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Il boom dei data center in Italia: motore di innovazione e crescita digitale



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L’Italia sta vivendo un’espansione straordinaria di questi hub con un ecosistema AI in forte crescita. Ma vanno affrontatate sfide energetiche, territoriali e normative per garantirsi un successo duraturo e sostenibile

Pubblicato il 4 lug 2025

Luca D’Alleva

Head of Service for Cost Management Italia



data center, digitale, server, digital transformation, cloud, internet, data management 2

Il recente report “ItalIA, le ricadute dell’intelligenza artificiale sull’economia e sui territori”, realizzato dall’Istituto per la Competitività (I-Com) in collaborazione con Microsoft, offre una fotografia illuminante dello sviluppo dei data center in Italia. In particolare, il focus dello studio sottolinea come la Lombardia oggi rappresenti il fulcro di questa espansione, ospitando oltre il 40% delle infrastrutture nazionali. Questo dato, lungi dall’essere casuale, riflette il consolidamento di Milano come epicentro dell’innovazione digitale italiana che, grazie a un ecosistema tecnologico e finanziario maturo, è capace di attrarre investimenti significativi.

Investimenti e impatto economico: un trend in forte accelerazione

La portata di questi ultimi – 5 miliardi di euro già registrati nel 2024 e ulteriori 10 miliardi previsti nel biennio 2025-2026 – evidenzia un trend in forte accelerazione che merita un’analisi approfondita. Questi numeri non rappresentano solo un’iniezione di capitale nel settore tecnologico, ma segnalano una trasformazione strutturale dell’economia digitale italiana, con ricadute stimate in 5,8 miliardi di euro di indotto economico e 790 milioni in entrate fiscali. Tale dinamismo si inserisce in un contesto globale in cui la domanda di capacità di calcolo e di archiviazione dati è in costante crescita, spinta dall’adozione sempre più massiva di tecnologie emergenti quali Intelligenza Artificiale, Internet of Things (IoT) e 5G. L’Italia, e in particolare la Lombardia, si sta posizionando come hub strategico in questo scenario, attirando non solo investimenti diretti ma anche competenze e talenti.

Data center e AI: un ecosistema virtuoso per l’innovazione

Particolarmente significativa è la correlazione, prossima al 90%, tra la presenza di data center e la proliferazione di startup innovative in ambito AI. Questo dato suggerisce che stiamo assistendo alla formazione di un ecosistema virtuoso in cui infrastrutture avanzate, competenze specializzate e capitale di rischio si alimentano reciprocamente, creando un circolo virtuoso di innovazione. La vicinanza fisica tra data center, che forniscono la potenza di calcolo necessaria, e startup AI, che sviluppano algoritmi e applicazioni innovative, crea un terreno fertile per la sperimentazione e una rapida prototipazione. Questo modello di co-locazione e interconnessione è fondamentale per accelerare il ciclo di vita dell’innovazione, permettendo alle imprese di testare e scalare le proprie soluzioni in tempi rapidi, beneficiando di latenze ridotte e di un accesso privilegiato a risorse computazionali di alto livello. La Lombardia, con la sua rete di università, centri di ricerca e laboratori, sta capitalizzando questa sinergia, diventando un vero e proprio laboratorio per l’AI in Italia.

La sfida della sostenibilità ambientale: consumo energetico e soluzioni innovative

Tuttavia, questa crescita esponenziale porta con sé sfide complesse che non possono essere sottovalutate. Il consumo energetico dei data center, già pari al 3% del fabbisogno elettrico totale dell’Unione Europea, è destinato ad aumentare proporzionalmente alla loro diffusione. La sostenibilità ambientale diventa quindi una questione prioritaria, che richiede soluzioni innovative per l’efficienza energetica e l’integrazione con fonti rinnovabili. La Regione Lombardia, consapevole di questa sfida, ha già avviato un percorso per la gestione dei procedimenti autorizzatori per i progetti di data center, con un focus specifico sulla valutazione dell’impatto ambientale e la promozione di soluzioni a basso impatto. Si stanno esplorando tecnologie avanzate di raffreddamento, come il free cooling e il liquid cooling, oltre a incentivare l’utilizzo di energia proveniente da fonti rinnovabili certificate. L’obiettivo è trasformare i data center da mere entità energivore a nodi di un’infrastruttura energetica più intelligente e sostenibile, anche attraverso il recupero del calore di scarto per usi civili o industriali. La transizione verso un’economia digitale “green” è un imperativo non solo etico, ma anche economico, per garantire la competitività a lungo termine del settore.

