VERSO IL WCIT DI DUBAI

Itrs, Neelie Kroes: “Internet deve restare una piattaforma aperta”

Il commissario Ue per l’Agenda digitale: “La Ue impegnata a garantire l’accesso a tutti i fornitori”. E precisa: “Itrs non sono la sede adatta a rivedere i sistemi di compensazione e tariffari”

Pubblicato il 24 Ott 2012

“La Commissione europea è impegnata a mantenere Internet una piattaforma aperta a tutti i fornitori, compresi quelle di piccole dimensioni ed quelli emergenti”. Con queste parole il commissario Ue per l’Agenda digitale, Neelie Kroes ha risposto ad un’interrogazione parlamentare del deputato verde, Judit Sargentini che chiedeva anche se il commissario fosse d’accordo con le dichiarazioni del vice-premier olandese Maxime Verhagen in difesa della legge nazionale sulla net neutrality che di fatto sono in opposizione alle proposte di riforma elaborate dall’Etno in vista della revisione degli Itrs.

“A tale riguardo – ha risposto Kroes – la posizione della Commissione è in risonanza con la posizione espressa dal governo dei Paesi Bassi in merito alla proposta di Etno. In generale, la Commissione ritiene che l’Itrs non siano la sede appropriata per rivedere i sistemi di compensazione e quelli tariffari”. Il Commissario Kroes ha poi ricordato il draft di decisione della Commissione Europea sulla posizione da tenere alla conferenza di Dubai, il cui obiettivo è quello di non estendere l’ambito di applicazione dei trattati Itrs, in particolare per quanto riguarda il settore Internet. “Questo non vieta – ha chiarito Kroes – che la Ue metta in campo azioni regolatorie o legislative in questo settore”.

Il prossimo dicembre a Dubai il Wcit 2012 si discuterà delle nuove regole per le Tlc, con particolare attenzione alla governance di Internet su cui sta scaldando il dibattito internazionale.

Entrando nel dettaglio delle posizioni ci sono i Paesi africani (che rappresentano 57 Paesi) e quelli arabi (che rappresentano 22 Paesi) ritengono che gli Itrs vadano modificati. L’ultima revisione data di 25 anni fa; per la prossima bisognerà aspettarne altre 25. Africani e arabi sono molto preoccupati per la situazione che si sta creando in termini di sostenibilità economica di Internet e ritengono che sia necessario garantire investimenti nelle infrastrutture nei loro rispettivi Paesi. Gli investimenti nelle nuove reti sono messi a rischio dagli Ott che utilizzano le reti senza contribuire al loro finanziamento. Le proposte africane ed arabe sono molto radicali visto che propongono di dare potere alle autorità regolamentari di intervenire in caso di mancati accordi commerciali o di rifiuto degli Ott a negoziare. Altri Paesi sono più attendisti e per ora non prendono posizione in vista della conferenza di Dubai.

Tra le due posizioni si colloca il gruppo di Paesi europei che ha ben presente come il problema della sostenibilità del modello di Internet sia serio e vada affrontato in sede Itu ed in altri forum internazionali. Il gruppo europeo si è però diviso sull’opportunità di modificare gli Itrs. La divisione ha portato le istituzioni comunitarie ad optare per un basso profilo in attesa che gli stati membri trovino un compromesso.

Nel dibattito gli Stati Uniti optano per la deregulation. L’ambasciatore Terry Kramer, che rappresenterà gli Usa a Dubai, ha espresso le sue riserve sui tentativi di introdurre nuove norme. “Gli Stati Uniti – ha detto – sono preoccupati del fatto che le proposte avanzate da altri governi possano portare a un più pesante fardello di regolamentazioni a carico del settore internazionale delle telecomunicazioni” e che questo possa “forse anche estendersi al settore Internet“. L’attuale sistema, che vede coinvolti industria e società civile, ha detto ancora Kramer, “ha funzionato efficacemente e continuerà ad assicurare la salute e la crescita di Internet e di tutti i suoi benefici”.

E anche le società di analisi scendono in campo per valutare gli effetti che le nuove norme potrebbero avere sul mercato. In un paper Analysys Mason avverte che “adattare gli Itrs a internet è una soluzione in cerca di problema”.

“Le sfide alle quali è confrontata l’espansione della rete – si legge nel paper- scongiurano l’opportunità di una revisione regolamentare in sede Onu della sua architettura, al momento regimentata da una serie di accordi tra enti pubblici e soggetti privati. Revisione che se mandata ad effetto potrebbe “rallentare lo sviluppo e l’evoluzione” del web per altro boicottandone “la diffusione nei paesi in via di sviluppo”.

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