LA SVOLTA

Addio a Explorer, Microsoft “dismette” lo storico browser

Cessa il supporto tecnico al software che ha portato Internet sui desktop di centinaia di milioni di utenti. In 27 anni di “carriera” – la prima versione fu lanciata nel 1995 – il programma ha contribuito a cambiare il rapporto col web, ma ha anche generato critiche e non sono mancate le battaglie legali

Pubblicato il 15 Giu 2022

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Dopo 27 anni di onorata (e criticata) carriera, Internet Explorer verrà finalmente dismesso. A partire da oggi, infatti, Microsoft non supporterà più il browser, tenendo fede a una promessa fatta l’anno scorso. La società ha chiarito che era ora di andare avanti e quindi di puntare sul solo Edge. “Microsoft Edge non solo è un’esperienza di navigazione più veloce, più sicura e più moderna di Internet Explorer, ma è anche in grado di rispondere a una preoccupazione chiave: la compatibilità con siti Web e applicazioni precedenti e legacy”, aveva detto Sean Lyndersay, direttore generale di Microsoft Edge Enterprise, in un post sul blog che risale per l’appunto a maggio 2021.

La storia di Explorer in pillole

Su Twitter gli utenti americani hanno salutato Explorer con toni molto diversi: se alcuni lo hanno definito un “software poco e sicuro pieno di bug” altri l’hanno ricordato come il “browser migliore per l’installazione di altri browser”. Qualcuno ha sfoderato una serie di meme nostalgici degli anni ’90, mentre il Wall Street Journal ha citato un 22enne che si diceva triste per la dipartita del browser.

Nel bene e nel male, dopotutto, il software è una pietra miliare nella storia del Web. Microsoft ha rilasciato la prima versione di Internet Explorer nel 1995, l’era antidiluviana della navigazione dominata dal primo browser, Netscape Navigator. Il suo lancio ha segnato l’inizio della fine di quel pionieristico software: merito senz’altro della scelta di inserire di default Explore all’interno del sistema operativo Windows, che ha indotto molte persone ad adottarlo al posto di Navigator semplicemente in quanto impostazione predefinita.

Nel 1997, il Dipartimento di Giustizia aveva d’altra parte citato in giudizio Microsoft, con l’accusa di aver violato un precedente decreto richiedendo ai produttori di computer di utilizzare il proprio browser come condizione per l’utilizzo di Windows. Redmond ha dovuto anche battagliare con le autorità di regolamentazione europee, le quali hanno affermato che collegare Internet Explorer a Windows ha conferito al browser un vantaggio ingiusto rispetto a rivali come Firefox di Mozilla, Opera e Chrome di Google.

Molti utenti, nel frattempo, hanno cominciato a lamentarsi del fatto che Internet Explorer fosse lento, soggetto ad arresti anomali e vulnerabile agli hack, motivo per cui la quota di mercato del software, che all’inizio degli anni 2000 superava il 90%, ha iniziato a restringersi quando sono arrivate alternative giudicate più interessanti. Oggi, secondo la società di analisi Internet Statcounter, Chrome domina il mercato globale con una quota pari a circa il 65%, seguito da Safari di Apple con il 19%. L’erede di Explorer, Edge, è al palo, detenendo circa il 4% delle quote di mercato, poco sopra Mozilla Firefox.

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