Android sotto attacco, arrivano i “forks”

L’Os mobile open source di Google si rivela un’arma a doppio taglio: fioriscono le versioni modificate (“forked”) che sfuggono al controllo e rosicchiano quote di mercato. I maggiori concorrenti? Baidu, Alibaba, Xiaomi ma anche Amazon

Pubblicato il 28 Apr 2015

Patrizia Licata

malware-android-120326153835

Google Android ha un nuovo nemico. Non è Apple iOs, bensì i cosidddetti “forks”, le tante versioni del sistema operativo mobile di Big G che gli sviluppatori possono usare e modificare liberamente, essendo un software open source. Una ricerca di Abi ha di recente messo in luce come a fine 2014 le vendite di cellulari Android siano per la prima volta in rallentamento e che il sistema operativo mobile di Google sia per la prima volta minacciato.

Apple non è il nemico per ovvie ragioni: la Mela compete sulla fascia di mercato alta, e non su quella degli smartphone low-end per i Paesi emergenti, dove Google domina. O meglio: Android e le sue varie versioni dominano. E qui sta il pericolo per Big G.

Android è il sistema operativo di oltre l’80% degli smartphone nel mondo. Ma è open source, cioè qualunque altra azienda può modificarlo come vuole. Si possono avere piccole variazioni o adattamenti più cospicui, cosiddetti “forks”, che finiscono col diventare diretti concorrenti di Google.

“All’inizio, queste customizzazioni hanno riguardato solo elementi annessi, come l’interfaccia”, spiega Vincent Teulade, specialista di telecomunicazioni di PwC a Les Echos. “Poi si sono sempre più concentrate sull’ecosistema di applicazioni e questo ha trasformato la relazione con Google in concorrenza”.

Cyanogen è uno di questi “forks”. A inizio anno, l’azienda americana ha ottenuto 70 milioni di dollari di finanziamenti da aziende varie tra cui Microsoft per continuare a produrre la sua versione di Android che compete con quella di Google. E’ Cyanogen stessa, che afferma di avere 50 milioni di utilizzatori negli Usa, ad affermare che “porterà Android via da Google“; in banca ha 100 milioni di dollari per provarci.

Secondo Business Insider, i “forks” per Google sono una minaccia concreta. A metà anno scorso le versioni “forked” di Android rappresentavano già il 20% dell’ecosistema globale Android, con uno share di mercato più ampio di Apple iOs. Nuovi dati pubblicati da Abi sul quarto trimestre 2014 rivelano che sono stati venduti nel mondo 85 milioni di telefonini con Android “forked” contro 205 milioni di telefonini con Android “standard”, cioè il 41% del totale.

Google Android è sotto attacco da parte di Apple iOs sulla fascia alta e dei ‘forks’ sulla fascia bassa e sui mercati emergenti a rapidissima crescita”, ha commentato il Senior Practice Director di Abi, Nick Spencer.

“Il rischio è che nel corso di quest’anno i ‘forks’ diventino sempre più numerosi” , afferma Jérôme Colin, spacialista di telecomunicazioni di Roland Berger.

Baidu è stato il primo ad aprire le ostilità: a inizio 2010, il primo motore di ricerca cinese ha messo a punto il proprio “ fork”, Yi Os, che gli permette di proporre i suoi servizi anziché quelli di Google. Il colosso cinese del commercio elettronico, Alibaba, ha fatto lo stesso col suo sistema Alyun. Ma anche l’Amazon Fire Phone funziona con una versione “forked” di Android. Le vendite iniziali di questo device sono state deludenti, ma il Ceo Jeff Bezos ha fiducia nel progetto nel lungo termine.

E c’è poi Xiaomi, la rampante azienda cinese dei telefonini che somigliano nell’aspetto a quelli di Apple e che usano come sistema operativo Miui, una versione di Android privata dei servizi di default di Google. Gli utenti se li devono volontariamente installare, altrimenti non ci sono. “Al momento  Xiaomi concentra la sua attenzione sulla Cina, il suo mercato principale, ma prima o poi si allargherà col suo Os ad altri Paesi”, indica Jérôme Colin. E questo potrebbe voler dire grosse perdite per Google, sia sul fronte della pubblicità, perché si restringono gli utenti del suo motore di ricerca, che sul fronte dell’acquisto di applicazioni dal Play Store, di cui meno persone si servono.

Google ha promosso il suo Os mobile creando nel 2007 l’Android Open Source Projet (AOSP) e anche l’Open Handset Alliance, pensando di fare diretta concorrenza ad Apple attraendo i grandi produttori di cellulari e chip e le telco di tutto il mondo a partecipare allo sviluppo di Android. Questa strategia ha permesso un rapido successo della piattaforma di Google basato sulla libertà con cui i produttori di smartphone – per esempio Samsung – possono disporre di un sistema operativo di alto livello senza altri costi. Google a sua volta promuove il portafoglio completo dei suoi servizi, dalla ricerca a Gmail, che approdano di default su milioni di smartphone con sistema Android (e che aumentano l’esposizione dei suoi clienti alla pubblicità). Tuttavia i sistemi “forked” perdono questa connessione diretta con Google e così la natura open source di Android, che gli dà il vantaggio della flessibilità e ne ha fatto un successo mondiale, finisce col diventare la prima causa della sua frammentazione in sistemi non più controllabili per Google.

E ora c’è anche l’Europa che scruta Google e potrebbe darla vinta ai “forks”. La Commissione europea, come noto, ha aperto un’indagine per possibile abuso di posizione dominante e concorrenza sleale: Google potrebbe aver costretto i produttori di cellulari che usano Android a preinstallare le sue applicazioni e i suoi servizi e impedito lo sviluppo e la commercializzazione di “forks”.

C’è anche da dire che l’assalto a Mountain View è ancora per lontano dall’essere un assedio. “E’ facile concepire un nuovo Os, ma il problema è costruire tutto il suo ecosistema”, osserva Richard Yu, Ceo della divisione consumer di Huawei. E poi Google si difende: da qualche anno ha ridotto la porzione open source di Android; in particolare ha ritirato il codice informatico delle sue applicazioni, come Google Play Music, Google Search e Google Camera, per trasferirne lo sviluppo nella parte Google Play Services, che è chiusa e appartiene solo a Big G. Google cerca così di arginare i “forks” e mantenere il pieno controllo delle applicazioni della sfera Android che hanno milioni di utilizzatori e ne costituiscono – in tutti i sensi – la ricchezza.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!