D’Angelo (Agcom): “Neutralità anche per il mobile”

Il Consigliere dell’Authority: no al blocco dei servizi Voip senza aver informato i clienti. Politiche di pricing differenziate? Solo nel caso in cui servono a garantire la qualità della rete

Pubblicato il 04 Apr 2011

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Verificare il funzionamento di tutta la filiera “mobile”, delle
telco, dei diritti del consumatore finale, passando per player
intermedi quali gli over the top, e più in generale ascoltare il
parere di tutti i soggetti più o meno coinvolti nella partita
della net neutrality wireless e su rete fissa.

È con questo obiettivo che l’Agcom ha dato il via, lo scorso 28
febbraio, a una consultazione pubblica (della durata di 60 giorni)
destinata ad indagare il “mood” sulle modalità di fruizione ed
eventuale princing dei servizi Voip e peer-to-peer su rete mobile
che peraltro sono già stati oggetto di blocchi restrittivi da
parte di alcuni operatori di tlc in Europa, a partire da Vodafone.
Consultazione che fa il paio con quella, anch’essa avviata a fine
febbraio, che mira a raccogliere pareri e opinioni in merito al
ricorso del cosiddetto traffic management su rete fissa, anche in
questo caso una misura che rientra nell’ampio dibattito sulla
neutralità della rete.

Stabilire una regolazione ex ante? Optare per la risoluzione del
conflitto fra gli operatori in campo (telco e over the top) o per
una regolazione su base concordata? Oppure non regolare proprio
lasciando libero arbitrio al mercato? È a questi interrogativi che
dovrà dare una risposta l’Agcom. “Il fenomeno della gestione
del traffico su rete mobile sta emergendo. Alcuni operatori di Tlc
hanno già bloccato i servizi Voip e peer-to-peer, annoverandoli
fra quelli premium, ossia rendendoli disponibili ai clienti solo a
fronte di una spesa aggiuntiva rispetto alla tariffa base.

Ciò ha scatenato la discussione sul tema della neutralità della
rete mobile, spingendo l’Autorità ad occuparsene per verificare
se esistano o meno le condizioni per un’eventuale regolazione
dell’accesso a questi servizi”, spiega il consigliere Agcom,
Nicola D’Angelo.

Consigliere, quali sono le motivazioni alla base delle
restrizioni stabilite da parte delle telco che hanno deciso di
passare all’azione?

La questione gira attorno alla capacità di banda: essendo quella
mobile ancora limitata gli operatori non vogliono occuparla per
dare spazio a servizi offerti da soggetti terzi, come Skype, che
sfruttano la rete e quindi la banda, andando secondo loro a minare
la qualità finale del servizio dati. Ma ciò che vuole accertare
l’Autorità è che l’eventuale blocco dei servizi avvenga in
piena trasparenza ossia che il cliente sia informato in fase di
stipula del contratto. Bisogna dare al consumatore la possibilità
di scegliere. Il concetto di trasparenza è importante e la stessa
Commissione Ue ha ribadito più volte che l’informativa deve
essere chiara. È uno dei punti di principio della nostra indagine
conoscitiva. Diversamente dal fisso – l’articolo 8 della
Direttiva quadro sull’accesso obbliga all’offerta best effort e
a informare correttamente il consumatore – nel mobile non esistono
regole specifiche sull’accesso. Ora bisogna capire se la mancanza
di obblighi stia impattando sulla trasparenza dell’informazione
al cliente. È su questo punto che indaga l’Authority con
l’obiettivo di fissare eventuali regole.

L’Agcom ha un’idea sul da farsi?
È ancora troppo presto per rispondere. Bisognerà aspettare che si
chiuda la consultazione pubblica per poi esaminare i pareri
pervenuti e solo allora trarre delle conclusioni a riguardo. Ma il
mio parere personale è che sia necessario mantenere il principio
di neutralità della rete.

Quindi secondo lei il Voip in mobilità non deve subire
restringimenti ?

Se la qualità del servizio dati – come sostengono gli operatori
mobili – viene minata dall’eccessivo utilizzo di banda di alcuni
servizi è possibile valutare la possibilità di politiche di
princing differenziate. Ma a patto che, ripeto, sia rigorosamente
rispettato il principio di trasparenza. Riguardo al fisso invece
sono del parere che sia necessario mantenere più forte il
carattere di neutralità della rete.

Perché questa differenza?
Perché lo sviluppo di Internet è avvenuto grazie alla neutralità
e non è possibile ora ribaltare uno dei principi cardini del web
che ha determinato e sta determinando una domanda crescente di
servizi a banda larga. Si rischia di fermare la crescita oltre che
inficiare quel principio importantissimo di pluralismo culturale e
di libertà che è nel dna del web. Inoltre nel fisso le telco sono
obbligate al best effort. Da alcune indagini condotte per valutare
la qualità dell’offerta broadband sembrerebbe farsi strada
invece il criterio di prioritizzazione dei contenuti, per evitare
la saturazione della rete in base a principi che non sono per
niente chiari e trasparenti. Ciò che si dovrebbe evitare è che le
politiche di contenimento del traffico si traducano in una generale
prioritizzazione di alcuni contenuti rispetto ad altri. D’altra
parte, quando si parla di battaglia fra telco e over the top, va
rilevato che la questione al momento riguarda solo alcuni soggetti
particolari come ad esempio Apple. Tuttavia non si possono
scaricare sul consumatore i costi di questo dissidio facendo pagare
fees su alcuni contenuti e servizi per recuperare le revenues perse
dall’avanzata degli Over the top. Ciò che bisogna invece fare è
evitare che queste piattaforme che utilizzano la neutralità ma
creano giardinetti chiusi squilibrino il mercato. È su questo
punto che si deve intervenire regolando il rapporto economico fra
fornitura di accesso e OTT ed evitando che a pagare il prezzo più
alto sia come al solito il consumatore finale.

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