IL MERGER

Altice-Portugal Telecom, disco “giallo” dall’Europa

La Comissione Ue vincola l’acquisizione alla cessione delle attività in Portogallo per evitare problemi di concorrenza ed un eventuale aumento delle tariffe a carico dei consumatori

Pubblicato il 20 Apr 2015

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I regolatori dell’Ue hanno dato il disco verde all’acquisto da parte del gruppo telecom Altice delle attività portoghesi del brasiliano Grupo Oi (Portugal Telecom) ma a condizione che la multinazionale lussemburghese venda le sue attuali attività in Portogallo.

L’Antitrust europeo ha spiegato che tali condizioni si sono rese necessarie per alleviare i timori che la nuova entità formatasi col merger avrebbe ridotto la concorrenza sul mercato delle telecomunicazioni fisse, col conseguente possibile aumento dei prezzi finali.

Altice, che per Portugal Telecom ha messo sul piatto 7,4 miliardi di euro – possiede due sussidiarie in Portogallo, Cabovisao e ONI: la prima offre pay-Tv, Internet e telefonia fissa per i clienti residenziali, l’altra invece opera sul segmento business. Altice ha acconsentito a vendere entrambe.

Date le condizioni proposte dalla Commissione europea e accettate da Altice, l’Antitrust Ue ha concluso che la transazione, così modificata, non suscita più preoccupazioni a livello di concorrenza di mercato.

La Commissione ha anche fatto sapere di aver respinto una richiesta di trasferire l’esame dell’accordo all’autorità anitrust portoghese.

Il fondatore di Altice, l’imprenditore franco-israeliano Patrick Drahi, ha ampliato negli ultimi anni il portafoglio delle sue aziende attive nei settori del cavo e delle Tlc mobili in Francia, Israele e nella Repubblica Dominicana, con una serie di deal che solo l’anno scorso hanno raggiunto un valore di 30 miliardi di dollari.

Per la brasiliana Oi, la vendita segna il capitolo conclusivo dello sfortunato merger con Portugal Telecom, pensato per creare un colosso transatlantico delle Tlc per il mercato di lingua portoghese, con oltre 100 milioni di clienti, un progetto che si è rivelato problematico fin dall’inizio. La fusione aveva iniziato a barcollare l’anno scorso dopo che Portugal Telecom aveva chiuso l’anno con 900 milioni di default dovuti alla bancarotta del gruppo Espirito Santo. Un debito di cui Oi non era stata informata al momento del merger, e che ha portato alla revisione delle condizioni per la fusione.

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