MONETA VIRTUALE

“Bitcoin è investimento. Dunque tassabile”

La Internal Revenue Services stabilisce che la moneta virtuale non è una valuta ma un bene di proprietà. Si profilano cali nei volumi di scambio

Pubblicato il 26 Mar 2014

F.Me.

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Il Bitcoin è un bene e non una valuta, quindi tutti gli acquisti effettuati utilizzandolo possono essere soggetti a tassazione da plusvalenze. Lo ha stabilito la Internal Revenue Services, l’equivalente statunitense della Agenzia delle entrate. Una decisione che ha risvolti negativi per coloro interessati ad investire sulla aspirante cripto moneta, ma anche qualche aspetto positivo.

Da un lato, in negativo, si profilano nuove tasse, potenziali complicazioni burocratiche e cali dei volumi di scambio, mentre nella prima economia globale viene ufficialmente escluso che il Bitcoin possa essere catalogato come una moneta.

Il problema più delicato è quello delle eventuali plusvalenze. Ad esempio se si acquista un bene con la pseudo valuta quando la
sua quotazione è aumentata rispetto a quando il Bitcoin era stato acquistato, dato che giuridicamente ora è considerato un bene ne deriva una plusvalenza. E questo profitto va tassato. Ora, se questo va applicato in concreto ad acquisti di beni e servizi di uso quotidiano ne può risultare un meccanismo non poco complesso e disincentivante.

Dall’altro versante, quello positivo, c’è che la presa di posizione dell’autorità Usa rimuove parte dell’incertezza che da sempre circonda il Bitcoin, contribuendo non poco a tenere alla larga molti investitori.

Indirettamente la decisione statunitense si avvicina alla linea espressa mesi or sono sul Bitcoin dalle autorità Cinesi: la Banca
centrale del Dragone gli aveva disconosciuto lo status di valuta affermando che va trattato come un prodotto finanziario.

Scarse e poco evidenti le reazioni della pronuncia Usa sulle quotazioni del Bitcoin, che secondo il portale Coindesk si attesta in leggero calo a 581,92 dollari. Da settimane comunque la criptomoneta risente degli attacchi di hacker ai danni di vari portali su cui si può scambiare, e soprattutto dello scandalo alla piattaforma giapponese Mt.Gox dove sono letteralmente spariti Bitcoin per un controvalore da centinania di milioni di dollari.

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