I cittadini russi stanno facendo in questi giorni conoscenza con la nuova super app Max. Come previsto dalla legge, dal 1° settembre, infatti, l’applicazione deve essere preinstallata su tutti i dispositivi mobili venduti sul mercato interno, integrando una nuova infrastruttura di servizi nella vita digitale quotidiana dei cittadini.
Le super app, realtà affermate nello sconfinato mercato cinese, unificano messaggistica, pagamenti, identità digitale e servizi pubblici. Le più affermate sono WeChat e Alipay, ed è sulla base di questi progetti di successo che è stata lanciata anche Max.
Secondo Enrique Dans, non-resident senior fellow del Tech Policy Program presso il Center for European Policy Analysis (Cepa), oltre che docente in Innovazione all’IE University di Madrid, una piattaforma del genere potrebbe riscontrare un notevole successo in Russia, a differenza di quanto è accaduto negli Stati Uniti e in Europa, dove gli sforzi di Meta per trasformare WhatsApp non hanno dato buoni frutti. E la stessa cosa vale per X e Uber. Ma, avverte Dans, si tratta di “più di una semplice innovazione tecnologica; è un’estensione calcolata della sorveglianza statale sotto le mentite spoglie della sovranità digitale”.
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L’evoluzione di WeChat
Per l’esperto, che ha pubblicato un approfondimento sul blog di Cepa, il successo o il fallimento delle super app dice molto su una società. “Negli Stati Uniti, WhatsApp e altre app di messaggistica – tutte offerte private – devono ancora integrare pagamenti e altri servizi su larga scala, forse a causa di preoccupazioni sulla privacy dovute alla condivisione di troppi dati con un unico fornitore. Gli utenti preferiscono app specializzate per funzioni come la finanza. In Cina e Russia, esistono poche preoccupazioni di questo tipo”.
Dans ricorda che nell’ultimo decennio, WeChat si è trasformata “da piattaforma di messaggistica in uno strumento di sorveglianza onnipresente, integrando attività di polizia, verifica dei cittadini e tracciamento della posizione in un utilizzo quotidiano e senza interruzioni. L’accettazione pubblica di questo compromesso è diffusa: molti cittadini rinunciano volontariamente a determinate libertà in cambio di comodità, efficienza e crescita economica. Meccanismi come la registrazione obbligatoria del nome reale consolidano questo modello e la narrativa della prosperità contribuisce a rafforzare la legittimità del governo”.
La situazione in Russia
In Russia, al contrario, nessun patto sociale evidente equipara il controllo tecnologico alla prosperità. L’opinione pubblica nei confronti delle riforme democratiche ed economiche rimane, secondo Dans, profondamente ambivalente. “Un sondaggio del Pew Research Center ha rilevato che solo il 43% dei russi ha approvato retrospettivamente la transizione alla democrazia multipartitica dopo il 1989 e solo il 38% ha sostenuto il passaggio a un’economia di mercato, livelli significativamente inferiori rispetto a molti altri paesi dell’Europa orientale. La nostalgia persiste: nel 2021, il 49% dei russi ha espresso una preferenza per il sistema politico dell’era sovietica, rispetto al 16% per la democrazia di stampo occidentale, e il 62% ha favorito la pianificazione economica rispetto al capitalismo di mercato. Questi atteggiamenti suggeriscono che, a differenza della Cina, l’idea di barattare la libertà personale con stabilità e prosperità non trova riscontro in Russia”.
Questa divergenza negli atteggiamenti pubblici, dunque, potrebbe avere conseguenze essenziali per le tecnologie di sorveglianza. È vero che comunque in Russia, l’infrastruttura di sorveglianza è altrettanto sofisticata di quella cinese. Sistemi come Sorm, l’iniziativa “Internet sovrano” e la rete di riconoscimento facciale nota come Città Sicura a Mosca forniscono al Cremlino formidabili capacità di monitoraggio. “Tuttavia”, rimarca Dans, “in una società in cui la domanda democratica è debole e molti cittadini sono abituati a un regime autoritario, queste misure potrebbero essere percepite meno come una modernizzazione e più come la continuazione del dominio statale”.
Le differenze sociali tra Russia e Cina
Inoltre, secondo Dans, il caso russo evidenzia una differenza fondamentale rispetto alla Cina. “In Cina, la normalizzazione della sorveglianza è legata a una narrativa di prosperità accettata da molti cittadini, mentre in Russia la prosperità non è stata mantenuta e la legittimità del controllo statale rimane fragile. Come osserva uno studio del Carnegie Endowment, la stagnazione economica e il calo dei redditi reali della Russia hanno minato sempre più il sostegno popolare alla legittimità del Cremlino, nonostante l’intensificarsi dei meccanismi di controllo”.
In ogni caso, per Dans Max non rappresenta semplicemente un servizio digitale, ma “un banco di prova per la governance autoritaria attraverso la tecnologia. È una piattaforma progettata per inserire la sorveglianza nel cuore della vita civica russa, ma lo fa in una società priva dell’implicito patto di prosperità che sostiene l’accettazione di strumenti simili da parte della Cina”.
Max non solo non dispone di crittografia end-to-end, ma è di fatto progettata per “condividere metadati, chiamate, posizione e attività con le autorità, venendo anche promosso come strumento di controllo sociale: il suo utilizzo è incoraggiato nelle scuole, nelle comunicazioni ufficiali e dagli operatori di telecomunicazioni che lo includono nei loro piani senza addebitare i dati che consuma”.
Cosa succederà dopo la fase di installazione obbligatoria
Le voci dissenzienti – soprattutto in Occidente, va detto – lo descrivono già come un “gulag digitale“, uno spazio in cui ogni messaggio può essere ispezionato. Per Dans la domanda cruciale è se Max possa sostenere il coinvolgimento degli utenti una volta esaurita la fase iniziale di installazione obbligatoria.
“I risultati ottenuti con le precedenti alternative russe alle super app non sono incoraggianti: piattaforme come TamTam e Rutube non hanno mai soppiantato le loro controparti internazionali né hanno guadagnato sufficiente appeal da sole. Al contrario, WeChat ha avuto un successo inequivocabile in Cina, pur essendo altrettanto trasparente al controllo governativo. Qualsiasi successo ottenuto da Max probabilmente deriverà meno dalla persuasione e da un’imposizione graduale. Potrebbe diventare l’opzione predefinita semplicemente perché è la strada più semplice e pratica, anche se non offre alcuna privacy significativa e si posiziona come uno strumento di controllo statale totale. L’effetto rete”, chiosa Dans, “diventa la leva attraverso la quale il governo incanala i cittadini in un ambiente di sorveglianza e controllo – cittadini che entrano volontariamente nel campo, perché è lì che si trovano già tutti i loro amici”.