IL PROVVEDIMENTO

Dl Cybersicurezza, via libera della Camera. Ora la palla al Senato

L’Aula di Montecitorio approva il decreto con 388 sì. In capo al premier la nomina e la revoca dei vertici della nuova Agenzia che predisporrà la strategia nazionale. Palazzo Madama deve approvare il testo entro il 13 agosto

Pubblicato il 28 Lug 2021

Cybersecurity: mano con lucchetto digitale

Via libera di Montecitorio al Dl Cybesecurity.  L’Aula della Camera ha approvato con 388 sì e un solo voto contrario (35 gli astenuti) il Dl cybersicurezza. Il provvedimento definisce, in particolare, l’architettura nazionale di cybersicurezza e istituisce l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, modificando, tra l’altro, il decreto legge del 2019 con il quale era stato introdotto il perimetro di sicurezza nazionale cibernetica. Tra i voti favorevoli figurano anche quelli della componente del gruppo misto Alternativa c’è. Fdi ha aveva annunciato l’astensione. Il testo passa ora all’esame del Senato per essere convertito in legge entro il 13 agosto.

La sicurezza cibernetica costituisce, viene evidenziato nel dossier parlamentare dedicato al provvedimento, uno degli interventi previsti dal Pnrr (la cybersecurity, viene ricordato, è  uno dei 7 investimenti della digitalizzazione della PA). E all’investimento mirato alla creazione ed al rafforzamento delle infrastrutture legate alla protezione cibernetica del Paese sono destinati circa 620 milioni di euro.

La disciplina licenziata in prima lettura da Montecitorio con correzioni definisce, in particolare, il sistema nazionale di sicurezza cibernetica cha ha al suo vertice il presidente del Consiglio dei ministri cui è attribuita l’alta direzione e la responsabilità generale delle “politiche di cybersicurezza”.

Sarà pertanto il presidente del Consiglio a nominare e revocare il direttore generale e il vice direttore generale della nuova Agenzia per la cybersicurezza nazionale. Nomine delle quali dovranno essere preventivamente informati il Copasir e le competenti
Commissioni parlamentari.

Il Dl istituisce anche il Comitato interministeriale per la cybersicurezza, con funzioni di consulenza, proposta e vigilanza sulle politiche del settore. L’Agenzia per la cybersicurezza predispone la strategia nazionale di cibersicurezza assumendo compiti, si legge nel dossier messo a punto dai tecnici di Camera e Senato, finora attribuiti a diversi soggetti, quali il ministero dello Sviluppo economico, la presidenza del Consiglio, il dipartimento delle informazioni e della sicurezza, l’Agenzia per l’Italia digitale. Il nuovo organismo viene chiamato a promuovere iniziative per lo sviluppo di competenze e capacità.

Presso l’Agenzia sono inoltre trasferiti il Csirt italiano (il Computer security incident response team) e il Centro di valutazione e certificazione nazionale (Cvcn).

I commenti politici

Per il sottosegretario alla Difesa, Giorgio Mulè l’approvazione del provvedimento “è un atto fondamentale per rendere l’Italia un Paese autonomo e sovrano da un punto di vista tecnologico e informatico, in grado di rispondere tempestivamente ad attacchi cyber sempre più frequenti e pericolosi per la sicurezza nazionale.

“Un risultato raggiunto con il lavoro di tutte le istituzioni coinvolte, tra cui il
ministero della Difesa che avrà specifiche competenze in ambito di ricerca militare, raccordo con autorità sovranazionali come la Nato, formazione e futura costituzione della Cyber Defence Academy – evidenzia – Abbiamo posto un’altra pietra nella costruzione dell’architettura nazionale di difesa e sicurezza cibernetica”.

“L’istituzione di un’agenzia nazionale per la cybersicurezza è anche una vittoria di Fratelli d’Italia. Già nel settembre del 2020 con un ordine del giorno a nostra firma, il Parlamento vide accolta la richiesta dell’istituzione dell’agenzia – dice Federico Mollicone, deputato Fdi e responsabile Innovazione – Purtroppo l’Italia è in ritardo rispetto ad altri Paesi europei, come la Germania che l’ha costituita nel 1991, o come la Francia che l’ha costituita nel 2006. L’agenzia serve a intervenire su atti ostili da parte di Stati o singoli con crimini informatici o violazioni (246 attacchi solo nell’ultimo anno). Grazie a Fratelli d’Italia è stato migliorato il testo in alcuni aspetti. In particolare: il partenariato pubblico-privato, perché in questo settore la collaborazione tra il pubblico e il privato, piccolo, grande o medio, è importante; la creazione di una zona economica speciale basata su categorie e non su aree geografiche e questo sono emendamenti trasformati in ordine del giorno e accolti dal governo; infine, importante e qualificante, l’inserimento dell’istituto nazionale di crittografia, che è sotto il Ministero dello Sviluppo Economico ma attiene alla sicurezza nazionale ed è un’eccellenza italiana. Questo dimostra che Fratelli d’Italia su temi strategici di interesse nazionale, come la sovranità digitale, come l’agenzia cibernetica di sicurezza, c’è ed è un’opposizione nazionalista e propositiva”.

