All’inventore delle Cdn il Marconi Prize 2018: ecco chi è il pioniere dello streaming video

Premiato a Bologna Frank Thomson Leighton, ricercatore del Mit che mise a punto il sistema per le reti di distribuzione dei contenuti alla base dell’Internet moderna

Pubblicato il 03 Ott 2018

Carlo Salatino

Tom-Leighton

Nella storica cornice di Villa Griffone a Pontecchio Marconi, luogo in cui furono condotti i primi e fondamentali esperimenti marconiani sulle comunicazioni wireless, si è tenuto ieri il Marconi Society Symposium 2018 per assegnare il prestigioso Marconi Prize a Frank Thomson “Tom” Leighton per il suo lavoro pionieristico sulle Content Delivery Networks. Questa tecnologia è alla base della moderna Internet abilitando prestazioni efficienti nell’erogazione di contenuti multimediali e nei servizi live streaming come DAZN. Si tratta quindi di uno degli elementi più importanti che ha reso e continua a rendere scalabile il web.

A metà degli anni 90’ infatti, man mano che la rete cresceva, Tim Berners-Lee intuì il rischio di congestione di Internet e pertanto invitò i suoi colleghi del MIT a sviluppare nuove e più performanti modalità di distribuzione di contenuti. Il rischio era talmente elevato che già si iniziava a parlare di “World Wide Wait” prefigurando lunghe attese nella navigazione sul web.

Tra i diversi ricercatori che accolsero la sfida, Leighton, responsabile del gruppo di informatica teorica del MIT, sviluppò insieme a uno dei suoi studenti più brillanti, Danny Lewin, nuovi algoritmi di elaborazione distribuita che risultarono essenziali per risolvere il problema di scalabilità di Internet. Dopo alcuni tentativi di proporre la loro soluzione agli operatori telco, i due ricercatori decisero di fondare una propria società che chiamarono Akamai. Nel 1999 il primo test sul campo. ESPN chiese di gestire oltre 2000 accessi al secondo ai contenuti relativi a un torneo di basket concentrato in pochi giorni. Akamai riuscì a garantire ottime prestazioni gestendo oltre 3000 richieste al secondo. Da allora la crescita della rete di server disseminata in tutto il mondo di Akamai è stata inarrestabile arrivando a contare oltre 240.000 server localizzati in prossimità degli utenti in 130 paesi che gestiscono il 30% circa dell’intero traffico su Internet, giocando un ruolo chiave anche in tema di sicurezza proteggendo i proprietari dei contenuti e gli utenti da attacchi e malware.

Il Marconi Prize, che per certi versi equivale al premio Nobel nel campo delle telecomunicazioni, è assegnato annualmente dalla Marconi Society per dare un riconoscimento a quegli innovatori che hanno messo la propria mente al servizio dell’umanità con particolare riferimento alle tecnologie ICT. Tra i precedenti vincitori, che una volta premiati diventano Marconi Fellows, rientrano i più importanti protagonisti della storia delle telecomunicazioni. Il convegno, moderato dal professor Giovanni Corazza dell’Università di Bologna e da un Marconi fellow di eccezione come Vint Cerf, padre del protocollo TCP/IP e attuale Chief Internet Evangelist di Google, è stato incentrato su come ristabilire la fiducia su Internet in un’epoca dominata dalla fake news e cyber-attacchi. Dopo il keynote speech di Leighton che ha illustrato come la maggior parte delle interazioni del web sia opera di bot talvolta malevoli, si sono alternati esperti di sicurezza, privacy e social media tra cui Julia Powles della New York University, Sarah Roberts, docente di Information Studies all’UCLA, Michelle Dennedy, Chief Privacy Officer di Cisco e autrice del Privacy Engineer’s Manifesto, Stefano Pileri, CEO di Italtel, Giovanni Guidotti, Chief Technical Officer Security & Information Division di Leonardo, Whitfield Diffie e Martin Hellman, entrambi pionieri della crittografia a chiave pubblica e professori emeriti alla Stanford University.

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