L'INTERVENTO

Cybersecurity, Mulè: “Alle imprese servono mura solide”

Il sottosegretario delinea la strategia del ministero: “Il 99% delle intrusioni fermato dai firewall”. E sull’Agenzia per la cybersicurezza: “Strumento chiave, ora puntare sulle competenze”

Pubblicato il 17 Giu 2022

“Oggi, quotidianamente soltanto al Ministero della Difesa giungono circa 150.000 attacchi da parte di hacker che cercano di penetrare i nostri sistemi. Di questi soltanto 20-40 necessitano un intervento dedicato dei nostri esperti, il che significa che il nostro sistema ha solide mura laddove il 99,9% di questi attacchi viene respinto direttamente dai firewall”. Lo ha detto il sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè,  intervenuto al convegno “Cyber-risk & Pmi, come sfuggire alla morsa”.

“Quante imprese in Italia possono dire lo stesso? Quante di queste imprese hanno un responsabile della cybersicurezza dedicato?”  si interroga Mulè.

“Il tema della sicurezza informatica non è legato, come si potrebbe immaginare, alla situazione attuale laddove dal fronte russo-ucraino arrivano attacchi diretti alle nostre Istituzioni e alle nostre aziende – ha spiegato –  bensì è un tema centrale per tutto il nostro sistema-Paese, dal quale dipende non solo la sicurezza, ma la continuità e la stabilità delle nostre imprese”.

Il ruolo di Acn

“Con l’Agenzia Nazionale sulla Cybersicurezza l’Italia si è dotata di uno strumento efficace e agevolmente implementabile – ha rimarcato – Ora l’urgenza è quella  formare le professionalità con le necessarie competenze, oltre il perimetro di sicurezza nazionale  ma abbracci tutte le imprese, soprattutto – le Pmi che debbono necessariamente proteggere i loro sistemi”.

“E questa condizione oggi  è talmente critica – ha continuato Mulè –  che da parte mia, dell’Istituzione che rappresento, del Governo e di tutte le forze politiche responsabili, assorbe impegno ed attenzione quasi alla stregua un’ossessione: quella cioè  di non farsi trovare impreparati ad essere veramente resilienti rispetto a questa realtà”.

Il nodo della certificazione in cybersicrezza

“Da qui al 2026 negli Stati Uniti il Dipartimento della Difesa, non accetterà più nessun tipo di fornitura che non sia certificata attraverso cinque livelli di certificazione tutti legati alla cybersecurity – ha spiegaMulè – In Italia e in Europa e nella Nato ci arriveremo presto. E’ un percorso da fare assieme in cui non c’è un soggetto sovraordinato rispetto all’altro. Il passo culturale da fare è quello di superare le barriere, insieme e facendo sistema, nella consapevolezza che una falla non fa danno alla singola impresa, ma è un potenziale rischio per il sistema e per la collettività”.

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