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Hackerare gli iPhone? Adesso si può

L’israeliana Cellebrite mette a disposizione delle forze dell’ordine il sistema per sbloccare gli smartphone di Apple, anche quelli di ultima generazione, e Android. E lo annuncia con un tweet

Pubblicato il 17 Giu 2019

A. S.

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Cellebrite è un’azienda israeliana che si è guadagnata la ribalta affermandosi come specialista nel decriptare contenuti protetti, mettendoli a disposizione delle forze dell’ordine. E che ora ha annunciato di essere riuscita a scardinare anche le difese degli iPhone, compresi quelli sui quali gira l’ultimo sistema operativo di Apple.

Di questa società si iniziò a parlare dopo la strage di San Bernardino, in California, perché da più parte sugli organi di stampa si disse che l’Fbi si sarebbe rivolta ai suoi servigi per sbloccare lo smartphone di Syed Farook, accusato di essere uno dei due attentatori.

Dopo quel momento di gloria internazionale la società israeliana ora ha iniziato a farsi pubblicità su Twitter annunciando di essere in possesso di “una soluzione per sbloccare ed estrarre prove cruciali da tutti i dispositivi iOS e Android“, l’Universal Forensic Extraction Device (Ufed).

La novità, secondo quanto anticipa il blog specializzarto 9tomac, sta nel fatto che anche per risolvere i casi più complicati basterà utilizzare il software senza dover per forza portare il telefono nella sede della società. Lo si desume chiaramente dalla pagina web di Ufed premium, in cui si legge che questa soluzione può “sbloccare ed estrarre informazioni da tutti i device mobili, iOs e Android”.

“Questa novità metterà gli investigatori nelle condizioni di avere accesso ai modelli più nuovi e più aggiornati con cui non avevano finora ottenuto risultati”, dice a Wired Sarah Edwards, ricercatrice forense del Sans Institute. “Era soltanto una questione di tempo”, aggiunge Dan Guido, di Trail of Bits, società specializzata in sicurezza informatica, mentre Matthew Hickey, fondatore di Hacker House, spiega che questa nuova tecnologia sarà utile a Cellebrite per “riprendersi” una parte dei clienti che erano migrati ad altre tecnologie come GrayKey.

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