DIRITTI UMANI

Spyware e tecnologie di sorveglianza, l’Onu: “Stop alla vendita, servono regole”

Dopo il caso Pegagus, un gruppo di esperti delle Nazioni Unite chiede agli Stati una moratoria per sviluppare un quadro regolario votato a prevenire le gravi violazioni delle libertà fondamentali

Pubblicato il 12 Ago 2021

Patrizia Licata

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Un gruppo di esperti dell’Onu ha chiesto una moratoria globale sulla vendita di tutti i software-spia “potenzialmente letali” finché non avranno creato robuste regole per garantire che gli spyware siano usati senza violare i diritti umani.

Il gruppo, formato da esperti incaricati dallo Human rights council dell’Onu per studiare temi legati ai diritti umani, lancia il suo appello dopo il cosiddetto caso Pegasus”, il software-spia prodotto dalla società israeliana Nso group per le forze di intelligence e venduto a diversi Paesi, inclusi alcuni regimi autoritari. Il software, secondo quanto portato alla luce da Forbidden stories e Amnesty international, sarebbe stato utilizzato da alcuni governi per spiare giornalisti, attivisti per i diritti umani, dissidenti politici, manager e capi politici in tutto il mondo. Nso ha sempre negato ogni coinvolgimento in utilizzi illeciti dei propri prodotti.

Il commercio di spyware deve rispettare i diritti umani

In base alle fonti di Forbidden stories ci sarebbe una lista di oltre 50mila numeri di telefono – risalenti al 2016 – presi di mira da paesi conosciuti per la sorveglianza dei loro cittadini. Il materiale raccolto dall’Ong è al centro di un’inchiesta giornalistica condotta da varie testate internazionali.

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È estremamente pericoloso e irresponsabile permettere che la tecnologia di sorveglianza e il mondo del commercio operino come se non dovessero essere soggette al rispetto dei diritti umani“, hanno detto gli esperti Onu. “Siamo molto preoccupati dal fatto che strumenti intrusivi altamente sofisticati siano usati per controllare, intimidire e mettere a tacere attivisti dei diritti umani, giornalisti e dissidenti. Tali pratiche violano i diritti alla libertà di espressione, alla privacy e alla libertà, mettono potenzialmente a rischio la vita di centinaia di persone, rappresentano un pericolo per la libertà dei media e minacciano la democrazia, la pace, la sicurezza e la cooperazione internazionale”.

Moratoria in attesa di una regulation internazionale

Già due anni fa l’allora Special rapporteur on freedom of opinion and expression dell’Onu aveva pubblicato uno studio sul pericoloso impatto degli spyware sui diritti umani e aveva raccomandato una moratoria sulla vendita e il trasferimenti di questi software finché non fossero state adottate regole internazionali per proteggere i diritti umani pur nell’impiego di questi prodotti. La comunità internazionale non si era tuttavia mossa.

Alla luce del caso Pegasus gli esperti Onu tornano a insistere sulla necessità di regolare i software-spia in modo da evitare gli abusi che mettono a rischio la libertà e la sicurezza delle persone. Il gruppo si è già messo in contatto con il governo di Israele e l’azienda Nso.

“Data la palese mancanza di rispetto per i diritti umani mostrata da tale massiccia sorveglianza, per avere credibilità sulle sue affermazioni di non collusione l’Nso deve rendere noto se ha mai condotto alcuna due diligence sui diritti umani in linea con i principi Onu (Un Guiding principles on business and human rights) e pubblicare gli esiti di eventuali indagini interne su questo tema”.

Il gruppo ha anche chiesto a Israele di rendere noto quali misure ha preso per vagliare le esportazioni di Nso alla luce dei propri obblighi sui diritti umani”, affermano ancora gli esperti Onu. “Chiediamo con forza alla comunità internazionale di sviluppare un robusto quadro regolario per prevenire, mitigare e affrontare gli impatti negativi sui diritti umani della tecnologia di sorveglianza. In attesa di tale regulation chiediamo di adottare una moratoria sulla sua vendita e esportazione”.

L’Ue: “Spionaggio con Pegasus, se confermato sarebbe inaccettabile”

Il dossier Pegagus è anche al vaglio della Commissione Ue. “Il commissario Breton chiederà ai servizi della dg Connect di lavorare” sulla vicenda dello spionaggio dei giornalisti col software Pegasus, ha annunciato il commissario alla Giustizia Ue, Didier Reynders, all’indomani della diffusione delle notizie raccolte da Forbidden stories e Amnesty international.

“Stiamo iniziando a raccogliere informazioni per capire quale sia il possibile utilizzo dell’applicazione – ha detto -. Ma useremo più fonti, da quelle giudiziarie alle autorità sulla protezione dei dati, per verificare la solidità dell’informazione. Se vera, sarebbe inaccettabile“.

“Nel caso dovessimo riscontrare che non possiamo affrontare la questione a livello europeo, perché si tratta di una questione di sicurezza nazionale, per quanto inaccettabile, affronteremo questa questione nella nostra raccomandazione” sulla libertà di stampa, ha affermato la vicepresidente della Commissione europea, Vera Jurova.

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