
Sul fronte opposto, Ecta ha scritto che “prende atto del Rapporto Draghi e si rammarica del suo approccio unilaterale nei confronti delle telecomunicazioni, sostenendo esplicitamente ed esclusivamente gli interessi acquisiti di pochi grandi operatori storici e gli obiettivi perseguiti da potenti gruppi di lobby proponendo una ricetta che, per sua stessa natura, non può favorire innovazione e investimenti“. Per l’associazione delle telco alternative il Rapporto Draghi “rischia di mettere a repentaglio la competitività dell’Ue nel digitale. Ridurre la concorrenza comporta sempre un prezzo elevato e non favorisce l’innovazione o gli investimenti. Non dimentichiamo che le cosiddette big tech non sono frutto degli operatori storici e sono partite tutte da zero”.