IL CASO

Trade war: cade (per ora) il bando Usa su Xiaomi, e il titolo vola in Borsa

A imporre la revoca temporanea delle restrizioni è stato un giudice del distretto di Columbia, esprimendosi sul ricorso della società cinese contro il Pentagono. I mercati reagiscono portando le azioni della società a +10% in poche ore

Pubblicato il 15 Mar 2021

A. S.

usa-cina

La tesi che Xiaomi dovesse entrare nella lista nera delle società pericolose per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti non è stata sostenuta in modo abbastanza convincente dai dipartimenti della Difesa e del Tesoro Usa. Con questa motivazione Rudolph Contreras, giudice del distretto di Columbia, ha accolto il ricorso presentato da Xiaomi contro la decisione del Pentagono che aveva coinvolto oltre al gigante cinese degli smartphone anche altre otto imprese, tra le quali la società petrolifera statale Cnooc e il social TikTok, tutte accusate di avere legami con le autorità militari di Pechino.

Il pronunciamento della corte è un’ingiunzione preliminare che comporta intanto la rimozione di Xiaomi dalla black list, e che consente quindi agli investitori Usa di tornare ad acquistare sul mercato azionario i titoli dell’azienda. La borsa ha reagito portando le azioni di Xiaomi a una crescita impetuosa, che ha registrato picchi del +10%.

Per motivare il proprio ricorso Xiaomi, terzo produttore al mondo di smartphone, sottolineava come il provvedimento perso dall’amministrazione Trump soltanto pochi giorni prima dell’uscita di scena dell’ex presidente fosse stata presa senza garantire alcun contradditorio a Xiaomi.

Xiaomi ribadisce ancora una volta di essere una società ampiamente controllata, quotata in borsa e gestita in modo indipendente che offre prodotti di elettronica di consumo esclusivamente per uso civile e commerciale – afferma un portavoce diella società dopo la decisione del tribunale – e ritiene inoltre che la decisione di designarla come una azienda militare comunista cinese sia arbitraria e irragionevole, e la Corte è dello stesso parere. Ad ogni modo, Xiaomi ha intenzione di proseguire chiedendo l’illegittimità della designazione e la sua revoca permanente”.

Ma la decisione del tribunale distrettale della Columbia non è l’unica vicenda che ha riguardato le big tech cinesi negli Stati Uniti in questi ultimi giorni: nelle stesse ora infatti la Federal Communications Commission ha inserito cinque società cinesi nell’elenco di aziende che possono essere considerate come una minaccia per la sicurezza nazionale americana: si tratta di Huawei, Zte, Hytera Communications, Hangzhou Hikvision Digital Technology e Dagua Technology. “Gli americani si affidano alle nostre reti più che mai per lavorare, andare a scuola e accedere alla sanità – afferma la Fcc, authority per la garanzia nelle comunicazioni statunitense – Per questo dobbiamo assicurarci che le comunicazioni siano sicure”, per assicurare che per la prossima generazione di reti “non si ripetano gli errori del passato o si usino apparecchiature e servizi che minacciano la sicurezza nazionale o la sicurezza degli americani”.

@RIPRODUZIONE RISERVATA

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articolo 1 di 3