LA VIDEOCONFERENZA

Agenda digitale, Delrio: “Ho trovato 20 piani, serve coordinamento”

Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio: “L’Italia è il Paese dei mille campanili. Pubblico e privato devono trovarsi attorno a un tavolo e cooperare, o richiamo un’anarchia distruttiva”

Pubblicato il 03 Dic 2014

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“Ho trovato 20 piani digitali, uno per Regione, e 4 dei ministeri, che non si parlavano tra loro. Occorre che attori pubblici e privati si trovino attorno a un tavolo per cooperare ciascuno con la propria responsabilità, o rischiamo di avere un’anarchia non creativa ma distruttiva”. Lo ha detto Graziano Delrio, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, intervenendo in videoconferenza a un incontro dedicato alle startup a Pordenone. “L’Italia è il Paese dei mille campanili – ha proseguito – ma occorre una politica di sviluppo industriale unitaria per il Paese”. “Abbiamo problemi con il sistema fiscale e burocratico, e non è un caso che l’agenda per la semplificazione che il Governo ha approvato includa la standardizzazione delle modulistiche per Comuni e Regioni attraverso il digitale. E’ importante che il dialogo sia focalizzato sui problemi e finalizzato a individuare soluzioni.

Dobbiamo imparare – ha concluso – dai territori quali problemi impediscono ai singoli di fare la loro corsa, non fare la corsa al loro posto ma togliere gli ostacoli”. “Abbiamo la necessità di non perdere il nostro tessuto manifatturiero – ha proseguito Delrio allargando il discorso – fare di tutto per salvare l’industria, soprattutto il tessuto delle Pmi, che è vitale per la ripresa”.

“L’attenzione al lavoro autonomo e all’assunzione del rischio d’impresa non può essere contrapposta ai lavoratori – ha detto ancora il sottosegretario – Il Governo è accusato di essere individualista perché investe molto sul talento e le opportunità. Vogliamo dare opportunità ai giovani, dire che vale la pena rischiare. Molte imprese orgoglio dell’Italia sono nate perché qualcuno da giovane si è messo in gioco. Questo spirito positivo imprenditoriale e di assunzione di rischio è stupido contrapporlo ai lavoratori. Siamo – ha concluso – dalla parte di chi si assume il rischio, occorre creare un contesto perché questo rischio sia il minore possibile ma siamo fortissimamente orientati a questo”.

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