TASSE

Apple sotto inchiesta a Milano per maxi frode fiscale

La procura ipotizza che la multinazionale abbia nascosto al fisco un imponibile di oltre un miliardo in soli due anni. La Mela è difesa dall’ex ministro Paola Severino

Pubblicato il 13 Nov 2013

F.Me.

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La procura di Milano mette sotto inchiesta Apple. Lo scrive l’Espresso, precisando che la Mela è oggetto di un’indagine penale che ipotizza il reato di dichiarazione dei redditi fraudolenta, al momento contestato a due manager dell’azienda- i nomi sono ancora riservati – in concorso tra loro e con l’aggravante della continuazione nel tempo. Secondo la procura nel 2011 e nel 2012 Apple avrebbe nascosto al Fisco un miliardo e 60 milioni di euro di quelli che in gergo tributario si chiamano gli “elementi attivi” che concorrono al formazione dell’imponibile.

“Stando all’accusa – scrive il settimanale – i profitti realizzati in Italia da Apple venivano contabilizzati dalla società di diritto irlandese Apple Sales International, seguendo uno schema molto diffuso anche in altre multinazionali dell’hi-tech e di internet, Google in primis, grazie al quale questi gruppi riescono a pagare tasse risibili sui loro enormi profitti, approfittando di una serie di norme nella legislazione irlandese che, di recente, sono state messe sotto osservazione dall’Unione europea”,

Sulla base di questi riscontri è stato ordinato il sequestro di un corposo lotto di materiale informatico e telefonico, dopo una perquisizione che si è svolta nella sede della Apple in piazza San Babila a Milano, al fine di trovare le prove della frode una volta che il materiale sarà analizzato. Il decreto del sequestro è stato però impugnato; sulla sua correttezza dovrà dunque decidere il tribunale del Riesame.

La procura si è avvalsa del supporto della direzione regionale lombarda dell’Agenzia delle Dogane, che avrebbe rintracciato “gravi indizi” in ordine alla sottrazione dall’imposizione Ires di somme molto rilevanti, sulla base anche delle dichiarazioni dei clienti di Apple Italia, celati dietro un “meccanismo fraudolento” che ha portato all’apertura del fascicolo a carico dei due indagati.

L’ipotesi a monte è che Apple Italia non si occupi solo di supporto al canale di vendita e di assistenza e di servizi accessori alla società irlandese, ma sia il vero cuore dell’attività commerciale compiuta in Italia. In altre parole è che vi sia una stabile organizzazione ben celata dietro a quella leggera che viene invece indicata da Apple. L’avvocato della società è Paola Severino, ex ministro della Giustizia nel governo Monti.

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