“L’Agenzia nazionale per la cybersicurezza dovrà contribuire fattivamente alla sicurezza cybernetica del nostro Paese, dei nostri concittadini e delle nostre aziende. Il Governo ha recepito le nostre proposte e l’esame in commissione, con il contributo di tutte le forze politiche, è servito a migliorare ulteriormente il provvedimento – dice Roberto Rosso, deputato di Forza Italia e vicepresidente del gruppo Forza Italia alla Camera, intervenendo in Aula –  Il gruppo di Forza Italia ribadisce quindi il voto favorevole al decreto legge in materia di cybersicurezza, che istituisce l’agenzia nazionale”.

“In particolare, sono state approvate tre nostre proposte emendative su tre aspetti specifici della futura attività dell’agenzia che mirano a valorizzare le competenze e le
esperienze già presenti al Ministero della Difesa in materia di formazione, ricerca, soprattutto in ambito militare, e in materia di partecipazione a progetti internazionali riguardanti la Nato e l’Agenzia Europea per la Difesa. Molto positivo che alcune delle modifiche approvate abbiano previsto un opportuno e maggiore coinvolgimento parlamentare. Altro aspetto importante di questo decreto è che costituisce un ulteriore tassello nell’attuazione del Pnrr, infatti la Cybersecurity è uno dei 7 investimenti della Digitalizzazione della pubblica amministrazione. In primo piano c’è certamente la difesa nazionale, anche sotto il profilo strettamente bellico, ma la sicurezza cibernetica pervade e influenza anche lo sviluppo economico, la privacy di milioni di persone, la sanità, la mobilità e molto altro ancora. Non dimentichiamo che la sicurezza cibernetica costituisce un tema strategico per la vita di un Paese moderno che riguarda il nostro futuro”, conclude Rosso.

Per Raffaella Paita, deputata Iv, “il tema della Cybersicurezza è una delle
sfide più grandi che devono affrontare le società del mondo”. “Il sistema informatico – spiega – comprende tutte le realtà informatiche di quel Paese, sia quelle pubbliche che quelle private. Pensiamo all’enorme delicatezza di settori nevralgici come la sanità o il comparto dell’approvigionamento dell’acqua o della gestione dei rifiuti. Le nostre città sono a rischio nel loro funzionamento quotidiano e i dati sensibili in campo sanitario. E qui sta il tema che stiamo affrontando oggi: far crescere una radicata e consapevole cultura della cybersicurezza, che deve essere diffusa sia tra le pubbliche amministrazioni, sia in un tessuto economico privato come quello italiano, caratterizzato dalla presenza di un numero elevatissimo di piccole e medie imprese”.

“Si tratta di aziende che, per natura e dimensioni, incontrano difficoltà nell’agganciare i temi della transizione digitale e l’indispensabile tema della sicurezza ad essa collegato. Da analisi recenti la situazione delle Pmi italiane è complicata. Sono ancora troppo pochi gli investimenti in sicurezza informatica e inadeguate le competenze interne utilizzate per il rafforzamento del sistema. L’inadeguatezza del nostro sistema rende necessario un intervento sul cloud e forti investimenti, previsti peraltro nel Pnrr voluto dal governo Draghi, anche considerato che il nanismo economico di molte imprese non li consentono. Da qui l’esigenza di una regia nazionale. E’ una grande rivoluzione a cui lo Stato deve far corrispondere una lungimirante visione e programmazione. La considero la sfida dei riformisti. Oggi stiamo facendo un passo in avanti in questa direzione e, se è vero che abbiamo accumulato ritardo, è vero anche che la compattezza delle forze politiche, la leale collaborazione delle opposizioni, la guida salda del Governo ci fanno ben sperare per il futuro del Paese”.

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