LA CLASSIFICA

Malware, l’Italia è il terzo Paese più colpito al mondo

Secondo le rilevazioni di Trend Micro peggio di noi solo Usa e Giappone. Le aziende nel mirino del codice maligno Downad. Consumatori bersagliati da Coinminer, che sfrutta le risorse computazioni per produrre criptovaluta

Pubblicato il 31 Mag 2021

Patrizia Licata

Malware Trend Micro

È ancora allarme malware in Italia: ad aprile del 2021 il nostro Paese a è il terzo al mondo tra i più colpiti dai software malevoli. La conferma arriva dal report di Trend Micro Research, divisione di Trend Micro.

A gennaio l’Italia era il quinto Paese più preso di mira dal malware, a febbraio e marzo il quarto, mentre ad aprile sale sul podio di questa classifica in negativo.

I malware che hanno colpito l’Italia ad aprile sono stati 4.908.522. La top five dei Paesi più attaccati è guidata da Stati Uniti (31.056.221) e Giappone (30.363.541). Dopo l’Italia in terza posizione, seguono India (4.411.584) e Australia (4.387.315).

I malware che più hanno preso di mira consumatori e imprese

La famiglia di malware più rilevata ad aprile in Italia, in generale e a livello business, è stata quella di Downad, mentre i consumatori sono stati colpiti maggiormente da Coinminer, famiglia di malware specializzata nel nascondersi all’interno del sistema per sfruttare le risorse computazionali e produrre criptovaluta

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I dati sono frutto delle analisi della Smart Protection Network, la rete di intelligence globale di Trend Micro che individua e analizza le minacce e aggiorna costantemente il database online relativo agli incidenti cybe, per bloccare gli attacchi in tempo reale. La Smart Protection Network è costituita da oltre 250 milioni di sensori e blocca una media di 65 miliardi di minacce all’anno.

Ad aprile 2021 la Smart Protection Network di Trend Micro ha gestito 435 miliardi di query e fermato 7,3 miliardi di minacce, di cui circa l’80% arrivava via e-mail.

La società della cybersecurity Trend Micro è specializzata in ricerca e sviluppo e lotta al cybercrime. La sua Zero day initiative (Zdi) ha scoperto il 60,5% delle vulnerabilità del 2020, secondo l’ultimo studio di Omdia, dal titolo “Quantifying the Public Vulnerability Market: 2021 Edition”. Il report ha ha coinvolto 11 aziende di security di livello mondiale.

La Zdi mantiene così la posizione di programma indipendente per la scoperta di vulnerabilità più grande al mondo per il tredicesimo anno di fila. La Zdi ha registrato il maggior numero di scoperte di vulnerabilità a tutti i livelli di gravità, con il 77% delle divulgazioni di livello critico o di alta gravità.

Digital economy, occhio alla cybersicurezza

Le più recenti ricerche di Trend Micro hanno messo in evidenza le vulnerabilità di Industria 4.0, auto connessa e smart working.

In particolare, per quanto riguarda Industria 4.0 e smart factory dalle minacce, a livello globale, il 61% delle aziende manifatturiere ha subito un attacco informatico e fatica a implementare la tecnologia necessaria a gestire in maniera efficace i rischi cyber. Inoltre, il 75% delle aziende che ha subito un attacco ha dovuto affrontare un blocco della produzione e per il 43% questa interruzione è durata più di quattro giorni.

Trend Micro ha anche sottolineato a inizio anno che il 2021 sarà probabilmente caratterizzato da una nuova ondata di attacchi contro i software per lo smart working e i sistemi cloud. Le reti domestiche, in particolare, verranno utilizzate dai cybercriminali come testa di ponte per compromettere le infrastrutture aziendali e IoT: le postazioni di home office saranno i “nuovi hub criminali”.

Strategie proattive, soluzioni e software di cybersicurezza e comportamenti consapevoli restano l’unica risposta possibile all’aumento delle minacce che si accompagnano alla digitalizzazione dell’economia e della società.

@RIPRODUZIONE RISERVATA

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