CORONAVIRUS

Vaccini Covid19, la Ue punta a un Digital Green Pass. E il Garante Privacy italiano alza la soglia di allerta

L’Autorità richiama al rispetto delle norme in materia di protezione dei dati personali. E intanto in Italia cresce la disinformazione sui social: da un’indagine di Reputation Science emerge che 4 italiani su 10 non si fidano della vaccinazione. Spaccatura anche sulle case farmaceutiche in campo

Pubblicato il 01 Mar 2021

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Con l’arrivo dei vaccini anti-Covid-19 si discute dell’opportunità di iniziare a implementare soluzioni, anche digitali (come app), per rispondere all’esigenza di rendere l’informazione sull’essersi o meno vaccinati come condizione per l’accesso a determinati locali o per la fruizione di taluni servizi (es. aeroporti, hotel, stazioni, palestre ecc.). A tale proposito, nel caso si intenda far ricorso alle predette soluzioni, il Garante per la privacy richiama l’attenzione dei decisori pubblici e degli operatori privati italiani sull’obbligo di rispettare la disciplina in materia di protezione dei dati personali. Il tutto mentre la Commissione Europea lavora ad una proposta legislativa, che verrà presentata questo mese, per un Digital Green Pass, ha annunciato sui social network la presidente Ursula von der Leyen. Lo scopo “è fornire la prova che una persona è stata vaccinata; dare i risultati dei test per coloro che ancora non sono stati vaccinati; dare informazioni sulla guarigione dalla Covid-19. Rispetterà la protezione dei dati, la sicurezza e la privacy. Il Digital Green Pass dovrebbe facilitare le vite degli europei. Lo scopo è consentire gradualmente ai cittadini di muoversi in sicurezza nell’Ue o all’estero, per lavoro o per turismo”. 

I dati relativi allo stato vaccinale, sono dati particolarmente delicati e un loro trattamento non corretto – ha evidenziato il Garante Privacy italiano – può determinare conseguenze gravissime per la vita e i diritti fondamentali delle persone: conseguenze che, nel caso di specie, possono tradursi in discriminazioni, violazioni e compressioni illegittime di libertà costituzionali. Il Garante ritiene, pertanto, che il trattamento dei dati relativi allo stato vaccinale dei cittadini a fini di accesso a determinati locali o di fruizione di determinati servizi, debba essere oggetto di una norma di legge nazionale, conforme ai principi in materia di protezione dei dati personali (in particolare, quelli di proporzionalità, limitazione delle finalità e di minimizzazione dei dati), in modo da realizzare un equo bilanciamento tra l’interesse pubblico che si intende perseguire e l’interesse individuale alla riservatezza. In assenza di tale eventuale base giuridica normativa – sulla cui compatibilità con i principi stabiliti dal Regolamento Ue il Garante si riserva di pronunciarsi – l’utilizzo in qualsiasi forma, da parte di soggetti pubblici e di soggetti privati fornitori di servizi destinati al pubblico, di app e pass destinati a distinguere i cittadini vaccinati dai cittadini non vaccinati è da considerarsi illegittimo. La questione sarà oggetto di una prossima segnalazione al Parlamento.

La percezione dei vaccini: italiani divisi sui vari brand

Intanto sui vaccini gli italiani si dividono: le offerte non vengono percepite come tutte uguali e solo in pochi esprimono giudizi positivi in merito. Ma tra tutti, è il prodotto targato Moderna a convincere di più. E’ quanto emerge dall’analisi condotta da Reputation Science, società leader in Italia nell’analisi e gestione della reputazione, allo scopo di elaborare una fotografia della percezione degli italiani rispetto ai vaccini in commercio contro il coronavirus.
Dall’analisi di oltre 140 mila contenuti emerge come siano le notizie sull’andamento della distribuzione e sull’efficacia dei vaccini i temi maggiormente discussi e dunque quelli che hanno avuto una influenza maggiore sulle opinioni maturate dagli italiani sui vaccini. Proprio la performance su queste due variabili ha infatti determinato una forte polarizzazione (differenza) nella reputazione dei singoli vaccini; il risultato è che, quando si guarda ad una media del settore, solo 4 contenuti su 10 risultano positivi.

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Guardando alla distribuzione delle opinioni sui vaccini, il 41% dei contenuti evidenzia un atteggiamento positivo; il 26% risulta avere una posizione neutrale, mentre il 34% percepisce i vaccini in maniera esclusivamente negativa.
Gli aspetti dei vaccini che hanno maggiormente determinato questi orientamenti sono stati, oltre alla distribuzione (con il 35% dei contenuti pubblicati) e l’efficacia (26,2% dei contenuti), considerazioni sulla casa farmaceutica (10,3%) e sui percorsi di sperimentazione (9,9%).

Efficacia e distribuzione: le news all’origine delle opinioni positive

Tra gli eventi che hanno maggiormente impattato sulle positività, ritroviamo nella categoria “efficacia”, l’approvazione da parte dell’Ema e dell’Aifa dei vaccini Pfizer, Moderna e AstraZeneca; le notizie relative agli ottimi dati durante i trial di sicurezza ed efficacia dei vaccini Moderna e AstraZeneca del 94–95% e del 100% sulle forme gravi; le notizie riguardanti l’efficacia del vaccino Pfizer contro le varianti inglese e sudafricana del virus; ai risultati positivi del vaccino Reithera al termine della prima fase, mostrando una sicurezza ed immunità del 92,5%; nella categoria “distribuzione”, l’arrivo del vaccino Sputnik, omologato in 16 paesi, ritenuto “molto efficace”, secondo un’analisi dei test clinici pubblicata dalla rivista medica Lancet e validata da esperti internazionali indipendenti, e sicuro oltre il 90% contro le forme sintomatiche di Covid-19.

