LO STUDIO

Bcg: “Europa, i dati personali varranno un trilione nel 2020”

Per la prima volta stimate le informazioni riservate degli utenti. Entro 8 anni potrebbero contribuire all’8% del Pil

Pubblicato il 08 Nov 2012

Luciana Maci

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I dati personali dei consumatori europei diventano sempre più preziosi per il business: nel 2011 valevano complessivamente circa 315 miliardi di euro e nel 2020 potrebbero arrivare a quasi 1 trilione. Lo sostiene una ricerca condotta dal Boston Consulting Group (Bcg), che rappresenta uno dei primi tentativi analitici di dare un “prezzo” alle informazioni riservate degli utenti ad uso di aziende e governi.

Come sostiene John Rose, senior partner al Bcg e autore del rapporto commissionato da Liberty Global, “l’utilizzo di dati personali e identità digitale può diventare un fattore chiave di crescita in un’economia europea tuttora stagnante, fino a contribuire a oltre l’8% del prodotto interno lordo entro il 2020”.

Lo studio è arrivato a stimare in circa 315 miliardi il peso finanziario dei dati circolanti in Europa nell’ultimo anno attraverso l’aggregazione del valore generato da una ventina degli usi più comuni dei dati personali, per esempio il marketing mirato a specifici target e i programmi fedeltà per i clienti più affezionati.

Dal rapporto è emerso anche che gli utenti sarebbero disponibili a cedere le informazioni private in cambio di ritorni concreti e se le procedure fossero più trasparenti.

“Le opportunità offerte dalla condivisione responsabile dell’identità digitale di una persona sono enormi, ma possono essere sfruttate solo se gestite in modo sicuro e trasparente” ha detto Manuel Kohnstamm, dirigente di Liberty Global.

La questione della gestione dei dati è un problema di stringente attualità nel panorama dell’ICT internazionale. Il mese scorso i Garanti dell’Unione europea hanno chiesto in una lettera inviata a Google di “farsi parte attiva nella tutela della privacy e rendere conforme alla direttiva sulla protezione dei dati personali le nuove regole, operative dallo scorso marzo”. La nuova “privacy policy” adottata unilateralmente dal colosso dei motori di ricerca consente infatti alla società di incrociare in via generalizzata i dati degli utenti che utilizzano qualsiasi servizio, da Gmail a YouTube a Google Maps, solo per citarne alcuni.

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