L’automobile è sempre più software-defined, proprio come le reti tlc e buona parte dell’universo digitale, e questo rappresenta un enorme valore per l’intera filiera automotive: nei prossimi 7 anni le auto con funzionalità abilitate attraverso i software (software defined vehicle) faranno triplicare i ricavi degli Oem e raddoppieranno il mercato dei fornitori di software ed elettronica automobilistica. Il valore potenziale stimato per entrambi è di 650 miliardi di dollari entro il 2030, ma, per sbloccare la crescita, l’industria dovrà attuare 5 azioni chiave. È quanto si legge nel report “Rewriting the rules of software-defined vehicles” preparato da Boston consulting group (Bcg), in collaborazione con il World economic forum (Wef).
Lo studio racchiude i risultati dell’iniziativa “Automotive in the software-driven era” con cui Bcg e Wef hanno studiato il lavoro dei grandi player dell’industria automobilistica, della nuova mobilità e del settore tecnologico di tutto il mondo per incentivare la collaborazione tra diverse aziende e tra pubblico e privato.
Software-defined vehicle, 5 step per sbloccare la crescita
I Software defined vehicle rappresentano l’esito di una convergenza in atto tra industria dell’auto e hitech. Sono oggi agli albori, ma continueranno ad evolversi nel corso del prossimo decennio, creando un potenziale di più di 650 miliardi di dollari per l’industria automobilistica entro il 2030, ovvero dal 15% al 20% del suo valore totale. I ricavi degli Oem derivanti dal comparto software ed elettronica automobilistica cresceranno, infatti, di quasi tre volte tra oggi e il 2030, passando dagli attuali 87 miliardi di dollari a 248 miliardi di dollari. Anche i fornitori di software ed elettronica automobilistica vedranno raddoppiare il proprio mercato, che passerà da 236 miliardi di dollari a 411 miliardi.
Attualmente la crescita del mercato dell’auto definita dal software è frenata dalle complessità legate allo sviluppo. Il primo passo per sbloccarne il valore sarà dunque portare le diverse industry a collaborare in modo da guadagnare volumi di mercato.
Secondo step: la collaborazione deve partire da una tassonomia delle tecnologie che sia comune tra le diverse industry.
Bisognerà poi allineare i diversi settori attraverso lo sviluppo di piattaforme interoperabili, che guideranno la redditività del comparto.
Il quarto punto specifica che sarà importante creare dei cluster di collaborazione a livello locale, perché ogni area geografica presenta diverse velocità di innovazione, diversi utilizzi da parte degli utenti e diverse regolamentazioni.
Infine, per operare in un mercato orientato alla collaborazione, le aziende devono sviluppare le proprie capacità di collaborazione interna ed esterna, includendole nel proprio modello operativo.
La collaborazione cross-industri
“I ricavi da software nei prossimi anni dipenderanno dal grado di esperienza digitale nella guida rispetto a quella meccanica. Nei prossimi anni sarà infatti possibile aggiornare il veicolo oppure acquistare dei pacchetti per avere prestazioni più performanti attraverso degli abbonamenti, migliorando l’esperienza e senza dovere intervenire sull’hardware. Non solo un modo per fare durare più a lungo i modelli, ma anche per dare al cliente la sensazione di avere un’auto sempre nuova, cambiando completamente il paradigma del comparto”, afferma Giuseppe Collino, Managing director e Partner di Bcg.
In passato la collaborazione tra le diverse industry era limitata, poiché la maggior parte delle aziende cercava di sviluppare soluzioni individuali per guadagnare terreno rispetto ai competitor. La sempre maggiore complessità tecnologica e le dinamiche all’interno dell’ecosistema rendono ora essenziali la creazione di partnership e la collaborazione cross-industry per portare su scala il cambiamento, migliorare la sicurezza delle auto e soddisfare le esigenze dei clienti.
Le aziende dell’auto devono diventare più tech
La componente software nelle auto sarà sempre più determinante, ma per fare il salto di qualità serviranno diversi elementi: dal veicolo alla capacità computazionale, dal software di base alla capacità di aggiornamento e connessione da remoto, fino all’ ecosistema di partnership, evidenzia Collino.
Il managing director di Bcg conclude: “Tutto questo al momento risulta ancora complesso, se non impossibile, per le case automobilistiche tradizionali. Dall’altro lato abbiamo i tech player, che si scontrano a loro volta con la complessità del fare l’auto, il ‘production hell’ di cui parla Elon Musk. Le due anime devono quindi coesistere e per questo motivo sarà essenziale avviare le giuste collaborazioni”.