E-TOURISM

Antonio Preiti: “Turismo digitale, occhio a Google e Amazon”

Anche le web company pronte a sbarcare nel turismo. L’economista: “Imbattibili nella profilazione: potrebbero fare strike. L’Italia non si faccia trovare impreparata”

Pubblicato il 16 Feb 2015

Federica Meta

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L’Italia non stia a guardare o rischia di perdere il treno del digitale con effetti nefasti sull’economia tutta. L’avvertimento arriva da Antonio Preiti, economista esperto di turismo.
Sul turismo digitale, l’Italia sconta un ritardo da colmare. Che dinamiche economiche metterebbe in moto un recupero di questo digital divide?
Oggi quasi tutto il turismo è sul digitale, inteso sia come piattaforma per la prenotazione sia come orientamento per scegliere l’una o l’altra delle destinazioni di viaggio. Colmare il digital divide ci permetterà di non perdere quote di mercato e, soprattutto, di restare ancora padroni del nostro mercato. Più sono gli altri a intermediare, più saranno gli altri i veri “proprietari” della clientela.
Quanto pesa oggi il mancato sviluppo digitale sui conti del nostro Paese?
Siamo all’assurdo che internet, nata per eliminare l’intermediazione, ha invece creato una intermediazione ancora più pervasiva. Oggi l’albergatore cede una quota tra il 25 e il 35 % di fatturato per ogni camera venduta attraverso le grandi piattaforme di prenotazione. È un peso a volte insostenibile per gli imprenditori, i quali, tuttavia, se non sono presenti su quelle piattaforme, rischiano di avere gli alberghi vuoti.
Tasse pagate all’estero, fatturato generato grazie a strutture italiane che prendono la via dell’estero. C’è un modo per fermare questa emorragia?
Queste piattaforme muovono miliardi di dollari di pubblicità online: è difficile contrastarle, però si può provare a creare un’alternativa meno costosa per gli albergatori, che potrebbe servire come arma di pressione per ottenere il pagamento di commissioni più basse.
In Italia è possibile nascita di una Olta nazionale competitiva con i giganti multinazionaIi?
Difficile, al punto in cui siamo, creare una piattaforma online che sia solo nazionale. La loro forza è di abituare il cliente a usare sempre la stessa piattaforma perchè hanno alberghi in tutto il mondo. Si può però approntare una piattaforma anche solo nazionale, a condizione che gli inserzionisti (gli albergatori) offrano un qualche privilegio non monetario a chi prenota con loro. Altrimenti non si capisce, dal lato del consumatore, perchè dovrebbero preferire una piattaforma meno sofisticata, limitata e, probabilmente, senza una comparabile capacità dei loro algoritmi di scegliere il meglio per l’utente.
A suo avviso cosa dovrebbe fare il Governo se volesse far decollare il turismo digitale?
Il governo potrebbe, oltre che a rafforzare la banda larga che è il presupposto tecnico di tutto, creare o sostenere una piattaforma su base volontaristica per tutti gli alberghi italiani, i musei, e le altre risorse turistiche prenotabili, in maniera che sia possibile un’alternativa alle piattaforme più note. Il costo non è la tecnologia, ma la comunicazione. Si potrebbe cominciare con il registro digitale delle imprese turistiche, creando uno standard digitale cui tutte le imprese che decidono di entrarvi si attengano; stabilire una commissione bassa che garantisca l’autofinanziamento della piattaforma. Poi potrebbero essere aggiunte le prenotazioni dei musei, semmai si deciderà che possa esserci un luogo unico dove prenotare almeno quelli statali; poi potrebbero convergere i vettori del trasporto nazionali. Insomma è possibile fare tutto questo per calmierare il mercato. Si può fare in chiave di protezione del turismo italiano (che altrimenti avrebbe il 25 % del fatturato oltre confine, anche quando si tratta di viaggi Italia su Italia), ma certamente mi sembra improbabile, se non impossibile, fare una concorrenza globale alle piattaforme oggi esistenti.
Dal decollo di Airbnb al possibile sbarco di Google. Come è destinato a cambiare il mondo del turismo digitale?
Google è “timido” sul turismo, perchè le piattaforme di prenotazione online sono quelle che gli garantiscono il massimo introito pubblicitario. Perciò ci penserà un po’ prima di uccidere la gallina dalle uova d’oro. Tuttavia, sia come tecnologia che come pensiero strategico, è in grado di diventare leader. Attenti anche ad Amazon, che con i suoi algoritmi riesce più di chiunque al mondo a profilare meglio i consumatori, e sta entrando nei viaggi. L’impressione è che nel giro di pochi anni il quadro cambierà, con player più grandi e onnicomprensivi. Non conviene rimanere a guardare.

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