I BIG DELL'HI-TECH

Apple, ripresa in Borsa in vista

Problemi interni e esterni al centro del crollo delle azioni. Ma secondo Citigroup “il peggio è passato”

Pubblicato il 26 Nov 2012

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Il successo commerciale di Apple non basta a sostenere il titolo in Borsa. Gli analisti finanziari si interrogano dallo scorso settembre su come interpretare la débâcle finanziaria dell’azienda di Cupertino, ormai leader anche nel settore dei cellulari con l’iPhone.

Eppure secondo molti è proprio l’iPhone 5, uscito a metà settembre, uno dei motivi alla base della flessione del titolo. Chi aveva investito sulla Mela confidando nelle brillanti performance del nuovo smartphone, ha visto evaporare in pochi giorni i guadagni dei mesi precedenti. Finora è stato bruciato il 18% del valore delle azioni, che si attestano a un livello “negativo” mai visto prima, a quota 500 dollari. Anche se secondo gli analisti di Citigroup “il peggio è passato”.

Il problema tuttavia non sembra di natura commerciale. Già prima della messa in vendita, infatti, si è registrato in diversi Paesi il tutto esaurito, con lunghe liste d’attesa e numerose prenotazioni. Semmai, le grane stanno nella mancanza di una vera e propria innovazione del prodotto, che di sicuro non ha avuto lo stesso impatto del modello precedente, e nell’inaccuratezza con la quale sono state presentate alcune nuove funzionalità (come le Apple Maps). Ci si chiede, insomma, se Apple sarà in grado di stupire (e quindi di vendere) anche senza il genio di Steve Jobs.

Non basta: su Apple pesa anche la concorrenza con Samsung per quanto riguarda l’hardware, e con Google per ciò che concerne il sistema operativo. Android, nato a Mountain View, ha infatti sbaragliato iOs, forte del suo minor costo e della possibilità di essere installato su qualsiasi modello di smartphone.

Cupertino deve ancora risolvere, inoltre, la questione Foxconn. L’azienda taiwanese che produce i suoi iPhone, iPod e iPad non solo non riesce a far fronte ai numerosi suicidi dei suoi operai, ma è ormai anche vicina al livello di massimo sforzo produttivo che un impianto cinese è in grado di sostenere. Manca la manodopera necessaria a soddisfare l’ingente richiesta di dispositivi, ma manca soprattutto una formazione adeguata del personale di fabbrica per garantire la piena funzionalità dei prodotti.

Sulla scorta di queste considerazioni, Wall Street ha cominciato a vendere il titolo Apple, contribuendo ad alimentarne il ribasso. Goldman Sachs ha confermato il giudizio di “buy” sui “mela-titoli”, riducendone però il prezzo obiettivo a 760 dollari, perché la prudenza non è mai troppa.

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