MONTECITORIO

Airbnb, la Camera va avanti sulla cedolare secca

Via libera della commissione Finanze all’emendamento che porta la firma della deputata Pd, Silvia Fregolent. Prevista anche la creazione di un registro ad hoc presso l’Agenzia delle Entrate

Pubblicato il 15 Nov 2016

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E’ stato dichiarato ammissibile l’emendamento alla legge di Bilancio proposto dalla parlamentare Pd Silvia Fregolent, ormai noto come “norma Airbnb”. Il percorso della proposta proseguirà così il proprio iter, dopo essere stato approvato dalla commissione Finanze di Montecitorio, in commissione Bilancio. Questo nonostante il premier in persona, Matteo Renzi, l’abbia bocciata nei giorni scorsi con un tweet: “Nessuna nuova tassa in legge di bilancio, nessuna, nemmeno Airbnb – aveva detto il presidente del Consiglio – Finché sono premier io, le tasse si abbassano e non si alzano”.

La norma prevede l’obbligo di iscriversi in un registro ad hoc per quanti danno in affitto casa per un breve periodo, e quello, per i siti che li mettono in contatto con gli affittuari, di fare da sostituto di imposta, ovvero versare al fisco il dovuto per conto del proprietario dell’appartamento. La “norma AirBnb” prevede che dal primo gennaio 2017 il canone relativo alle locazioni di breve periodo, compresi bed&breakfast e affittacamere, sia soggetto alla cosiddetta cedolare secca, l’imposta in vigore per gli affitti, con un’aliquota al 21%. L’obiettivo è di “favorire la trasparenza nel mercato delle locazioni di breve periodo” e “assicurare il contrasto all’evasione fiscale”.

In commissione Bilancio, inoltre, all’emendamento firmato da Silvia Fregolent se ne sono aggiunti altri dal contenuto simile, da parte di Cor (a firma Palese) e di Forza Italia (a firma Giorgetti, De Girolamo e Milanato).

Seconfo Federalberghi, che ieri si era espressa sull’argomento con il suo presidente, Bernabò Bocca, “Il dibattito che in questi giorni si sta sviluppando in merito alla cosiddetta ‘tassa Airbnb‘ rischia di distrarre l’attenzione dal bubbone che affligge il mercato turistico italiano, inquinato da centinaia di migliaia di alloggi che operano in completo spregio alla legislazione fiscale e alle altre norme che disciplinano lo svolgimento delle attività ricettive. Confidiamo che faccia strada la proposta di istituire presso l’Agenzia delle Entrate un registro di coloro che svolgono attività ricettiva in forma non imprenditoriale, prevedendo che i portali debbano comunicare al fisco gli estremi di ogni transazione al fine di assicurare che anche i furbetti dell’appartamentino paghino le imposte”.

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