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Almunia a Google: “Così non va, servono più garanzie”

Il commissario Antitrust pronto a respingere il terzo tentativo di patteggiamento con la società in merito all’accusa di abuso di posizione dominante nel searching. Pesano le accuse dei competitor e degli editori. E senza una decisione nell’immediato il dossier passerà nelle mani della nuova Commissione europea

Pubblicato il 09 Set 2014

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Problemi in vista per Google, che da quattro anni lavora per risolvere i problemi di antitrust con la Commissione europea. Bruxelles infatti ancora non sarebbe convinta delle soluzioni presentate da BigG per garantire pari opportunità ai concorrenti sul mercato del searching. “Siamo ora in contatto con Google per vedere se sono pronti a offrire soluzioni”, ma “non possiamo anticipare quanto tempo prenderanno queste discussioni”, ha detto il il portavoce del commissario Ue alla concorrenza Joaquin Almunia, sottolineando che “ovviamente dipende se Google è pronta ad affrontare le questioni che abbiamo identificato”. Nelle osservazioni dei concorrenti ai rimedi proposti dal gigante di Internet sulla questione dei motori di ricerca ci sono infatti elementi che “devono essere presi in considerazione”.

Ad aprire alla possibilità di riaprire le indagini sulla vicenda era stato il commissario europeo alla Concorrenza Joaquin Almunia, che parlando a Bloomberg Tv aveva spiegato di volere “cercare di ottenere termini più vantaggiosi”, ovvero più concessioni da parte di Google. “Sono stati introdotti nuovi argomenti, nuovi dati, nuove considerazioni. Dobbiamo ora analizzarli e vedere se si può trovare una soluzione e se Google può allontanare preoccupazioni che troviamo giustificate”, aveva detto. Dal canto suo il colosso di Mountain View ha ribadito la volontà di “continuare a lavorare con la Commissione europea per risolvere le preoccupazioni che sono emerse”.

Nella terza e ultima proposta dello scorso febbraio, Google ha promesso di visualizzare, con pari rilevanza, i prodotti/servizi offerti da Google e quelli da portali concorrenti. La soluzione, che si applicherebbe soltanto per le ricerche europee, sembra a prima vista soddisfacente.

Ma come si sceglieranno tre i portali non-Google? Tramire un’asta. Ma proprio questo meccanismo che non ha convinto Almunia secondo cui porterebbe ulteriori risorse economiche al soggetto dominante.

I competitor di Google tra luglio e agosto sono stati chiamati a presentare le loro valutazioni sulle ultime proposte e hanno illustrato i rischi cui si andrebbe incontro se fossero accolte, sostenendo che le misure di Mountain View non sono tali da evitare che l’azienda continui a esercitare il proprio monopolio.

Dubbi anche da parte degli editori europei che hanno chiesto alla Commissione europea di rigettare la terza proposta. Gli Impegni assunti dal motore di ricerca non porrebbero fine al trattamento preferenziale effettuato verso i propri servizi, abusando della propria posizione dominante nell’ambito della ricerca in Internet ma, al contrario, lo approverebbero formalmente. Pertanto – sostengono gli editori – la proposta di Impegni presentata è del tutto insufficiente per ripristinare la concorrenza, l’innovazione e la capacità di scelta dei consumatori all’interno del Mercato Digitale.

Gli editori europei hanno espresso preoccupazioni per l’intenzione annunciata dalla Commissione europea di voler risolvere l’indagine antitrust Ue su Google nonostante le chiare ed evidenti perplessità manifestate dalle imprese e dai consumatori europei, secondo cui la proposta di Impegni presentata non riuscirebbe a porre rimedio ai gravi problemi di concorrenza individuati dalla Commissione.

Si è dunque fortemente criticata la mancanza di soluzioni credibili presentate fino ad oggi da Google ed espresso formalmente il proprio parere sulla terza proposta di Impegni, dopo avere ricevuto le ‘lettere pre-rifiuto’ della Commissione europea.

Se la Ue confermasse il rigetto delle proposte di Google, i tempi per la risoluzione di questa controversia aperta nel 2010 passerebbero sul tavolo della nuova Commissione guidata da Jean Claude Juncker.

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