LO STUDIO CISCO

Big data, fattore di competitività per il 60% delle imprese

Secondo i risultati del Cisco Connected World Technology Report i big data accelerano l’adozione del cloud, favoriscono il traffico di rete, spingono la spesa IT e l’assunzione di professionisti. Ma solo il 28% delle aziende ha una strategia ad hoc

Pubblicato il 28 Mar 2013

Patrizia Licata

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Un’ingente quantità di dati viene generata quotidianamente da tutti i dispositivi connessi con cui le persone ma anche gli oggetti dialogano tra loro. Sono dati che si aggiungono all’enorme archivio di informazioni provenienti dalle fonti tradizionali andando a formare i cosiddetti Big Data: se ne parla da tempo e il loro valore strategico comincia ad essere compreso dalle aziende, anche se non tutte hanno già messo a punto dei veri “progetti Big Data”. E’ quanto emerge dal nuovo Cisco connected world technology report, commissionato dal colosso del networking e condotto da InsightExpress intervistando i professionisti It di 18 Paesi (tra cui, per l’Europa, Inghilterra, Francia, Germania, Olanda e Polonia).

La maggior parte delle aziende raccoglie, memorizza e analizza i dati e il 60% concorda sul fatto che i Big Data contribuiranno a migliorare il processo decisionale e la competitività, ma solo il 28% si dice già in grado di generare valore strategico dai propri dati. I più convinti dei vantaggi derivanti da un progetto Big Data sono i cinesi e in generale i Paesi emergenti (ci crede il 90% degli intervistati in Cina, l’85% in Messico, l’82% in India, il 79% in Brasile e il 78% in Argentina).

Oltre i due terzi dei responsabili It concordano sul fatto che i Big Data saranno una priorità strategica per le aziende nel 2013 come nei prossimi cinque anni. Tuttavia il 38% dichiara che, pur avendo una soluzione Big Data, manca un piano strategico per poterne beneficiare appieno.

Gli ostacoli all’adozione di soluzioni Big Data sono, in primis, la sicurezza (preoccupa il 27% degli intervistati), ma anche la mancanza di soldi e tempo per studiare i Big Data. Per un intervistato su quattro servirebbero anche uno staff It adeguato e personale esperto nei Big Data.

Nonostante gli ostacoli, la metà dei responsabili It crede che i Big Data interesseranno l’aumento dei budget It della propria organizzazione, oggi e in futuro, in termini di requisiti tecnologici, personale e competenze; oltre la metà degli intervistati prevede un incremento dei propri budget It nel 2013 per supportare una vera strategia Big Data.

Soprattutto, l’adozione di progetti Big Data farà a sua volta da acceleratore per la diffusione di altre tecnologie. L’81% dei responsabili It dichiara che tutti o alcuni progetti Big Dat richiederanno funzionalità di cloud computing (lo dicono soprattutto lo dicono i responsabili It in Cina e in India). Circa la metà degli intervistati stima che il carico di rete potrebbe raddoppiare nel corso dei prossimi due anni, per l’adozione di strategie Big Data, ma solo un intervistato su cinque si dice pronto per affrontare un aumento del traffico di rete e il 21% dichiara di aver bisogno di maggior banda larga.

I Big Data sono avvertiti anche come un’opportunità per l’It per aggiungere valore al business aziendale e alimentare la collaborazione con altre aree di attività. Il 73% degli intervistati dichiara che i dipartimenti It guideranno la propria strategia Big Data, ma altre linee di business si affiancheranno: Finance (24%), Ricerca e Sviluppo (20%), Operations (20%), Progettazione (19%), Marketing (15%), e Vendite (14%.)

Tra i nuovi specialisti It con particolari competenze e creatività per immaginare e sfruttare appieno le potenzialità dei dati ci sono gli “scienziati dei dati”, che trasformano i dati non elaborati in informazioni che portano alla scoperta e alla comprensione, comunicano ciò che hanno studiato in modo creativo e visivo, e suggeriscono l’impatto sul business. Il 22% dei responsabili It afferma che i progetti Big Data incideranno positivamente sul personale It.

Un tipo di dati molto importanti e ancora poco sfruttati sono quelli generati da fonti come dispositivi, sensori e video, che spesso forniscono il massimo valore se analizzati in tempo reale: sono quelli che Cisco definisce “Data in Motion”. La rete può fornire informazioni contestuali utili ai Data in Motion come la posizione di una persona o di un dispositivo, l’identità e la presenza. Tali dati possono essere utilizzati dalle applicazioni per prendere decisioni o adottare misure nell’immediato, o per prevedere eventi futuri. La comunicazione machine-to-machine nell’automazione industriale è un esempio in cui i Data in Motion possono essere estremamente utili nell’ottimizzazione di un processo produttivo (il Cisco Visual Networking Index prevede entro il 2017 più di 1,7 miliardi di connessioni machine-to-machine).

Tre intervistati su quattro del Cisco connected world technology report prevedono di includere questi dati M2M (provenienti da sensori digitali, contatori intelligenti, video e altri dispositivi “smart” di rete non tradizionali) nei propri progetti Big Data; l’adozione è nella fase iniziale, perché globalmente solo un terzo degli intervistati ha un piano in atto per sfruttare queste nuove fonti di dati, ma alcuni Paesi stanno bruciando le tappe e non deve stupire che in cima ci siano la Cina, l’India e l’Argentina, dove molte aziende hanno già in programma di utilizzare le nuove fonti di dati per aumentare competitività e guadagni.

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