LA VERTENZA

Agile, via alla ricollocazione per 145 ex-lavoratori

Presentato al Mise il piano di Anpal per i dipendenti ancora disiccupati dell’ex Eutelia: percorsi professionali ad hoc in base alle competenze e all’età

Pubblicato il 31 Mag 2019

F. Me

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Si apre il percorso di ricollocazione dei 145 lavoratori di Agile (ex Eutelia) ancora disoccupati. Tre le linee di intervento del piano di politiche attive, presentato dall’Anpal all’incontro al Mise con i sindacati. Si prevede il potenziamento della governance, l’analisi delle caratteristiche anagrafiche e professionali dei lavoratori, finalizzata a ricostruire il loro curriculum lavorativo e individuare il percorso di reinserimento più adatto e, infine, la possibilità di realizzare riqualificazioni e ricollocazioni personalizzate rispondenti alle caratteristiche di ciascun lavoratore.

“Il progetto che è stato presentato oggi è il risultato dell’impegno congiunto di Mise, Ministero del Lavoro e Anpal che hanno lavorato con tutta la loro professionalità per cercare di trovare una soluzione per la ricollocazione dei lavoratori di Agile che aspettano risposte da 10 anni – spiega il vice Capo di Gabinetto del Mise Giorgio Sorial – Il modo in cui è stato strutturato dà atto che dietro c’è un intenso lavoro anche con le sedi territoriali”.

Lo scorso 8 novembre la  Corte di Cassazione ha confermato le condanne a 8 anni e a 6 anni e 6 mesi inflitte dalla Corte di Appello di Roma a Antonangelo Liori e Claudio Marcello Massa. Si conclude così una fase del processo per la bancarotta di Agile.

Per la Fiom Cgil con la sentenza, “si è stabilito per la prima volta il principio che i lavoratori vengono riconosciuti come soggetti danneggiati nei processi per bancarotta e possono avanzare un diritto autonomo di costituirsi parte civile nel processo penale per la tutela dei loro diritti, sia di natura patrimoniale (tutte voci di danno diverse ed ulteriori da quelle che può far valere il curatore o il commissario giudiziale), sia di natura morale inteso come le sofferenze psico-fisiche derivanti dall’illecita delle condotte poste in essere dagli imprenditori e/o amministratori o comunque soggetti che, a vario titolo, contribuiscono al dissesto di un’azienda con ripercussioni sul lavoro e sulla dignità dei dipendenti”.

“Avendo sancito questo principio e riconoscendo ai lavoratori questo diritto, abbiamo fatto un passo in avanti sulle tutele che possono far valere in un giudizio penale i lavoratori. Ovviamente questa decisione, che riconosce la responsabilità degli imputati, apre la strada ai futuri risarcimenti civili”, conclude il sindacato.

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