Lombardia e telelavoro. In campo Regione e Confindustria

Via all’intesa firmata anche da Anitec-Anie. Il presidente Formigoni: “Nuove opportunità di impiego per il territorio”

Pubblicato il 27 Giu 2011

"Oggi firmiamo un protocollo d'intesa perchè vogliamo
ulteriormente ampliare le possibilità del telelavoro che finora ha
dato risultati più che soddisfacenti, sia per i dirigenti, sia per
i telelavoratori stessi". Così Roberto Formigoni, presidente
della Regione Lombardia, ha commentato la firma del
protocollo di intesa sul telelavoro con Confindustria Lombardia
e Anitec, stamane, nella sede di Assolombarda.

"È da tempo che Regione Lombardia crede nel telelavoro, nel
1997 siamo stati la prima amministrazione italiana a mettere in
piedi delle esperienze di telelavoro per facilitare i nostri
dipendenti che avevano problemi di disabilità o di famiglia
numerosa e anche per sperimentare questa nuova modalità di lavoro
– ha spiegato – dal 2000 abbiamo inserito dei posti di telelavoro e
oggi sono 45 strutturalmente presenti nell'organico, su un
totale di 3000: non è tanto per il momento, ma è un progetto in
cui noi crediamo".

"Questa opportunità del telelavoro deve interagire anche con
l'aspetto della socializzazione che in molti lavori è
importante, come la presenza fisica, anche e soprattutto per i
dirigenti stessi – ha aggiunto – io stesso qualche anno fa ho
provato a guidare la Regione per 15 giorni da una barchetta, non ho
mancato una riunione nè una telefonata ma, soprattutto con i
collaboratori più' stretti, ho avvertito la mancanza di
contatti diretti".

Il protocollo punta a diffondere la conoscenza e l’utilizzo del
telelavoro quale modalità innovativa di gestione del rapporto di
lavoro, con particolare riferimento all’industria dei servizi
innovativi. L'intesa è inoltre un’esperienza “pilota”,
con l’obiettivo di favorire il miglioramento della qualità della
vita, la crescita imprenditoriale e il rafforzamento della
collaborazione tra Amministrazione Regionale e sistema delle
imprese.

Per dare maggiore concretezza alle implicazioni che l’adozione
del telelavoro avrebbe nelle vite di tutti i giorni dei cittadini,
delle imprese e della Pubblica Amministrazione, Anitec e il Gruppo
Terziario Innovativo di Assolombarda hanno commissionato
all’Istituto Ispo un’indagine di percezione, condotta su un
campione rappresentativo di circa 800 individui, relativa al
telelavoro e alla diffusione delle tecnologie e degli strumenti
utili alla sua implementazione.

In un quadro generale di grande apprezzamento per la banda larga,
anche il telelavoro è risultato nella maggior parte dei casi uno
scenario possibile e auspicabile. Il 41% degli occupati
intervistati dichiara infatti che diverse attività della propria
professione potrebbero essere svolte “tranquillamente da casa o
da altro luogo, poiché non richiedono la presenza fisica in
ufficio”. La quota è più elevata tra giovani, donne e classe
impiegatizia.

Diversi i benefici attribuiti al telelavoro (anche flessibile),
innanzitutto in termini di immagine dell’azienda. Il 70% degli
occupati dichiara che “le aziende che aiutano i propri lavoratori
permettendo all’occorrenza di lavorare da casa sono
all’avanguardia” e il 62% ritiene che se la propria azienda
“permettesse di lavorare da casa almeno ogni tanto” lo
reputerebbe un gesto di grande attenzione e fiducia nei propri
confronti.

Benefici anche in termini di produttività, ma con probabili
ripercussioni rispetto alle possibilità di carriera. Il 59% dei
lavoratori (l’84% di chi ritiene le proprie mansioni gestibili a
distanza) pensa che talvolta staccarsi dal proprio ufficio possa
avere conseguenza positive anche in termini di efficienza,
favorendo la concentrazione e permettendo di evitare tensioni
inutili.

Una minoranza (ma non risicatissima: il 40%) crede anche che la
distanza fisica si possa tradurre in un deficit di visibilità, che
può nuocere alla carriera (36%) e al senso di appartenenza
all’azienda, facendo sentire meno partecipi.

Molto condivisi invece, da chi prefigura il telelavoro come
possibile per la propria attività, i benefici per i lavoratori
stessi. “Telelavorando” si potrebbero risparmiare cifre
significative di denaro abitualmente utilizzati per il trasporto
verso il lavoro e soprattutto la qualità della vita potrebbe
migliorare molto anche i grazie agli effetti sulla riduzione
dell’inquinamento.

Non stupisce quindi che il 68% di coloro che ritengono fattibile
per la propria professione lavorare a distanza prenderebbero in
seria considerazione un’offerta di telelavoro flessibile (in 1
caso su 5 con grande entusiasmo). Più contenuto, ma comunque
maggioritario (58%), il favore per un telelavoro fisso a tempo
determinato. Maggiore l’entusiasmo tra giovani, laureati,
residenti nel Nordest e lavoratori dipendenti.

“Nonostante il nostro Paese sconti in molti settori una
situazione di refrattarietà ai positivi cambiamenti generati
dall’avanzata del Mondo Digitale – spiega Cristiano Radaelli,
presidente di Anitec-Anie – La firma di questo Protocollo, che
evidenzia ancora una volta la sensibilità al tema
dell’innovazione mostrata dalla Regione Lombardia, potrà aprire
la strada al raggiungimento degli obiettivi culturali e tecnologici
posti anche a livello europeo dalla Digital Agenda.”

“L’implementazione del telelavoro in Italia incontra ad oggi
obiettive difficoltà normative che comportano una carenza di
tutela per le imprese e per il lavoratore – precisato tuttavia
Radaelli – Si dovrà pertanto studiare una qualche forma di
incentivo sia per le imprese sia per il lavoratore, senza il quale
è illusorio pensare che il telelavoro possa diffondersi su larga
scala nel nostro Paese.”

“Il telelavoro è una modalità interessante che, soprattutto
nell’attuale contesto di un’economia che ancora fatica a
riprendersi dalla crisi, si propone come un approccio efficace per
conseguire significativi vantaggi – sottolinea Alberto Barcella,
presidente di Confindustria Lombardia – Soffriamo però di un
ritardo tecnologico che deve essere colmato. La Regione Lombardia
sta cercando di affrontare la situazione con la predisposizione di
un piano che completi la diffusione della banda larga e ultra larga
nei prossimi anni. Si tratta di un progetto ambizioso che
appoggiamo non solo per lo sviluppo del telelavoro ma anche per i
suoi effetti sull’attrattività della nostra regione rispetto per
esempio agli investimenti esteri”.

“Infine- continua Barcella – riteniamo importante l’obiettivo
dichiarato dalla Regione di intensificare l’utilizzo del
telelavoro anche per il proprio personale. Crediamo che questo
possa portare all’aumento dell’efficienza organizzativa e alla
riduzione dei costi dell’amministrazione e siamo pronti ad
assicurare la nostra collaborazione per rendere disponibili il
trasferimento delle tecnologie che facilitino lo sviluppo delle
esperienze di telelavoro”.

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