LA RELAZIONE ANNUALE

Agcom, Lasorella: “Pronti a diventare Digital Services Coordinator”

Il presidente evidenzia la necessità di stimolare la collaborazione con le grandi piattaforme per per sviluppare un ecosistema trasparente e non discriminatorio. E candida l’Autorità ad interloquire con la Commissione Ue per l’applicazione coordinata, in ciascuno Stato membro, del Dma e del Dsa

Pubblicato il 29 Lug 2022

Giacomo Lasorella 3

Serve collaborazione con le grandi piattaforme per sviluppare un ecosistema digitale trasparente e non discriminatorio. È uno dei punti chiave delineati dal presidente di Agcom, Giacomo Lasorella, nel corso della presentazione della Relazione annuale al Parlamento.

“Agcom si troverà dinanzi a rilevanti compiti e responsabilità, che presupporranno una stretta interlocuzione con le piattaforme digitali – ha sottolineato Lasorella – Ritengo sia importate che tali compiti siano svolti, sia pure nel rispetto dei ruoli e delle competenze, in stretto raccordo con gli organi costituzionali e con le altre autorità indipendenti”.

“L’obiettivo comune – ha detto ancora – è quello di favorire lo sviluppo di un ecosistema digitale equo, trasparente e non discriminatorio, in cui siano rispettati i diritti di libertà, il pluralismo informativo, la piena concorrenza, la tutela di utenti, consumatori e aziende che operano nel web. In questa ottica Agcom è pronta ad accogliere, se il Parlamento e il Governo lo riterranno opportuno, la sfida di diventare Digital Services Coordinator, ovvero quel soggetto individuato tra le autorità nazionali competenti, cui viene affidato il compito di interloquire con la Commissione per l’applicazione coordinata delle norme del Digital Services Act in ciascuno Stato membro”.

Le mosse della Ue

“La nuova Commissione europea ha aperto una stagione di grande fermento e di grande innovazione normativa nel settore digitale, che ha nel Digital markets Act e nel Digital Services Act, di recente licenziati dalle istituzioni europee, i suoi pilastri fondamentali, ma che si compone di una serie di ulteriori interventi normativi in fieri, che l’Autorità monitora con grande attenzione – ha puntualizzato – In sostanza, la Commissione ha abbandonato la strada di una progressiva revisione dei plessi normativi settoriali (tradizionalmente disciplinati mediante direttiva) – ha sottolineato il presidente Agcom -, per intraprendere nuove iniziative legislative di portata più generale, tutte realizzate attraverso lo strumento del regolamento europeo, volte a creare una sorta di nuova lex informatica, non solo in relazione ai profili di mercato, ma anche in relazione alle tutele dei diritti fondamentali di cittadini ed utenti europei”.

“Il fatto che l’Europa abbia inteso dotarsi, opportunamente, di regole più aggiornate – ha proseguito Lasorella – non esime tuttavia dall’avere chiara consapevolezza che molto presto queste stesse regole dovranno misurarsi con scenari oggi solo appena prevedibili. Non solo. La consapevolezza è anche che quello sforzo normativo dovrà confrontarsi con uno sforzo almeno altrettanto pari di attuazione e di interpretazione”.

I ricavi delle Big tech

Il valore dei ricavi realizzati su scala mondiale dalle principali piattaforme continua a crescere. Nel 2021, i ricavi conseguiti da Alphabet, Amazon, Apple, Meta e Microsoft aumentano del 24%, superando i 1.100 miliardi di euro, più del doppio rispetto al 2017. “Inoltre – si legge nella Relazione – gli stessi operatori, consolidano le prime posizioni in tutti i settori di attività in cui sono presenti”.

