Vola l’e-commerce italiano. Nel 2010 mercato a +16%

Studio Polimi-Netcomm: trainano l’Abbigliamento e il Turismo. Acquirenti online a quota otto milioni. Liscia: “Ma siamo ancora indietro rispetto al resto d’Europa”

Pubblicato il 11 Nov 2010

Il 2010 è l’anno della ripresa per l’e-commerce B2c in Italia,
dopo che il 2009 si era chiuso in linea con il 2008. A scattare la
fotografia uno studio dell’Osservatorio della School of
Management del Politecnico di Milano in collaborazione con Netcomm,
secondo cui la crescita complessiva è del 16% su base annua e
quella delle vendite di prodotti al +20% circa.

Nel dettaglio dei comparti è l’Abbigliamento a far registrare
l’incremento più elevato con il 43% di crescita rispetto al
2009. Tutti gli altri settori hanno incrementi compresi tra l’11
ed il 19%: +19% per il Grocery, +18% per le Assicurazioni, +15% per
il Turismo, +14% per l’Editoria, musica ed audiovisivi e +11% per
l’Informatica ed elettronica di consumo. Anche l’insieme dei
comparti merceologici inclusi nell’aggregato “Altro” (ad
esempio il Made in Italy, le ricariche telefoniche, il ticketing)
cresce con tassi interessanti nell’intorno del 10%.

In valore assoluto, i maggiori contributi alla crescita provengono
dal Turismo con +443 milioni di € e dall’Abbigliamento, con
+149 milioni. Il Turismo si conferma anche nel 2010 il primo
settore dell’e-commerce in Italia con un quota del 52%. Seguono
l’Informatica ed elettronica di consumo con il 10%, le
Assicurazioni con il 9%, l’Abbigliamento con il 7% (sempre più
significativo grazie a una crescita ampiamente superiore alla
media), l’Editoria musica ed audiovisivi con il 3% e il Grocery
con l’1%. Il restante 18% è costituito da tutti gli altri
comparti, tra cui si distinguono per importanza il canale c2c di
eBay, le ricariche telefoniche (quasi il 5% delle vendite online) e
il ticketing per eventi (2% circa). Nonostante la buona crescita
dei comparti di prodotto, i servizi continuano ad avere un peso
superiore al 65% del valore delle vendite, contrariamente a quanto
accade da tempo nei principali mercati stranieri.

“Nel 2010 si è aperto un nuovo capitolo per l’ecommerce
italiano. Superata la crisi dell’anno precedente tutti i numeri
hanno ricominciato a crescere. I merchant, i compratori, gli
internauti che si informano prima dell’acquisto. Questo non
cambia però il panorama di profondo ritardo dell’Italia rispetto
agli altri paesi. Infatti poco più del 12% degli italiani
utilizzano questo canale. – commenta Roberto
Lisci
a, presidente di Netcomm, Consorzio del Commercio
Elettronico Italiano -. Gli acquirenti online in Italia hanno
raggiunto quota 8 milioni, spinti certamente anche da fenomeni
sociali come Facebook,Ttwitter e tutti i siti in cui le persone
entrano alla ricerca di relazione, informazione e svago e poi
acquisiscono una dimestichezza tale da superare il divario
tecnologico e quindi anche la sfiducia nel mezzo. Questa forte
crescita comporta l’interesse di grandi player internazionali
verso il mercato italiano. Il più significativo è quello di
Amazon che, comprando BuyVip lo scorso ottobre, ha fatto un passo
molto importante sul mercato europeo e in particolare su quelli
spagnolo e italiano”.

In aumento anche il peso dell’e-commerce sul totale vendite
retail: nel Turismo siamo al 12,5%, nell’Editoria al 4,5%,
nell’ Informatica ed Elettronica di consumo al 3%. L’e-commerce
cresce a tassi decisamente superiori a quelli del commercio sui
canali tradizionali. L’effetto è un aumento del peso
dell’e-commerce sul totale vendite retail. Il Turismo rimane, tra
i principali comparti, quello con il tasso di penetrazione più
elevato, pari al 12,5%. Seguono l’Editoria, musica ed audiovisivi
con il 4,5%, l’Informatica ed elettronica di consumo e le
Assicurazioni con valori superiori al 3% circa ed infine
l’Abbigliamento che si avvicina alla soglia dell’1%. Con valori
dell’online quasi trascurabili rispetto al totale vendite retail
troviamo il Grocery, l’arredamento e i prodotti per la casa. Il
risultato complessivo – tenuto conto che abbigliamento e
alimentari sono di gran lunga le voci di spesa principali – è un
peso dell’e-commerce sul totale retail che supera di poco l’1%.
Un valore ancora molto basso se si considera che la penetrazione in
Uk è del 10% circa, in Germania del 7% e in Francia nell’intorno
del 5%. Questo disallineamento è principalmente riconducibile al
numero di acquirenti online che, nel nostro Paese, nonostante nel
2010 si passi da 7 a 8 milioni circa, resta ancora decisamente
inferiore rispetto ai 28, 20, 34 milioni di Uk, Francia e Germania
rispettivamente.

La spesa media annua dell’acquirente italiano è invece allineata
a quella dei consumatori online francesi e tedeschi con valori
compresi tra gli 800 ed i 900 € ed è significativamente più
bassa di quella dei web shopper inglesi pari a oltre 1.400 €.
Infine l’export in crescita cresce del 19% a quota 1,05 miliardi
di euro. Moda, voli e hotel sono le categorie merceologiche più
vendute all’estero. L’export cresce ad un tasso di poco
superiore all’eCommerce nel suo complesso e arriverà a pesare il
16% del venduto da siti italiani. Turismo e Abbigliamento
rappresentano il 59% ed il 24% dell’export rispettivamente. Le
categorie merceologiche più apprezzate dai clienti stranieri sono
i biglietti aerei, la prenotazione di hotel e il fashion italiano,
tanto che alcuni tra i brand più noti della moda Made in Italy
hanno una quota di export – prevalentemente in Unione Europea,
Stati Uniti e Giappone – decisamente superiore alle vendite
effettuate in Italia. Il resto dell’export è riconducibile alle
transazioni abilitate da eBay e alle vendite di prodotti tipici, di
prodotti di Informatica ed elettronica di consumo verso Paesi
limitrofi e di libri in lingua italiana per i nostri connazionali
residenti all’estero.

La bilancia import-export dell’eCommerce italiano è però nel
complesso negativa. Il valore assoluto dell’import è infatti
pari ad oltre 2 miliardi di €, più del doppio del valore
dell’export, essenzialmente riconducibile alla biglietteria aerea
(ad esempio Easyjet, Ryanair) e alla prenotazione di hotel (Booking
su tutti) che insieme valgono oltre i tre quarti dell’acquistato
da parte di italiani su siti stranieri.

Parallelamnete alla crescita del mercato cresce anche il numero di
imprese attive nello shopping online. Secondo i dati diffusi dalla
Camera di Commeercio di Milano la crescita è stata del 25%,
arrivando a quota 6.896 nel terzo trimestre 2010. A guidare la
classifica c'è la Lombardia, dove un'impresa su 5 (18,5%)
è attiva nella vendita di merci online. Fanno bene anche Lazio
(12,8%), Campania (8,6%) ed Emilia Romagna (8,1%).

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