IL CASO

Alibaba, sprint in Borsa dopo il passo indietro di Jack Ma da Ant Group

Il fondatore del colosso cinese dell’e-commerce rinuncia al controllo della società che gestisce i pagamenti digitali di oltre 1,3 miliardi di utenti in Cina, riducendo la partecipazione dal 53,46% al 6,2%

Pubblicato il 09 Gen 2023

A. S.

Jack_Ma_2008

Il braccio di ferro tra il Governo cinese e Jack Ma, fondatore di Alibaba, prosegue con un altro passo indietro dell’imprenditore, che ha rinunciato al controllo su Ant Group, il colosso tra i principali player dei pagamenti digitali in Cina e che conta su oltre un miliardo e 300 milioni di utenti.

L’annuncio di Ant Group

Nei giorni scorsi la società aveva annunciato che Ma aveva ridotto la propria partecipazione nel gruppo specializzato in pagamenti digitali dal 53,46% al 6,208. Alla riapertura dei mercati finanziari questa mattina i titoli legati a Jack Ma hanno registrato alla borsa di Hong Kong notevoli rialzi, con Alibaba che è arrivata a superare il +8% mentre Longshire Technology Group, Jilin Zhengyuan, Shanghai Golden Bridge Infotech, Orbbec Inc e Hundsun Technology sono andate oltre il +5%.

Annunciando la decisione Ant Group aveva chiarito in una nota che Jack Ma non avrebbe più avuto il controllo sull’azienda e che questa decisione servirà a “migliorare ulteriormente la trasparenza e l’efficacia della corporate governance del gruppo”.

Le tensioni tra Jack Ma e il governo cinese

I problemi tra Jack Ma e il governo cinese erano iniziati quando l’imprenditore aveva pubblicamente rilasciato dichiarazioni critiche nei confronti delle autorità regolatorie cinesi, che avevano bloccato la quotazione in Borsa di Ant Group nel 2020. Ad alibaba il governo cinese aveva inoltre inflitto ad Alibaba una multa record di 2,75 miliardi di dollari per presunte pratiche sleali. A seguito di questi problemi Ma si è ritirato dalla scena pubblica dopo una rapida ascesa che lo ha visto partire come insegnante di inglese e arrivare a diventare un simbolo di “self made man” per il settore tecnologico cinese.

I segnali di distensione

I primi segnali di distensione sono arrivati dal governo il mese scorso, con la concessione ad Ant Group dell’autorizzazione a raccogliere 10,5 miliardi di yuan, pari a circa 1,5 miliardi di dollari, per la divisione di credito al consumo. Questo consentirà all’azienda di aumentare il proprio capitale sociale da otto miliardi di yuan a 18,5 miliardi di yuan.

La riorganizzazione

La riorganizzazione in corso in Ant Group, spiega la società, è stata pensata per fare in modo che da qui in avanti “nessun singolo azionista, da solo o insieme ad altri, abbia il controllo di Ant Group”.

“Questo adeguamento – spiega Ant Group – viene attuato per rafforzare ulteriormente la stabilità della nostra struttura aziendale e la sostenibilità del nostro sviluppo a lungo termine”, in un modello di governance in cui dieci persone “eserciteranno i loro diritti di voto in modo indipendente”.

Ant Group rinuncia alla quotazione?

Secondo quanto confermato in uno statement a Ruters Alibaba non avrebbe in programma un nuovo tentativo di quotazione e di una nuova initial public offering dopo quella bocciata dalla autorità nel 2020. La società – spiega l’azienda – rimane focalizzata sulla correzione e sull’ottimizzazione del proprio business, e non ha un piano per l’Ipo”.

I progetti di Alibaba in Turchia

Intanto Alibaba Group Holding sta progettando la realizzazione di un hub logistico all’aeroporto di Istanbul e di un centro dati nei pressi della capitale turca, per un investimento da oltre un miliardo di dollari. Alibaba è tra l’altro impegnata a sostenere lo sviluppo di Trendyol, una delle più note piattaforme di e-commerce turche: “La ragione per cui abbiamo scelto Trendyol – spiega il presidente Michael Evans – è che la sua tecnologia è avanzata e il suo potenziale è grande. Stiamo posizionando questo luogo come base per l’Europa e il Medio Oriente”.

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