Ritardi ed effetti allergici alla base dei giudizi negativi

Per quanto riguarda i contenuti che hanno espresso un orientamento negativo, i più rilevanti sono collegati all’annuncio, di Pfizer e AstraZeneca, di ritardi nella distribuzione dei vaccini anti-Covid (categoria “azienda”); ai casi di effetti allergici di un lotto del vaccino Moderna dopo la prima somministrazione in America, ai 23 decessi, in Norvegia, dopo l’inoculazione della prima dose del vaccino Pfizer, alle reazioni avverse in Italia, sempre al vaccino Pfizer (categoria “effetti indesiderati”); ad articoli che riportano i ritardi sulla sperimentazione  e consegna del vaccino Sanofi, spostata al 2022, e successivo abbandono della produzione del vaccino per scarsa efficacia nel trial nei soggetti anziani (categoria “efficacia”).

Pfizer il vaccino più “discusso” online

Tra gli 8 i vaccini presi in considerazione (Pfizer/BionTech, Moderna, AstraZeneca, Sputnik V, Reithera, Curevac, Johnson&Johnson, Sanofi/Gsk), quello che ha raccolto più contenuti online è Pfizer/BioNTech, circa la metà sul totale (48,8). Sul podio, sempre dal punto di vista volumetrico, seguono AstraZeneca (21,1%) e Moderna (19,8%). Inferiori al 4% le conversazioni sui restanti vaccini. Il trend mostra la distribuzione dei contenuti nel tempo: nel complesso la discussione sui vaccini è costante, ma per alcuni in particolare si notano dei momenti in cui la frequenza di pubblicazione si fa più intensa. A inizio febbraio i volumi sembrano diminuire per tutti i vaccini. Nell’ambito delle percezioni generate dai vaccini, è interessante notare come queste siano state influenzate anche dalla reputazione della casa farmaceutica a cui vengono riferiti; è il motivo per cui, ad esempio, Sanofi/Gsk ha generato contenuti e registrato un lieve aumento della reputazione, sebbene non abbia sviluppato un proprio vaccino, ma abbia messo a disposizione la propria struttura per produrre vaccini di altre case farmaceutiche.

Impatto reputazionale: Moderna in cima alla classifica

La situazione cambia quasi completamente considerando i dati dal punto di vista qualitativo: il vaccino che registra il valore di impatto reputazionale migliore è Moderna, seguito da Sputnik, Pfizer invece è l’unico vaccino con reputazione negativa, mentre AstraZeneca registra un valore tendente allo zero a causa del sentiment fortemente contrastante.

Considerando infine l’apporto reputazionale dei vaccini nel loro complesso, ne risulta un valore positivo, ma analizzando il trend lungo il periodo temporale, si nota un andamento poco stabile: a una crescita iniziale, dovuta alle notizie sull’arrivo e sull’efficacia testata dei vaccini, segue una significativa decrescita a partire da metà gennaio per i ritardi degli approvvigionamenti e quindi delle somministrazioni. A partire dall’approvazione del vaccino di AstraZeneca in Italia da parte dell’Aifa si registra invece una nuova inversione della curva, in campo positivo.

“Atteggiamento e fiducia cruciali per l’efficacia della campagna vaccinale”

“L’atteggiamento e la fiducia degli italiani verso i vaccini saranno determinanti per la capacità del nostro Paese di mettersi alle spalle il Covid il prima possibile – afferma Auro Palomba, presidente di Reputation Science -. Purtroppo la gestione delle informazioni sui tempi della distribuzione e sull’efficacia ha contribuito in molti casi a generare perplessità e diffidenza. Adesso più che mai è necessario un cambio di passo adottando un approccio comunicativo puntuale e trasparente. Da questa scelta dipende la ripartenza del nostro Paese.”

“La conversazione on line è polarizzata al momento su tre vaccini, Pfizer/BionTech (48.8% del totale), AstraZeneca (21.1%) e Moderna (19.8%) – aggiunge Andrea Barchiesi, Ceo di Reputation Science -. Il 34% dei contenuti è negativo e sono legati a temi di distribuzione, efficacia e percorso di sperimentazione. La reputazione delle stesse aziende farmaceutiche ha un impatto importante sulla percezione dei vaccini prodotti (10.3%). Si registra una forte componente ideologica e preoccupanti livelli di disinformazione che si innestano nelle tante sacche novax in rete. Non è un caso se nei social si concentra il maggior attrito nelle opinioni sui vaccini (37% negativo contro 36% positivo). Aziende e istituzioni devono essere particolarmente attente nei riguardi di questo fenomeno, che è già in pieno sviluppo e può creare resistenza ai piani vaccinali, danneggiare la salute e ritardare l’uscita dalla crisi con tutto quelle che ovviamente ne consegue.”

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