COPYRIGHT

60 milioni di dollari, ecco quanto Google investe contro la pirateria

Google replica alle accuse dei discografici: “Abbiamo generato 2 miliardi di dollari a favore dei detentori di copyright”. Enzo Mazza (Fimi): “Non basta. Si continuano a indirizzare utenti verso musica senza licenza su ampia scala”

Pubblicato il 13 Lug 2016

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Google intensifica la sua lotta contro la pirateria online. Solo la piattaforma di condivisione video di YouTube ha generato ad oggi due miliardi di dollari per i detentori di diritti d’autore e gli investimenti della compagnia per sviluppare tecnologie ad hoc ammontano a 60 milioni di dollari. I dati emergono dal rapporto How Google Fights Piracy che spiega politiche, tecnologie e risultati di Big G per combattere la pirateria su internet.

I due miliardi per i detentori di copyright da YouTube, spiega Google, arrivano dalla monetizzazione dei contenuti generati dagli utenti attraverso “Content ID”, un sistema sviluppato per consentire ai titolari di copyright di identificare e gestire facilmente i diritti d’autore sui propri contenuti. Oggi, spiega la compagnia, oltre il 98% della gestione del copyright su YouTube avviene attraverso questo strumento, mentre solo il 2% viene gestito con richieste di rimozione per violazione del diritto d’autore. Il 90% delle rivendicazioni effettuate con Content ID genera denaro.

Google inoltre spinge sulle sue alternative alla pirateria: Google Play, il negozio digitale da cui acquistare anche musica e film, ha pagato più di 7 miliardi di dollari agli sviluppatori. Sullo stesso fronte si battono pure il motore di ricerca di Big G, che nei suoi risultati include “per la stragrande maggioranza” link a siti legali, e la piattaforma pubblicitaria AdSense, che ha bloccato dal 2012 oltre 91mila siti per la violazione delle norme sul diritto d’autore.

Google ha la capacità e le risorse per fare molto di più per contrastare l’incredibile quantità di musica non autorizzata che è stata caricata ed è disponibile su Youtube – commenta il presidente della Fimi, Enzo Mazza – L’esperienza delle case ed etichette discografiche dimostra che il Content ID creato da Google si è dimostrato inefficiente al fine di prevenire la diffusione su Youtube di contenuti in violazione dei diritti. Editori e discografici stimano che il Content ID fallisce nell’identificazione delle registrazioni tra il 20% e il 40% delle volte”.

“Il motore di ricerca di Google continua ad indirizzare utenti online verso contenuti musicali senza licenza su ampia scala – conclude Mazza -. Ben oltre 300 milioni di notifiche di delisting sono state mandate dai gruppi nazionali antipirateria nel mondo di IFPI a Google. Nonostante ciò, la quota di traffico verso siti in violazione da Google attualmente è più alta rispetto a prima che fosse modificato l’algoritmo di ricerca con l’apparente obiettivo di contrastare la pirateria”.

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