Antitrust, Google sotto inchiesta anche negli Usa

Android sotto la lente della Federal Trade Commission. L’accusa: violazione delle norme competitive nell’accesso al sistema operativo da parte dei concorrenti

Pubblicato il 25 Set 2015

A.S.

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Dopo le inchieste aperte dall’unione europea e dalla Russia, anche la Federal Trade Commission (Ftc), autorità antitrust statunitense, apre un’indagine su Google, e in particolare sul sistema operativo per il mobile Android.

Ad anticipare la notizia è l’agenzia Bloomberg, che cita fonti anonime vicine all’indagine. La Ftc avrebbe raggiunto un accordo con il dipartimento di Giustizia per tenere le redini dell’inchiesta, mentre alcuni funzionari della commissione avrebbero già incontrato i rappresentanti di Google. L’accusa rivolta a Mountain View sarebbe quella di dare priorità ai propri servizi nella piattaforma Android. Il procedimento, in ogni caso, sarebbe ancora in una fase iniziale, e potrebbe concludersi senza l’apertura formale di un procedimento nei confronti di BigG. Sarebbe in ogni caso il segnale, secondo la ricvostruzione di Bloomberg, dell’attenzione che l’antitrust statunitense avrebbe preso a riservare alle grandi compagnie nazionali, due anni dopo l’inchiesta chiusa sui servizi del motore di ricerca.

La piattaforma Android porta con sé “in bundle” una serie di prodotti della casa di Mountain View, dalla ricerca alle mappe, e per questo ricorda il caso che si era aperto nel 1998 nei confronti di Microsoft, quando venne giudicato illegale il monopolio di Windows, che costringeva i produttori di Pc a non promuovere browser diversi da Internet Explorer. Vicenda che si concluse con un passo indietro di Microsoft, che pose fine a quella che venne giudicata come una “condotta anticompetitiva”.

“La vendita di prodotti e dei servizi ‘in bundle’ potrebbe violare le norme antitrust nel caso in cui un’azienda leader sul mercato per un prodotto di cui i consumatori hanno necessità li ‘costringesse’ a utilizzare insieme a quelli anche altri prodotti o servizi complementari – dice a Bloomberg Harry First, docente della New York University – Ma se gli utenti possono rivolgersi ad altri produttori per evitare i prodotti associati a quello che hanno acquistato, non ci sono violazioni”.

Intanto di “abuso di posizione dominante” dovrà rispondere Google di fronte all’autorità antitrust russa, dopo la denuncia inoltrata al garante dalla società Yandex, tra i principali player dell’online nel Paese.

Il Federal Antimonopoly Service (Fas) russo, ha precisato nei giorni scorsi un portavoce dell’authority, ha iniziato a indagare su Google a febbraio. “Non abbiamo ancora ricevuto la pronuncia – è la posizione di Google – Quando ciò accadrà, la studieremo e determineremo i nostri prossimi passi”.

Dal canto suo Yandex, da cui è partita la denuncia, ha accolto con favore il fatto che la Fas abbia “accertato le violazioni di BigG”: “Yandex crede che la decisione di Fas aiuterà a riportare competizione sul mercato”, sottolinea un portavoce dell’azienda.

Se la condanna venisse ufficializzata dall’authority Google rischierebbe, oltre che una multa ancora de quantificare, anche di dover modificare gli accordi con i produttori di smartphone, alcuni dei quali nel 2014 avevano denunciato di non essere in grado “di pre-installare su dispositivi dotati di Android i servizi Yandex“, dalle app legate alle mappe o quelle alla ricerca sul web.

Quanto all’indagine per abuso di posizione dominante in corso in Europa, proprio nei giorni scorsi nel corso della sua missione a San Francisco il commissario all’Economia digitale Guenther Oettinger aveva detto che le conclusioni arriveranno prima del 2017: “E’ un’inchiesta difficile ma penso che non ci sia bisogno di altri anni, abbiamo avuto delle risposte da parte di Google a fine agosto e ora la commissaria Vestager e i servizi devono arrivare a una proposta legale: sono sicuro che non sarà nel 2017”

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