Le piattaforme, in special modo quelle di maggiori dimensioni – sottolinea l’Authority – mostrano tuttora la tendenza ad attuare strategie di differenziazione orizzontale e/o di integrazione verticale, che si traducono nella proposizione, in forma aggregata, di un’offerta sempre più vasta di servizi differenti e, dunque, nella presenza in mercati distinti ma collegati, con basi di utenti che si sovrappongono. Ciò è in grado di generare un vantaggio competitivo, in termini di quantità e varietà di dati acquisiti sugli individui che fruiscono dei servizi, difficilmente replicabile dai propri concorrenti, tanto più che le piattaforme possono far leva sulle posizioni di preminenza detenute in un determinato ambito di mercato per imprimere una pressione concorrenziale in comparti contigui.

Il focus sulle Tlc

Dalla Relazione emerge che l’attenuarsi della pandemia, con i connessi effetti macroeconomici positivi (Pil nominale +7,2%, consumi delle famiglie + 7,1%) non ha fermato la progressiva erosione delle risorse del settore delle comunicazioni elettroniche, che registrano nel 2021, seppure in misura attenuata rispetto al 2020, una ulteriore flessione del 2,8% su base annua. In lieve flessione anche gli investimenti (-0,7%). Resta comunque elevato il dinamismo competitivo del settore “sia per effetto dei processi di consolidamento tra operatori di medie dimensioni (Qcom-Intred, Brennercom-Retelit, Linkem-Tiscali), sia in virtù dell’ingresso nella rete fissa di nuovi attori di rilevante peso economico quali PostePay, Iliad e Sky”, si legge.

Aumentano gli abbonati broadband su rete fissa di oltre 500mila unità (18,7 milioni a fine anno), con gli accessi che utilizzano le tecnologie vdsl, ftth e fwa cresciuti di oltre 1,9 milioni di unità (14,6 milioni di linee). Continua anche la crescita del traffico dati sia nella rete fissa (+19%) che in quella mobile (+30%). Nella telefonia mobile, sembra inoltre consolidarsi la propensione degli utenti ad adottare offerte low cost, il che favorisce in particolare la crescita della customer base degli operatori mobili virtuali, i cui ricavi sono aumentati in misura significativa.

Sul fronte mobile si evidenzia una forte concentrazione dal punto di vista concorrenziale. “Il mercato della telefonia mobile si conferma altamente concentrato dal punto di vista concorrenziale – si legge – Tre operatori, Tim, Vodafone e Wind Tre, con quote tra loro relativamente simili, intorno al 30%, rappresentano poco meno del 90% del mercato. Va tuttavia osservato come, nel corso del 2021, Vodafone e Wind Tre abbiano perso 2,2% punti percentuali in favore di Iliad e dei cosiddetti Mvno, gli operatori mobili virtuali, che registrano complessivamente un aumento del fatturato dell’8,3% rispetto al 2020”.

Nel mercato mobile, rileva ancora l’Autorità, si conferma il ricorso a soluzioni a elevato consumo di dati (+26,6% rispetto al 2020 con un traffico unitario medio di circa 12,5 GB gigabyte/mese per Sim) determinato dalla didattica e dal lavoro a distanza, dallo streaming video, e da un più intenso utilizzo di applicazioni di comunicazioni online in sostituzione dei servizi voce tradizionali, diminuiti rispetto al 2020 del 3,3%.

Continua, anche se in misura meno accentuata che in passato, la crescita delle Sim machine to machine che, a fine 2021, superano i 28 milioni di unità, con applicazioni concentrate principalmente nei settori della mobilità e delle utilities.

Il piano di Tim

“Nell’ultimo anno – ha spiegato Lasorella – l’Autorità ha svolto, nell’ambito delle proprie competenze, un ruolo proattivo e rilevante nell’attuazione del Pnrr”.

“A ciò si aggiunge – ha proseguito – una significativa produzione regolamentare e di vigilanza nei diversi ambiti delle comunicazioni elettroniche. Il procedimento più importate è stato quello relativo all’offerta di co-investimento presentata da Tim per la realizzazione di una nuova rete ad alta capacità”.