Il divario territoriale: necessità di una distribuzione equilibrata

Un secondo aspetto critico riguarda la distribuzione geografica di queste infrastrutture. Se Lombardia, Lazio e Veneto concentrano la maggior parte dei data center, regioni come Abruzzo, Basilicata, Molise e Valle d’Aosta ne sono completamente prive. Questo squilibrio territoriale rischia di accentuare il divario digitale tra diverse aree del Paese, compromettendo l’obiettivo di una trasformazione digitale inclusiva. Per mitigare questo rischio, è fondamentale implementare politiche di incentivazione che favoriscano la localizzazione di nuovi data center anche in aree meno sviluppate digitalmente. Questo non solo contribuirebbe a riequilibrare la distribuzione delle infrastrutture, ma genererebbe anche nuove opportunità di lavoro e sviluppo economico in regioni che ne beneficerebbero maggiormente. La creazione di una rete di data center distribuiti su tutto il territorio nazionale garantirebbe maggiore resilienza e ridondanza, elementi cruciali per la sicurezza e la continuità dei servizi digitali in caso di eventi imprevisti. Inoltre, una maggiore capillarità delle infrastrutture ridurrebbe la latenza, migliorando l’esperienza utente e abilitando nuove applicazioni che richiedono risposte in tempo reale.

Governance e regolamentazione: bilanciare innovazione e sicurezza

La governance rappresenta un terzo elemento cruciale. L’imminente conclusione dell’iter legislativo sull’AI e l’adozione del piano strategico “Made in Italy 2030” costituiscono passi importanti, ma sarà fondamentale garantire un quadro normativo che bilanci innovazione e regolamentazione, incentivando gli investimenti senza compromettere sicurezza e privacy.

La regolamentazione dell’AI, in particolare, deve essere agile e lungimirante, capace di adattarsi rapidamente all’evoluzione tecnologica senza soffocare la ricerca e lo sviluppo. È necessario un dialogo costante tra legislatori, imprese e accademici per definire standard etici e di sicurezza che proteggano i cittadini e promuovono un uso responsabile dell’AI. Il “Made in Italy 2030” offre una cornice strategica per lo sviluppo tecnologico del Paese, ma la sua attuazione richiederà un impegno congiunto e una visione chiara su come integrare le nuove tecnologie nel tessuto economico e sociale italiano. La sfida è creare un ambiente normativo che sia al contempo favorevole all’innovazione e garante dei diritti fondamentali, promuovendo la fiducia nelle nuove tecnologie.

Verso un’infrastruttura digitale resiliente e sostenibile

In conclusione, l’Italia occupa una posizione strategica per capitalizzare l’attuale ondata di investimenti in data center, ma il successo duraturo dipenderà dalla capacità di affrontare le sfide energetiche, territoriali e normative con un approccio coordinato. L’opportunità non si limita all’attrazione di capitali, ma si estende alla costruzione di un’infrastruttura digitale resiliente e sostenibile che funga da fondamento per le future innovazioni tecnologiche. Questa trasformazione epocale offre al Paese la possibilità di evolversi da consumatore a protagonista dell’economia digitale globale, diventando centro di produzione e innovazione. Tale metamorfosi richiede investimenti mirati nella formazione di competenze avanzate, nello sviluppo di infrastrutture all’avanguardia e nella creazione di un ecosistema favorevole all’innovazione. Solo attraverso una visione integrata che coinvolga istituzioni, imprese e centri di ricerca, e affrontando le sfide con determinazione e lungimiranza, l’Italia potrà trasformare questi investimenti in un vantaggio competitivo duraturo, liberando pienamente il proprio potenziale nell’era digitale.

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