LO STUDIO

5G, tre gli scogli per le aziende: costi, skill e sicurezza

L’indagine di Osborne-Clarke: tra le imprese è alta la consapevolezza dell’importanza della connettività di prossima generazione, ma 4 su dieci sono frenate da impreparazione o timori. Gianluigi Marino: “Solo chi si attrezza oggi riuscirà a essere competitivo”

Pubblicato il 09 Nov 2018

A. S.

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In cima alle preoccupazioni che frenano le aziende ad abbracciare il 5G ci sono tre fattori: il timore di dover affrontare costi troppo onerosi, il dubbio di non avere in casa competenze adeguate e la preoccupazione per la sicurezza degli asset e delle informazioni. Nonostante questo in Italia la consapevolezza dell’importanza dell’adozione della connettività di prossima generazione è generalmente alta. E’ quanto emerge da una recente indagine realizzata in 11 Paesi dallo studio legale Osborne Clarke, secondo cui le realtà più all’avanguardia in questo senso sono per il momento Germania e Olanda.

Su scala globale l’87% delle aziende ritiene che una maggiore connettività sarà strategicamente importante per la gestione della propria attività entro il 2023, mentre il 69% ritiene che la connettività di prossima generazione avrà un grandissimo impatto positivo sulla loro capacità di offrire servizi e supporto ai clienti. Il 67% delle aziende crede inoltre che una maggiore connettività avrà un impatto positivo sulla gestione della supply chain e il 64% afferma che migliorerà la produttività dei dipendenti.

“A pochi giorni di distanza dalla chiusura dell’asta per le frequenze 5G – spiega Gianluigi Marino, partner di Osborne Clarke – questa indagine evidenzia come le aziende italiane siano tra le più consapevoli di quanto sia strategicamente importante il passaggio alla connettività di nuova generazione e di come siano ottimiste in merito alle potenzialità che questa offre. Questa ulteriore accelerazione tecnologica porterà alla creazione di nuovi modelli di business in molti settori. Solo chi sta già pensando oggi a come sfruttare queste opportunità riuscirà a essere competitivo nei prossimi anni”.

“C’è molto ottimismo a livello globale in merito all’adozione degli strumenti di connettività di nuova generazione – aggiunge Jon Fell, partner di Osborne Clarke – ed è giusto sia così. Grazie alla maggiore velocità e potenza, unita alla minore inattività, le società possono trasformare il modo in cui fanno affari e implementare le nuove applicazioni, che siano la tecnologia di guida di auto senza conducente, chirurgia da remoto, utilizzo sofisticato dei droni o la costruzione di smart cities”.

Il 42% del campione ha risposto che le skill rappresentano una barriera significativa, ma nei Paesi Bassi il 44% che afferma che la propria azienda ha ingaggiato nuovi talenti in vista dell’adozione della connettività di nuova generazione, percentuale molto più alta rispetto alla media globale che si attesta sul 26%.

Quanto ai costi, il 44% degli intervistati li cita come l’ostacolo più importante, prima acora delle competenze, che sono in seconda posizione, e delle preoccupazioni sula sicurezza, che occupano la terza.

“Esiste, ovviamente, il rischio che una maggiore connettività porti a maggiori opportunità per i cyber-criminali di accedere alla rete e ai dati di un’azienda – prosegue Fell – Tuttavia, non dovremmo lasciare che queste paure ne ostacolino l’adozione. Le aziende, invece, devono prendere le misure necessarie per prepararsi, in modo da rispondere alle minacce molto più rapidamente in questa nuova era della connettività. Per trarre vantaggio dalle enormi opportunità offerte dalla connettività superveloce, sempre attiva e presente, saranno sicuramente necessari investimenti, nuove partnership e approcci legati alla sicurezza e alla protezione dei dati, ma ne varrà la pena”.

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