REPORT GESI

Banda ultralarga alleata dell’ambiente: -20% di emissioni dal 2030

Secondo le stime della Global e-Sustainability initiative saranno numerosi i vantaggi in termini di sostenibilità ambientale. L’industria agricola risparmierà 25 milioni di barili di petrolio ogni anno, mentre le compagnie energetiche ridurranno di 1,8 tonnellate i consumi di CO2. IoT e reti 5G i driver principali

Pubblicato il 29 Set 2016

Flavia Gamberale

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Lo sviluppo della banda ultra larga e dei servizi a essa connessi potrebbe portare a una riduzione dell’inquinamento globale, con un taglio del 20% delle emissioni di Co2 previsto a partire dal 2030. Queste le stime della Gesi (Global e-Sustainability initiative), associazione composta dalle maggiori società Ict e Telco, tra cui Accenture, Huawei, Ericsson, e Deutsche Telekomm, che si occupa di realizzare studi e ricerche sulla sostenibilità delle infrastrutture informatiche.

Oggi a Francoforte sul palco dell’Ultrabroadband Forum in corso fino a domani e organizzato da Huawei e dalla Commissione broadband delle Nazioni Unite, Louis Neves, Chairman di Gesi, lo ha detto chiaro e tondo: “La banda ultralarga sarà fondamentale per rendere il mondo più sostenibile”. E a supporto di questa tesi ha snocciolato uno a uno i dati dello Smarter 2030, il report realizzato da Gesi che dimostra come l’innovazione tecnologica potenzialmente sia “green” e che contribuirà nei prossimi 14 anni a un miglioramento delle condizioni di vita e a un abbattimento delle emissioni inquinanti.

In che modo? Saranno proprio la banda ultralarga e le reti mobili di quinta generazione ad abilitare nuove applicazioni Iot che consentiranno un utilizzo più mirato dell’energia e delle risorse naturali, evitando sprechi e inutili quanto dannosi dispendi.

Una rivoluzione che in termini economici, secondo le previsioni della Gesi, potrà fruttare 11 trilioni di dollari all’anno, dal 2030 in poi, agli otto settori industriali chiave: logistica, trasporti, alimentazione, agricoltura, energia, manifatturiero, costruzioni, salute e istruzione. Numeri pari a poco meno dell’ammontare dell’intero prodotto interno lordo registrato dalla Cina nel 2015.

Solo per fare qualche esempio, l’industria agricola, grazie alla sensoristica e ai macchinari connessi in rete, potrebbe, sempre dal 2030, generare risparmi sul consumo di acqua e di petrolio rispettivamente per circa 300 trilioni di litri e per 25 milioni di barili all’anno e incrementare i raccolti del 30%.

Stesso discorso per l’industria dell’energia. Le piattaforme analitiche di gestione messe a punto dai giganti dell’Ict potrebbero aiutare le compagnie a ridurre di 1,8 tonnellate le emissioni di Co2, con l’opportunità di generare nuovi ricavi pari a 0,8 trilioni di dollari.

Altro comparto che beneficerebbe in misura importante dell’ultrabroadband quello della mobilità. Le smart cities e i nuovi veicoli connessi, che saranno sempre più abilitati da nuove e sofisticate piattaforme tecnologiche di analisi in tempo reale di big data, potrebbero contribuire a alla diminuzione nella produzione di anidride carbonica per circa 3,6 tonnellate.

Ma per raggiungere questi obiettivi, ha sottolineato Neves nel suo intervento davanti a una platea di circa 600 operatori di settore, “sarà indispensabile rafforzare gli investimenti sulla banda ultralarga”. Una priorità in cima all’agenda delle maggiori Telco e dei giganti Ict, a cominciare da Huawei.

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