ITALIAN INNOVATION DAY

Battocchi: “L’Italia ha talento e tecnologie da valorizzare in Silicon Valley”

Il console italiano a San Francisco ha inaugurato l’Italian Innovation Day. Molte le iniziative che mirano a fare rete e a mettere in contatto giovani talenti con grandi imprese e finanziatori. Ma il gap Usa-Europa resta enorme: le start up del Vecchio Continente “valgono” 36 miliardi, negli Usa 1,773 triliardi

Pubblicato il 05 Mar 2014

Patrizia Licata

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Il valore delle start-up europee è complessivamente stimabile in 36 miliardi di dollari, mentre quello delle cugine a stelle e strisce raggiunge 1,773 triliardi. Una distanza tra nuovo e vecchio continente ancora gigantesca ma che non deve scoraggiare, perché almeno la volontà e alcuni strumenti per ridurre il gap esistono. A partire dalla Startup Europe Partnership, la piattaforma che fa da ponte tra le migliori start-up europee e le grandi imprese.

“L’Italia ha talento e tecnologie da valorizzare in Silicon Valley. Attraverso eventi come questo stiamo facendo passare il messaggio che l’Italia è un paese in cui gli americani possono investire. La rete degli italiani in Silicon Valley è un asset importante per il nostro paese”, ha detto il Console Italiano a San Francisco Mauro Battocchi aprendo l’edizione 2014 dell’Italian Innovation Day, organizzata dalla fondazione Mind the Bridge in collaborazione con il Consolato Italiano a San Francisco e Camera di Commercio di Roma e ospitata al famoso Computer History Museum di Mountain View.

La scommessa sull’Italia e sull’intero continente europeo è stata il leit motiv di tutto l’evento, a partire dalla presentazione del programma Startup Europe Partnership fino allo showcase di 8 progetti della nuova generazione di artigiani digitali europei, che ha visto premiata Sensoria, famiglia di indumenti intelligenti sviluppati da Heapsylon. L’evento di è svolto in Silicon Valley, presentando le iniziative imprenditoriali più interessanti che stanno emergendo in Italia e in Europa “per confrontarci con l’ecosistema più avanzato al mondo e capire quali sono i punti di debolezza su cui lavorare e i punti di forza che, nonostante tutto, abbiamo”, ha spiegato Marco Marinucci, founder e direttore esecutivo di MTB, aprendo i lavori.

Il drammatico divario di valore delle start-up europee rispetto a quelle Usa evidenzia “in modo impietoso la distanza tra nuovo e vecchio continente e ci dice che le grandi imprese tecnologiche, salvo qualche rara eccezione come Skype, Rovio, Spotify, Soundcloud, Zalando, Yoox o King.com non vivono qui. Però resto ottimista”, ha detto Alberto Onetti, Chairman della fondazione. Oggi infatti, in Europa come in Italia, a differenza di solo cinque anni fa, è emerso un vivace ecosistema di start-up che comprende, oltre alle aziende stesse, incubatori, acceleratori, business angel, fondi, crowdfunding. Tutti ingredienti utili a far “lievitare” la torta dell’economia.

“Si tratta solo di trovare una ricetta per metterli insieme e la ricetta che abbiamo individuato con Startup Europe Partnership, il programma che la Commissione europea ha affidato alla guida di Mind the Bridge, è quella di una piattaforma che faccia da ‘ponte’ tra le start-up europee più interessanti e le grandi imprese”, ha proseguito Onetti. “Grandi imprese che vogliano comprare e distribuire prodotti e servizi da start-up, investire in tecnologie innovative e, in alcuni casi, acquisire start-up. Orange, Telefonica, BBVA hanno già aderito; altre se ne aggiungeranno. Se funziona, come siamo convinti, in qualche anno avremo anche dalla nostra parte delle start-up in grado di competere a livello globale”. Il tutto con il supporto pieno della Commissione europea.

E se è vero, come sottolineato da Enrico Moretti – Professor of Economics alla University of California di Berkeley e autore del best seller “The Geography of Jobs” – che “per ogni posto di lavoro del settore tecnologico che si crea in città se ne generano altri 5 non-tech”, al momento la sfida per l’Italia e l’Europa è quella di creare nuove imprese high tech che sappiano crescere, sul territorio italiano ed europeo. Il tema è stato al centro del panel da lui moderato con ospiti Fernando Napolitano (Italian Business Investment Initiative), Steve J. Luczo (CEO di Seagate) attirato da investimenti low-tech in Italia, John Hartnett (SVG Partners) e Domenico Arcuri (Invitalia).

Proprio da Arcuri è arrivata la definizione di un’Italia “Bella Addormentata” che necessitadi essere svegliata da un bacio” attraverso programmi di governo che attraggano business e investimenti nel nostro paese. Ma anche attraverso progetti e aziende ad alto contenuto tecnologico e di innovazione, come quelli presentati dagli 8 Makers invitati all’evento, grazie anche al supporto di Riccardo Luna e Maker Fair Roma: Sensoria, W_Lamp, Hands, DQuid, Off Grid Box, OSVehicle, MakeTank, Makoo Jewels.

Tra tutti è stato premiato Sensoria Fitness, membro della famiglia di indumenti intelligenti sviluppati da Heapsylon, startup fondata da Davide Viganò con sede a Redmond (WA, USA). Sensoria Fitness è un calzino intelligente in grado di rilevare pressione e forza del piede e di comunicare i dati relativi a tipologia e livello di attività, analisi semplificata dell’andatura e tanto altro ancora. I calzini sono infatti attraversati da sensori tessili e accoppiati con una cavigliera elettronica che non solo tiene traccia di passi, velocità, calorie, altitudine e distanza, ma monitora cadenza, tecnica di appoggio del piede e distribuzione del peso nel momento in cui una persona li indossa e va a fare una passeggiata o una corsa. Una vision aziendale che Heapsylon racchiude nella frase “L’indumento è il computer” e che porta avanti attraverso la progettazione e lo sviluppo di soluzioni body-sensing che migliorano la vita delle persone.

Anche i Makers, con la fusione delle competenze artigianali e tecnologia, possono rappresentare una nuova leva di sviluppo per l’economia del nostro paese e dell’Europa intera, come dimostrato dai progetti presentati da Francesca Mazzocchi di CNA Toscana e segnalato da Tony DeRose (Pixar Animation Studios) durante la presentazione del programma Maker Education rivolto ai più piccoli: “I bambini non lo considerano una scuola – ha concluso DeRose – ma imparano qualunque cosa possa aiutarli a capire come realizzare i loro progetti”.

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