LE RIORGANIZZAZIONI

Big tech, anche Zoom e eBay annunciano licenziamenti

Si allunga di giorno in giorno la lista delle aziende in difficoltà. La piattaforma di videoconferencing che ha registrato un vero e proprio boom a partire dal Covid non regge alla pressione del mercato e taglia il 15% di posti di lavoro. E per la e-commerce company sforbiciata del 4%

Pubblicato il 08 Feb 2023

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Anche Zoom e eBay accusano i sintomi della crisi che sta coinvolgendo il settore dell’Ict in America, e così, prevedibilmente, annunciano piani di ristrutturazione. La società di videoconferencing ha infatti comunicato l’intenzione di tagliare circa 1.300 dipendenti. “Abbiamo preso una decisione difficile ma necessaria che è quella di ridimensionare la nostra forza lavoro di circa il 15%”, ha spiegato il Ceo Eric Yuan ai collaboratori, precisando che ci saranno salari ridotti e bonus cancellati per il top management. Lo stesso Yuan ridurrà il suo stipendio del 98% nel prossimo anno fiscale. Mentre eBay ha dichiarato che licenzierà 500 dipendenti a livello globale, pari al 4% della sua forza lavoro totale.

Le decisioni hanno favorito entrambe le società in borsa: dopo l’annuncio, il titolo di Zoom ha guadagnato il 6% a Wall Street, mentre le azioni dell’ecommerce company con sede a San Jose, in California, sono salite di circa l’1% negli scambi post-vendita.

Le ragioni alla base dei tagli

“Questo cambiamento ci dà ulteriore spazio per investire e creare nuovi ruoli in aree ad alto potenziale: nuove tecnologie, innovazioni per i clienti e mercati chiave”, ha dichiarato Jamie Iannone, amministratore delegato di eBay, in un messaggio ai dipendenti.

Mentre Eric Yuan ha spiegato che mentre il mondo continua ad adattarsi alla vita dopo la pandemia, la società deve adattarsi “all’incertezza dell’economia globale” e “al suo effetto sui nostri clienti”. Il Ceo ricorda come “abbiamo lavorato instancabilmente e reso Zoom migliore per i nostri clienti e utenti. Ma abbiamo anche commesso degli errori. Non abbiamo impiegato tutto il tempo che avremmo dovuto per analizzare a fondo i nostri team o valutare se stavamo crescendo in modo sostenibile, verso le massime priorità”. Yuan ha affermato che i tagli avranno un impatto su tutte le organizzazioni di Zoom e ai dipendenti licenziati verranno offerte fino a 16 settimane di stipendio e copertura sanitaria.

Un elenco che si allunga di giorno in giorno

Gli annunci dei licenziamenti fatti dalle Big tech americane sono ormai veri e propri bollettini di guerra quasi settimanali.

Se a Alphabet, la società madre di Google, ha dichiarato di voler licenziare 12 mila lavoratori, pari a circa il 6% della sua forza lavoro globale, Amazon si sta muovendo per tagliare circa 18 mila posizioni, una riduzione iniziata a novembre e che continuerà anche quest’anno.

Dell pochi giorni fa ha annunciato che avrebbe tagliato il 5% della sua forza lavoro a causa del “difficile contesto economico globale”. L’azienda texana conta circa 133 mila dipendenti, secondo l’ultimo rapporto annuale, per cui i licenziamenti sono destinati a eliminare circa 6.500 posti di lavoro.

Ibm invece prevede di tagliare circa 3.900 dipendenti, circa l’1,5% della forza lavoro globale dell’azienda, mentre Lyft, servizio di ride-hailing ha dichiarato a novembre di voler tagliare il 13% della sua forza lavoro, quasi 700 collaboratori. Meta a novembre ha licenziato 11 mia persone, circa il 13% della sua forza lavoro, mentre a gennaio Microsoft ha annunciato che avrebbe tagliato circa 10 mila posti di lavoro, quasi il 5% della popolazione aziendale.

Anche la piattaforma di trading di criptovalute Coinbase ha tagliato circa il 20% della sua forza lavoro, pari a circa 950 posti, a gennaio. Si tratta della seconda tornata di licenziamenti in meno di un anno, con 1.100 lavoratori che hanno perso il posto a giugno.
PayPal ha dichiarato a gennaio di voler tagliare 2.000 posti , pari a circa il 7% della sua forza lavoro, e Robinhood ha annunciato ad agosto di voler ridurre il proprio organico del 23%, ovvero di circa 780 persone. Tagli anche per Salesforce che ha rinunciato al 10% della sua forza lavoro, pari a circa 7.300 dipendenti. Spotify intende tagliare il 6% della sua forza lavoro, ovvero circa 580 posti di lavoro, come parte di una spinta per rendere l’azienda più efficiente, e Stripe sta licenziando circa mille dipendenti, pari al 14% della sua forza lavoro. Circa la metà dei 7.500 dipendenti di Twitter, infine, è stata licenziata dopo che Elon Musk ha acquisito la piattaforma a ottobre.

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