INNOVAZIONE

Agricoltura 2.0, ci pensano i droni

I sistemi di pilotaggio remoto contribuiscono allo sviluppo del “precision farming”: una rivoluzione anche per la qualità e la certificazione dei prodotti

Pubblicato il 01 Dic 2015

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Che cos’è la “precision farming”? Semplice: è il futuro. È una nuova mentalità e insieme un nuovo sistema di fare agricoltura. Un’agricoltura che guarda ad un uso consapevole delle risorse e punta tutto sulla qualità certificata di ogni singolo prodotto. È precisione, cura, pianificazione.

Il contadino con cappello di paglia in testa, filo d’erba in bocca, stivali e forcone è un’immagine che appartiene al giurassico. Il contadino 2.0 è bucolico con un radiocomando in mano e un drone che vola sopra i suoi campi. Perché prima di tutto è un tecnico e un manager. E non può lasciare nulla al caso. Anzi, deve avere tutto sotto controllo e deve sapere dove intervenire in maniera mirata, quasi chirurgica. Deve pianificare ogni cosa e deve sapere in ogni momento come sta ogni singola pianta del suo campo. Deve poter analizzare le piantagioni, il livello di salute del terreno e individuare eventuali batteri o parassiti delle piante. Insomma, ha la necessità di avere un quadro della situazione senza dover fare il pieno al trattore, girare la chiave e passare pianta per pianta tutto il campo. Ecco il drone: lo strumento sorvola gli ettari di terreno coltivato e mette insieme un’enorme quantità di dati. Dotato di sistemi di analisi multispettrali (una vecchia tecnologia Nasa, oggi disponibile a basso prezzo), può catturare in pochi minuti i dati che servono all’agronomo. Ad esempio, può fornire lo stato di crescita e di salute della vegetazione. E il contadino sa dove intervenire, può muovere le macchine agricole solo nel punto preciso in cui è richiesto un suo intervento.

La lotta biologica agli infestanti? L’alleato giusto è sempre il drone. FlightTech Italia, con il Progetto Kroda e il Progetto Elicka (inserire due parole sul progetto) sta sviluppando proprio questo utilizzo dei droni. Anzi, ha già varcato la frontiera dell’uso pratico. Perché ha sviluppato un “drone contadino”. Sì, proprio così: un APR multirotore capace di seminare il predatore naturale di uno degli infestanti più tipici delle colture di mais. Il drone sorvola il campo e interviene solo nel punto preciso in cui è necessario. Poi, scarica sul terreno una piccola pallina, che contiene le larve di un insetto predatore dell’infestante.

È solo uno dei tanti usi pratici che i droni possono avere in agricoltura. È solo uno dei risvolti che possono dare all’agricoltura 2.0 caratteri di efficienza e certificazione di qualità. Tanto più in un mondo globalizzato che cerca prodotti di nicchia in grado di solcare le onde alte del mercato. La “precision farming” è la risposta tecnologica alla richiesta di un’agricoltura amica dell’ambiente e della qualità, è l’etichetta stessa della qualità.

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