Riguardo al piano di coinvestimento nella rete in fibra presentato da Tim, la società ha successivamente “modificato unilateralmente la proposta di impegni di coinvestimento, rendendo necessario il ritiro dello schema di provvedimento trasmesso alla Commissione europea da parte dell’Autorità e l’avvio di nuovi approfondimenti istruttori, nonché di ulteriori interlocuzioni con tutti gli operatori interessati”.

“Una volta ricevuta l’offerta da Tim, l’Autorità – precisa – riavvierà tempestivamente l’iter del coinvestimento”. Tim aveva chiesto di alzare i prezzi proposti per i coinvestimenti alla luce dell’inflazione.

Tlc, il divario Nord-Sud

Nel mercato della rete fissa si conferma il trend di crescita del traffico dati, che registra un +15,9% rispetto al 2020 tuttavia permangono alcune differenze strutturali tra le diverse macroaree del Paese. Al Nord-Ovest e al Centro la diffusione degli accessi con velocita’ maggiori di 100 Mbit/s è superiore rispetto alla media nazionale, mentre al Sud e nelle Isole i valori sono decisamente inferiori.

Nel mercato della rete fissa l’aumento del traffico dati è accompagnato dalla progressiva diffusione di servizi e contenuti offerti dalle piattaforme online. Il trend in salita, spiega l’Agcom, è riconducibile alla crescita degli abbonamenti broadband e ultrabroadband, la cui consistenza media ha raggiunto lo scorso anno 18,7 milioni di unità (+3,0% rispetto al 2020) equivalenti a 31,7 linee ogni 100 abitanti. Tim, rileva l’Autorità, si conferma primo operatore nel mercato con una quota superiore al 50% (51,6%, in calo dell’1,5% rispetto al 2020) seguito da Fastweb con una quota di mercato pari al 17,9% (in crescita dell’1,1% rispetto al 2020). Piu’ in generale nel 2021 il settore delle comunicazioni elettroniche ha visto una riduzione, in termini di risorse complessive, dell’ordine del 2,8% (-4,8% nel 2020). Flessione dovuta principalmente al calo delle risorse della rete mobile il cui valore, oggi pari a 12,44 miliardi di euro, appare ridotto del 4,6%. I servizi di rete fissa, con un valore complessivo pari a 15,4 miliardi di euro, mostrano una riduzione pIù contenuta del -1,3%.

Il commento sul Desi

“I dati pubblicati ieri dalla commissione Europea riferiti all’indice di digitalizzazione dell’economia e della società (Desi) oltre a mostrare una grande accelerazione della digitalizzazione in Italia ci fanno balzare al 7° (l’Italia è salita di 16 posizioni ndr) posto per connettività tra i Paesi dell’Unione – dice Lasorella – Lo scorso anno eravamo al 23mo posto”.

Secondo quanto risulta a CorCom, la scalata dell’Italia nel ranking Ue è legata anche all’uso del 5G Dss da parte d WindTre che investito molto in questa tecnologia.

E-commerce, nel 2021 961 milioni di pacchi +12%

Nei servizi di consegna dei pacchi postali gli operatori presenti in Italia hanno consegnato, nel 2021, 961,3 milioni di pacchi, generando un fatturato di 6 miliardi di euro. La crescita dei valori risulta trainata dagli invii multipli non rientranti nel servizio universale, ascrivibili perlopiù ad acquisti di commercio elettronico (Business-to-Consumer).

