Il primo pensiero è di una rete 5G con prestazioni non disruptive, ma in verità quella attuale presente in Italia e in altri Paesi è semplicemente una istantanea di una tecnologia in movimento.
A pieno regime si potrà parlare di una vera e propria infrastruttura mobile di quinta generazione. Oggi, però, siamo ancora nella fase della 5G Non-Standalone (Nsa), che potremmo tradurre più semplicemente come “non autonoma”.
Attualmente la rete 5G si appoggia alla rete sottostante 4G sia per gestire la connessione radio che per la commutazione dei servizi (core network). Un terminale 5G Nsa deve essere sempre e comunque collegato alla rete 4G, anche quando sta scambiando dati attraverso la rete 5G. In pratica una connessione 4G può rimanere in piedi da sola mentre la 5G NSA no: pertanto in assenza del 4G non ci può essere nemmeno il 5G.
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5G standalone, cos’è e quali sono i vantaggi
L’architettura 5G Standalone prevede invece che la rete 5G sia in tutto e per tutto autonoma ovvero che ci sia un terminale 5G connesso ad una rete radio 5G, a sua volta collegata ad una core network 5G senza altri intermediari. In pratica con la standalone esiste solo il 5G mentre le tecnologie precedenti non vengono interessate dalla connessione a meno che la copertura 5G sia assente: in quel caso, queste, possono essere usate come “ripiego” per garantire il servizio.
I benefici del 5G standalone
I migliori benefici si avranno nella possibilità di accesso e connettività alle reti, riduzione della latenza, incremento della copertura, sicurezza e anche riduzione dei consumi delle batterie degli smartphone. Questo consentirà di mettere a regime tutto ciò che è stato sperimentato in questi anni: dalla medicina a distanza, alla agricoltura computerizzata fino alle fabbriche wireless. E ovviamente la possibilità di raggiungere prestazioni in download e upload superiori, e una velocità di picco più immediata.
Cloud nativo e slicing
La 5G Core è l’elemento chiave della rete 5G standalone, è realizzata interamente in architettura a servizio (SBA), con software cloud nativo. Questo garantisce la flessibilità ideale per gestire in modo molto più preciso e potente lo slicing, la realizzazione di reti virtuali all’interno delle reti reali.
Le cosiddette “network slice” permetteranno agli operatori di dedicare parte delle loro reti a specifici servizi garantendone qualità e performance. I servizi che transiteranno in una slice dedicata risulteranno isolati da quelli di altre slice, migliorando la sicurezza (i servizi non interferiranno fra loro) e garantendo la qualità grazie a una capacità garantita.
Verso il 5G standalone, quali passi?
Il tema centrale per la transizione è legato alla copertura. Il primo passo dovrà essere quello di implementare le frequenze del 5G ovunque si intendano lanciare nuovi servizi basati su standalone, che siano aree localizzate o limitate per reti private, oppure su larga scala.
La transizione verso la 5G SA è iniziata da poco tempo, i fornitori stanno mettendo in gioco diverse tecnologie per affrontare questa fase nella modalità più flessibile. La 5G Ran di Ericsson, ad esempio, è in grado di supportare NSA e SA simultaneamente, nelle stesse stazioni radio, e l’upgrade di una rete 5G da NSA a SA può essere fatto da remoto, mediante un semplice aggiornamento software.
I progetti in campo
Come rileva il Mobility report di Ericsson, nel secondo trimestre 2022 gli abbonamenti 5G hanno registrato una crescita di 70 milioni, toccando quota 690 milioni in tutto il mondo mentre a a livello globale sono 224 gli operatori che forniscono servizi 5G e almeno 35 quelli che hanno implementato reti 5G standalone (SA) (dato aggiornato a Settembre 2022).
I primi ad accelerare i tempi per migrare ad una architettura 5G SA sono i servizi Fwa. Gli operatori mobili invece saranno stimolati a fornire servizi su reti 5G SA soprattutto in ambito business e industriale. Quando la copertura 5G sarà sufficientemente capillare, che sia per aree geografiche, come le città, oppure sull’intero territorio nazionale, il 5G SA verrà anche utilizzato per il mobile broadband.
In Italia sono Linkem e WindTre ad aver spinto sull’acceleratore del 5G standalone.
Linkem ha lanciato il servizio commerciale 5G standalone basato su tecnologia Ericsson un anno fa. La collaborazione con la multinazionale svedese ha consentito all’operatore di potenziare la propria infrastruttura dopo il lancio del primo servizio 5G Fwa fino a 1 giga su frequenze 26 GHz. WindTre ha scelto Ericsson per implementare la Core 5G Standalone cloud-native dual-mode. L’accordo consentirà all’operatore di sviluppare una piattaforma in grado di offrire nuovi servizi ai consumatori e dare vita a use case avanzati, con modelli di business innovativi.
L’accordo pluriennale vedrà WindTre portare i suoi servizi 4G, 5G Non-standalone e 5G Standalone in una Core 5G dual-mode che combina le funzioni di rete Evolved Packet Core e 5G Core in una piattaforma comune di tipo cloud-native. La nuova infrastruttura garantisce un Total Cost of Ownership efficiente e una migrazione controllata al 5G, che sarà ospitata da un’infrastruttura cloud full stack di Ericsson.
L’intesa comprende anche il supporto end-to-end, che include i servizi di orchestrazione e automazione come base per l’introduzione di soluzioni di network slicing e di comunicazioni ultra-affidabili e a bassa latenza . L’integrazione con i sistemi Oss e Bss di WindTre, compresi i sistemi di provisioning, mediazione e tariffazione di Ericsson, consentirà il lancio e la monetizzazione di nuovi servizi abilitati dal 5G, aperti anche a partner esterni, in modo più rapido ed efficiente.
Ericsson oggi è fornitore di circa 133 reti 5G in 59 Paesi, di cui 18 sono realizzate già in architettura 5G Standalone.