L'EVENTO

Agenda digitale, a Modena riflettori sulla giga society e sul piano Bul

In occasione dell’evento After-Futuri Digitali si è fatto il punto su come si evolve la società digitale. Le reti ultraveloci non bastano, serve spingere sulla domanda di servizi innovativi e investire in competenze. L’esempio dell’Emilia Romagna

Pubblicato il 02 Ott 2017

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A che punto siamo con l’attuazione del Piano Nazionale Banda Ultra Larga? “Si è aperto in questi giorni il primo cantiere a Campli, in Abruzzo. E ne partiranno tanti altri altri nel mese di ottobre”. Il presidente di Infratel Maurizio Decina dal palco di After – Futuri Digitali, il Festival nazionale dedicato al digitale che si è tenuto il fine settimana scorso a Modena – ha dato concretezza e fatto il punto sull’agenda digitale italiana durante i lavori della Prima Conferenza Nazionale sullo stato di attuazione del piano nazionale, ospitata nella città emiliano-romagnola. Un evento tra i tanti di un Festival ricco di contenuti, ma anche di dimostrazioni in piazza per i cittadini sulle nuove opportunità offerte dalla tecnologia digitale: dalla realtà virtuale a quella aumentata, dalla robotica alla domotica.

Nel fine settimana si è quindi scattata una fotografia dello stato dell’arte della politica digitale a livello europeo, nazionale e locale con gli interventi di amministratori ed esperti che hanno presentato buone pratiche ed ostacoli della società del Megabit e acceso il faro sulla Giga Society grazie anche alla presenza di Anthony Whelan, director of DG Connect ovvero il responsabile del ministero dell’economia digitale della Commissione Europea. Il rappresentante di Bruxelles ha sottolineato che numerose iniziative sono state avviate, ma “non sono più tempi per avere pazienza. C’è urgenza di fare il mercato unico digitale e aumentare la competitività dei nostri Paesi per sostenere la concorrenza con gli altri continenti”. Fare subito. Va bene la fine del roaming, ma c’è da assicurare la copertura universale a tutti i cittadini europei a 100 mega e passare oltre: entro il 2020 ogni capitale di ogni Paese deve avere una connettività Giga per aprire la strada alla Giga Society nel 2025.

Questi gli scenari su scala continentale mentre in Italia iniziano i lavori sulle aree bianche e si da forma alle infrastrutture. Sul palco di After sono saliti gli amministratori locali, a iniziare dai padroni di casa emiliano-romagnoli: il presidente della Regione Stefano Bonaccini, l’assessore regionale all’agenda digitale Raffaele Donini e il sindaco di Modena Giancarlo Muzzarelli che con i numeri hanno mostrato i progressi dei territori che amministrano. In vetrina anche piccole ma significative storie come quella dell’assessore comunale di Modena Ludovica Carla Ferrari che ha portato l’esempio dei 35 mila euro risparmiati grazie alla digitalizzazione delle procedure comunali e poi investiti nelle scuole. L’esperienza di Milano, con l’assessore Roberta Cocco con il progetto del fascicolo del cittadino, gli 800 punti Wi-Fi ma pure le difficoltà quotidiane: “facciamo un buco e troviamo qualcosa che non c’era nella mappa”. Chiaro il riferimento alla necessità del catasto del sottosuolo per risparmiare tempo e risorse finanziarie. Dalla Sardegna l’assessore regionale Filippo Spanu ha ricordato come per l’isola prima sia stato necessario connettersi con il Paese per poi pensare alle connessioni interne. Insomma la voce dei territori dove ogni giorno ci si scontra con le difficoltà burocratiche, le barriere culturali ma si scoprono anche piccoli/grandi campioni digitali.

Le infrastrutture materiali come ha sottolineato Alessio Beltrame, capo della segreteria del sottosegretario di Stato Antonello Giacomelli, sono “condizione necessaria, ma non sufficiente”. In altri termini serve il sostegno alle imprese per creare servizi e diventare protagonisti economici e non subire la rivoluzione digitale. Fare le autostrade si, ma non per far passare solo le auto dei concorrenti. Questa la filosofia. Ma l’Italia sta crescendo e sforna buone pratiche come il piano WiFi, lodato anche dal direttore Anthony Whelan che ha ricordato uno stanziamento da 120 milioni di euro della Commissione su questo tema, che vede l’Emilia- Romagna come apripista. Merito del lavoro di Lepida, società in house regionale e soggetto attuatore di gran parte dell’agenda digitale, con il direttore regionale Gianluca Mazzini che ha parlato degli oltre 4000 punti pubblici che si vogliono attivare, ora si è poco sotto i 2000, e tutti di qualità: ” Noi ne stiamo spegnendo alcuni che non offrivano i requisiti necessari. Nel 2017 è nata Emilia-RomagnaWiFi, la rete regionale unica, in partnership con i Comuni e gli enti pubblici del territorio, che permette a tutti di connettersi in modo facile, veloce e gratuito. In collegamento con Wi Fi Italia”. Un progetto che grazie ad una App permette di connettersi senza necessità di autentificazione, basta solo una volta con l’iscrizione, in ogni regione italiana. Ma la sfida nella partita con il resto del mondo è europea quindi un unico sistema continentale che permetta a Modena o a Parigi di utilizzare lo stesso sistema libero, veloce ma soprattutto ricco di servizi. Massima velocità nel piano delle insfrastrutture, ma pensiamo ai servizi e alle esigenze dei cittadini e dell’economia.”Ci chiamano disperati i sindaci perchè vedono scappare i turisti e chiedono tariffe a basso costo. Abbiamo portato la fibra nelle scuole, ma i contenuti per uno studente di 8 anni non vanno bene a quello di 14 – conclude il presidente Mazzini – e per questo pensiamo a sistemi di filtraggio e profilazione”. Oltre il piano digitale materiale serve quello immateriale e intelligente.

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