CYBERCRIME

Cybercrime, la Corte dei Conti finisce nella trappola degli hacker

Secondo indiscrezioni di stampa, attraverso un’operazione di phishing “clonati” i cellulari di diversi giudici: accesso a sms, rubriche e conversazioni whatsapp

Pubblicato il 08 Set 2022

Domenico Aliperto

smartphone-truffe-phishing

La Corte dei conti è finita nel mirino degli hacker che, parrebbe, sono riusciti a mettere a segno un attacco phishing che ha raggiunto le chat WhatsApp di alcuni giudici.

La modalità di intrusione

Come riportano Messaggero e Repubblica, tutto è cominciato qualche settimana fa, quando un gruppo di magistrati si è visto recapitare un Sms con la richiesta di rinvio di un codice a sei cifre apparentemente inoltrato dal telefono di servizio di un collega. Rispondendo al messaggio, in realtà una classica catena di Sant’Antonio, gli utenti hanno di fatto consegnato le chiavi del proprio smartphone – inclusi i contatti della rubrica – ai cybercriminali. I quali hanno fatto partire una campagna che sembra essere arrivata ad alcune delle utenze telefoniche assegnate alle cariche più importanti dell’organo che si occupa di controllare la regolarità degli atti vidimati dai ministeri e di indagare su possibili danni causati all’erario da politici e dirigenti pubblici, coinvolgendo persino il procuratore regionale della sezione giurisdizionale del Lazio Pio Silvestri.

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I timori degli inquirenti

Quando sono iniziate le chiamate tra colleghi per verificare l’autenticità dei messaggi, sono sorti i primi sospetti sulle chat, ma era già troppo tardi per fare qualcosa. Così la Corte dei Conti ha denunciato alla Polizia postale l’accaduto, su cui adesso indaga la procura di piazzale Clodio.

La situazione, dopo una bonifica dei cellulari dei magistrati, è tornata sotto controllo. Tra le ipotesi al vaglio c’è anche quella di un classico tentativo di phishing a pioggia, che solo per caso ha raggiunto la magistratura contabile.

Il problema di sicurezza, però, resta: soprattutto tra i giudici abituati a utilizzare WhatsApp per scambiarsi documenti in modo più rapido rispetto alle mail, c’è il timore che qualche atto riservato possa essere finito in mani poco raccomandabili. Un’eventualità che comunque soltanto chi utilizza sistematicamente la Pec, può escludere. “Non invio mai niente in chat. Ma non posso certo assicurare lo stesso per tutti i miei colleghi”, ha dichiarato uno dei consiglieri contabili attaccati.

@RIPRODUZIONE RISERVATA

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