SCENARI

Ai Act, per l’Europa mese di giugno decisivo: adelante con juicio

Conto alla rovescia per la plenaria di Bruxelles a seguito del primo disco verde da parte del Parlamento Ue l’11 maggio. Si punta a chiudere la partita il prossimo anno, l’Europa sarebbe apripista mondiale

Pubblicato il 15 Mag 2023

intelligenza artificiale 2

Non passa giorno che, da qualche parte, non spunti un commento sui social, articolo di stampa o un servizio televisivo riguardante l’intelligenza artificiale, a volte sottolineandone gli aspetti positivi e rivoluzionari altre, invece, sollevando dubbi, criticità e nervi scoperti. Del resto, non c’è ambito dove l’IA non sia già arrivata.

Solo poche settimane fa Steve Wozniak, il co-fondatore di Apple, durante un colloquio alla Cnn, commentando il sistema di IA alla base della guida autonoma delle auto Tesla, è stato piuttosto incisivo al riguardo riferendosi alle difficoltà della tecnologia di guida a frenare dinanzi persone o pericoli incontrati per strada. È opinione di tutti, compresi i legislatori, che prima di prendere piede in maniera massiva, l’IA vada studiata, compresa e regolamentata. Accanto, dunque, agli innumerevoli benefici, già da qualche tempo le istituzioni comunitarie ha acceso un faro su tale tecnologia, nella convinzione che l‘Ue debba svolgere un ruolo guida sul futuro dell’IA, orientando il dibattito pubblico sull’uso dell’intelligenza artificiale e ponendo alcune questioni etiche e giuridiche cruciali.

Il precipitato di queste riflessioni è stato quello che viene chiamato “AI Act”, ovvero una proposta della Commissione guidata da Ursula von der Leyen attualmente allo scrutinio del Parlamento UE. I rischi, infatti, non sono da sottovalutare. I parlamentari hanno espresso viva preoccupazione per la ricerca militare e gli sviluppi tecnologici per la creazione di sistemi d’arma letali autonomi, oltre che per la minaccia alla libertà personale, riservatezza dei dati e rischio di sorveglianza di massa.

I sistemi di riconoscimento facciale

Immaginate la scena di un soggetto che, in tutta tranquillità (come milioni ogni giorno) entra in un supermercato per fare la spesa ma, appena varcata la soglia d’ingresso, viene avvicinato dalla vigilanza e accompagnato alla porta perché – in anni lontani – quello stesso soggetto ha avuto problemi con la giustizia quindi – in astratto – potrebbe delinquere ancora anche tra gli scaffali. Non è fantascienza, ma una delle possibilità di utilizzo dei sistemi di riconoscimento facciale a tutela della sicurezza delle attività commerciali, e quanto appena descritto non è un puro esercizio di fantasia, ma quanto accaduto nel 2020 in Spagna, in circa 40 supermercati situati a Maiorca, Saragozza e Valencia. Qui, una famosa catena di distribuzione, aveva creato un sistema di telecamere e Intelligenza artificiale in grado di scansionare e identificare il volto di tutti i clienti che entravano nei diversi punti vendita, raccogliendo istantaneamente una serie di dati biometrici che venivano, poi, confrontati con le immagini presenti in una banca dati di pregiudicati. Una volta identificato l’ex mariuolo, la reception avvertiva la vigilanza che subito interveniva impedendo l’accesso.

Il caso Clearview

Ancora, e sempre in occidente, tiene banco il caso di Clearview, un’applicazione capace di risalire all’identità di una persona a partire da una semplice porzione di immagine, grazie ad un data base di oltre tre miliardi di foto. Praticamente il mondo intero. Se è vero che grazie al suo uso, diverse polizie locali avrebbero raggiunto importanti risultati nella lotta alla criminalità, riuscendo ad individuare loschi personaggi che, in difetto di tale tecnologia, l’avrebbero fatta franca, dall’altra parte, però, tale tecnologia ha destato vive preoccupazioni, dando il via all’annoso dilemma, ovvero se tra la tutela alla riservatezza dell’identità (anche digitale) della persona e l’esigenza di contrastare efficacemente il crimine, il primo elemento sia preponderante sul secondo o viceversa.

L’iter Ue, la plenaria di giugno

In Europa, per effetto delle nuove norme in arrivo, verosimilmente assisteremo ad un uso più ordinato dell’Intelligenza artificiale. L’11 maggio scorso, il Parlamento europeo ha dato il primo disco verde all’IA Act, approvando una serie di proposte modificative grazie alle quali verranno posti maggiori limiti alle tecnologie di riconoscimento facciale (ritenuto, come visto e a ragione, una delle maggiori minacce per la tutela dei diritti fondamentali dei cittadini), ma non soltanto. Si affaccia, anche in Europa, il divieto del riconoscimento biometrico in tempo reale nei luoghi pubblici, insieme ad un set di previsioni tese a garantire che i sistemi di AI siano supervisionati dalle persone, sicuri, trasparenti, tracciabili, non discriminatori e rispettosi dell’ambiente. Palla, adesso, alla Plenaria in programma tra il 12 e il 15 giugno, per poi dare avvio ai dialoghi con il Consiglio e la Commissione, così da chiudere la regolamentazione il prossimo anno. Un record mondiale da conquistare adelante con juicio.

Questi e altri argomenti sono trattati nel nuovo volume del Professor Fabio Pompei dal titolo “Algoritmi, sicurezza ed etica dell’innovazione”, in pubblicazione per Tab Edizioni. L’uscita del volume è prevista per settembre 2023

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