IL COMMENTO

Banca Digitale d’Italia, un’idea da realizzare subito

Con la digitalizzazione il modo di operare delle banche deve cambiare radicalmente. La minaccia degli OTT e le opportunità per le banche dei territori

Pubblicato il 08 Feb 2017

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Chi è in orario e chi è in ritardo? Se parliamo di treni la distanza Roma – Civitavecchia viene percorsa in treno in circa 1 ora; la stessa distanza in Cina, oramai lontana un click, viene percorsa tutti i giorni normalmente in 15 minuti.

E se parliamo di banche? L’Italia può vantare un modello italiano di banca digitale?

Le banche tradizionali italiane sono, purtroppo, socialmente percepite vecchie e desuete malgrado le ottime professionalità che, però, continuano ad operare su modelli “off”, se non “out” rispetto all’economia digitale internazionale.

Incredibile, poi, è la confusione tra innovazione digitale ed ammodernamento informatico. Un equivoco che provoca enormi sprechi di denaro e di competenze, facile da intuire quando il postino ti porta una raccomandata o vai a pagare la prenotazione all’ASL o devi fare una denuncia per furto: tutti hanno computer e tastiera, le usano come block notes e continuano a far correre le gambe.

Il sistema bancario, soprattutto la governance della banca tradizionale, vive le stesse resistenze e preoccupazioni verso l’innovazione digitale che ha vissuto e vive la Telecom con l’abbandono del rame. Il ritardo, anche qui, si traduce in maggiore debito pubblico.

Mauro del Corno su Il Sole 24Ore/6 febbraio scrive: “Facebook, Amazon e Google studiano da banche” e ricorda che il numero uno di JP Morgan, Jamie Dimon, l’aveva scritto nel 2015.

Senza nulla togliere a JP Morgan, però, dobbiamo testimoniare che fu nel marzo del 2015, durante i lavori del Dackla Crans Montana Forum (Regno del Marocco), che tale riflessione venne al mondo: un “Operatore Digitale” ha come proiezione naturale del suo business il divenire “Operatore Economico”.

Il Comunicatore Italiano ed IsiameD Digitale, presenti a quell’evento, l’hanno approfondita soprattutto per verificare se in Italia, il Paese che ha dato vita alla più antica banca del mondo, siano rimaste sufficienti energie e competenze per concretizzare un “modello digitale italiano” per la banca.

Per prima cosa si può affermare che l’Africa sarà sicuramente un contesto ideale per portare sul mercato e sperimentare un modello digitale italiano di banca.

Secondo punto importante è che il modello italiano sappia coinvolgere sia il mondo “on” che “off line”, entrambi partecipi di un concreto dialogo digitale che si sviluppa “a zero confini”.

In un simile modello on/off, è la Persona ad usare l’algoritmo, non il contrario.

La nostra analisi ci ha portato ad approfondire come l’economia digitale viri in opportunità quelli che nel modello di banca tradizionale sono vissuti come limiti. Per esempio il Territorio.

Una Banca digitale di Territorio ha un vantaggio enorme rispetto alla banca tradizionale che durante fusioni e vendite ha perso il radicamento in valori italiani identificabili. Come non accorgersi del paradossale errore che si commette rinunciando all’Italia in Italia e parlare poi di esportare il Made in Italy?

La Comunità digitale di una banca del Territorio è un business coeso. Rappresenta un grande valore patrimoniale a crescita esponenziale, proporzionale a quanto la banca digitale sa rendere quei business esportabili con prestazioni e servizi digitali anche extra bancari e frutto di partnership internazionali.

La diplomazia digitale diventa una fondamentale leva di business per le aziende italiane soprattutto quando le aziende italiane restano tali nel loro agire senza nutrirsi delle tossine di modelli organizzativi studiati per aziende con il Dna d’altri continenti.

Nel 2016, siamo passati dalla riflessione alla realizzazione pratica, elaborando un modello operativo che drasticamente abbatte il costo informatico in bilancio quando si deve dare risposta all’aumento della domanda per i crescenti impegni finanziari che una società deve affrontare per esistere e competere. Lo abbiamo elaborato e messo sul mercato.

La verifica sul campo ci consente di affermare che in Italia si può produrre italiano. Serve un modello che sappia ascoltare l’energia dei dialetti del nostro Territorio, sappia parlare in italiano ai nostri imprenditori e professionisti e sia strutturato per comunicare con il mondo conservando il tratto italiano nella sua offerta di business e di sociale.

Nel 2017, senza chiedere e consumare contributi pubblici IsiameD darà vita ad un Centro di Ricerca Applicata per l’Innovazione Digitale e ad un Centro di Ricerca Applicata per le Competenze Digitali.

Le Relazioni Internazionali crescendo nella cultura aziendale riporteranno valore a competenze, idee, progetti creatività e soprattutto cultura fondamentali nel business internazionale.

Non è esaustivo parlare inglese o comprare software per essere digitali.

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