Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump attacca AT&T sul suo Social Truth, rendendosi protagonista dell’ennesima tirata polemica. Questa volta il bersaglio è il fornitore del servizio di rete con cui il tycoon doveva collegarsi in call con i principali leader religiosi americani. Ma la chiamata non è partita e il presidente, lasciato in attesa nella Stanza Ovale, ha tuonato sulla piattaforma social: “AT&T è del tutto incapace di far lavorare le sue apparecchiature”, ha scritto Trump. “Questa è la seconda volta che succede. Se il Capo di AT&T, chiunque sia, potesse intervenire, sarebbe una buona cosa. Ci sono decine di migliaia di persone coinvolte!”.
Successivamente Trump ha aggiunto un altro post: “AT&T si deve dare una mossa”.
Pronta la replica dell’operatore, affidata a X: “Abbiamo contattato la Casa Bianca e stiamo lavorando rapidamente per capire e valutare la situazione”. AT&T ha poi spiegato che l’interruzione non è stata causata dalla sua rete, ma dalla piattaforma usata dalla Casa Bianca per effettuare la conference call.
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Trump contro AT&T: “Useremo un altro servizio”
Ma intanto Trump, spazientito dai venti minuti di ritardo con cui ha potuto effettuare la call, ha avvisato che la sua amministrazione potrebbe utilizzare il servizio di un altro operatore telefonico.
“Potremmo dover riprogrammare la chiamata, ma useremo un altro carrier la prossima volta”, ha scritto il presidente su Truth. Secondo i media Usa, tra l’altro, il malfunzionamento sarebbe stato risolto dal team della Casa Bianca, non da AT&T.
La conference call di Trump ha coinvolto quasi 10.000 guide religiose del Paese (cristiani, ebrei e musulmani) ed è la prima che la Casa Bianca ha in programma con i leader delle fedi più diffuse negli Stati Uniti. Durante la call, come riportato dai media Usa, il presidente ha parlato per 15 minuti vantando le sue azioni per la pace in Medio Oriente e in Africa, gli sgravi fiscali e i tagli alla spesa pubblica negli Usa e la riduzione delle pene per gli attivisti anti-aborto finiti in carcere.
Fra Trump e AT&T attriti di lunga data
Gli attriti di Trump con AT&T sono ben più profondi di un mancato collegamento a una call. Durante il suo primo mandato alla Casa Bianca, il tycoon ha criticato l’azienda, che all’epoca possedeva la Cnn, per come il notiziario copriva le attività della sua amministrazione.
Il “Boss di AT&T” invocato da Trump è il Ceo John Stankey, il quale non è esattamente un sostenitore del presidente Repubblicano. Nella call con gli analisti che Stankey ha organizzato per commentare ia risultati del primo trimestre, il Ceo ha parlato degli effetti negativi dei dazi, che potrebbero far salire il costo degli smartphone e delle attrezzature di rete. Tuttavia, Stankey ha anche affermato che le politiche di Trump stanno “facilitando la creazione di un commercio globale più equo e riportando la capacità manifatturiera nel Paese”.
In arrivo Trump Mobile
All’inizio di questo mese, l’azienda di famiglia di Trump ha concesso in licenza il suo nome per lanciare un servizio mobile statunitense e uno smartphone da 499 dollari, chiamandolo Trump Mobile, con un accordo negoziato dai figli del presidente.
Si tratta dell’ennesimo tentativo di aumentare la polarizzazione di un mercato consumer già profondamente segnato da tratti identitari. Nello specifico, Trump Mobile punta ad attrarre i consumatori conservatori con un servizio wireless che si propone come alternativa ai principali operatori di telecomunicazioni.
Parliamo però – come spesso accade con Trump – di un’operazione dai contorni ancora poco chiari: molti dettagli chiave sull’iniziativa, inclusi quelli relativi al socio della famiglia nell’azienda e ai termini finanziari del loro accordo di licenza, non sono stati resi noti.
Quel che si sa è la pro posta si struttura con una componente hardware e una di servizio. Il dispositivo si chiama T1, ed è uno smartphone color oro costruito su sistema operativo Android 15, venduto a un prezzo che parte da 499 dollari. In un’intervista a Mornings with Maria su Fox Business Network, Eric Trump, vicepresidente senior della Trump Organization, ha dichiarato che il telefono è stato prodotto negli Stati Uniti, in ossequio quindi ai dettami Maga. Non è chiaro quale sia l’azienda incaricata di produrre il telefono.
Il servizio sarà disponibile con un abbonamento di 47,45 dollari al mese. Anche qui, ogni cifra ha un preciso significato: Trump, infatti, è stato il 45° Presidente durante il suo precedente mandato e ora ricopre il ruolo di 47° Presidente. La nuova iniziativa mobile includerà call center con sede negli Stati Uniti e opererà utilizzando le reti dei tre principali operatori di telefonia mobile statunitensi, ovvero Verizon, AT&T e T-Mobile.
Il presidente nelle Tlc, possibile conflitto di interesse
L’operazione ha già fatto sollevare più di un sopracciglio: commentatori e analisti hanno osservato che il lancio di Trump Mobile, con tutto ciò che implica la gestione di una rete Tlc, costituisce un nuovo caso di conflitto di interessi per l’imprenditore–presidente. Trump naturalmente si giustifica sottolineando che la Trump Organization (che gestisce tra le altre cose il social media Truth e la società di criptovalute World Liberty Financial) non è amministrata direttamente da lui, ma dai suoi figli.
Ma la banca di investimento Intermonte non ha dubbi: “L’ingresso della Trump Organization nelle telecomunicazioni solleva dubbi concreti sul conflitto di interessi, considerando che Donald Trump è presidente in carica e che l’autorità regolatoria Fcc è guidata da figure a lui vicine. Pur essendo formalmente gestita dai figli”, sottolineano gli analisti dell’istituto finanziario, “l’iniziativa potrebbe diventare un canale diretto per influenzare l’elettorato attraverso la comunicazione mobile. Il progetto punta sulla forte fidelizzazione della base repubblicana e riflette una chiara consapevolezza del ruolo centrale dello smartphone nelle campagne politiche e pubblicitarie. Al momento”, chiosa Intermonte, “Verizon e AT&T appaiono solo marginalmente coinvolte, e l’impatto effettivo sul mercato rimane da valutare”.