“Con specifico riferimento al 2021, i volumi dei pacchi postali sono cresciuti del 12% rispetto all’anno precedente, mentre i servizi di corrispondenza sono rimasti stabili”, sottolinea l’Autorità. Il mercato postale, spiega Lasorella, si caratterizza per il “perdurante e accentuato calo dei servizi postali tradizionali, per effetto dei fenomeni di e-substitution, e l’aumento significativo del traffico dei pacchi, riconducibile al progressivo sviluppo del commercio elettronico”. Nell’arco temporale 2017-2021, rileva l’Agcom, i volumi dei servizi di consegna dei pacchi sono infatti quasi raddoppiati, mentre gli invii di corrispondenza si sono ridotti di quasi un terzo. “Il mercato postale – sottolinea Lasorella – continua a costituire un elemento chiave dell’economia e del commercio comunitario, essenziale per promuovere la coesione territoriale, sociale ed economica”.

Segnali di ripresa nel settore dei media

Nel settore dei media, il 2021 mostra, dopo i risultati fortemente negativi del 2020, segnali di ripresa. Si continua tuttavia ad assistere a un generalizzato calo dei ricavi che – nell’ultimo quinquennio – è stato superiore a un miliardo di euro, seppur in presenza di un rilevante incremento degli introiti per il segmento del video on demand”.

“Le mutate abitudini di consumo degli utenti – ha detto Lasorella – si riflettono sulle decisioni assunte dagli inserzionisti in favore delle piattaforme online e ciò si traduce in una flessione dei ricavi che colpisce sia la televisione, in particolare quella satellitare a pagamento, sia la carta stampata, ormai in crisi strutturale da oltre dieci anni”. “Nonostante l’evoluzione del settore – ha sottolineato ancora Lasorella -, l’incremento dei ricavi da pubblicità riconducibile a tutti i media è stato tale da compensare il calo registrato nel 2020 e, seppur con una riduzione di oltre 800 milioni rispetto al 2019, tale risalita si traduce in un aumento degli introiti totali di settore pari a 11,4 miliardi di euro (+2,5% nel 2021)”.

“E’ proprio la ripresa della raccolta pubblicitaria della tv in chiaro a segnare la risalita dei ricavi del comparto televisivo (+4,1%, stimati in 7,9 miliardi di euro) – ha proseguito il presidente Agcom – La riduzione delle entrate derivanti da abbonamenti su satellite e digitale terrestre ha coinciso con il rafforzamento delle quote di ricavi realizzati dalle piattaforme online attive nell’offerta di contenuti audiovisivi e la corrispondente riduzione del livello di concentrazione della tv a pagamento”.

“Nel settore radiofonico si è registrata, nell’ultimo anno, una crescita degli ascolti complessivi (pari al 2,3%), in controtendenza rispetto alla flessione registrata nel 2020 – ha detto ancora -. La riconquistata mobilità dopo la pandemia ha, infatti, ripristinato le abitudini di ascolto prevalentemente fuori casa (+10,2%) e i ricavi generati dall’attività radiofonica sono passati da 551 a 613 milioni di euro, con un incremento dell’11,4% rispetto all’anno precedente”.

“Anche l’editoria quotidiana ha goduto nel 2021 dell’incremento dei ricavi derivanti dalla raccolta pubblicitaria – ha rilevato il presidente Agcom – Il raffronto dei dati con il precedente esercizio fa segnare una significativa crescita (pari all’11,3%), pur tuttavia confermandosi l’andamento negativo della vendita delle copie cartacee (con una flessione, rispetto al 2020, dell’8,9%)”.

SCARICA QUI IL TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE ANNUALE AGCOM

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Federica Meta
Federica Meta

Giornalista professionista. Laureata in Scienze Politiche all’Università Sapienza di Roma, si è specializzata presso l’ateneo di Tor Vergata frequentando la Scuola Superiore di giornalismo. Ha iniziato la sua carriera nella agenzie di stampa occupandosi di cronaca locale per poi passare a collaborare con vari settimanali di approfondimento sui temi della Digital Transformation. Dal 2007 è redattrice presso CorCom, testata del Gruppo Digital 360, e si occupa di tematiche quali PA digitale, smart city, Industria 4.0, smart working

Articoli correlati

Articolo 1 di 5