IL REPORT

Bitcoin, il mining di una sola moneta vale l’energia di una famiglia per 9 anni

Enorme il consumo di elettricità per creare criptovalute. E ogni transazione è comparabile a 100mila operazioni con carta di credito. Un costo sempre meno sostenibile per l’ambiente. L’analisi di CryptoMonday

Pubblicato il 09 Ago 2022

Patrizia Licata

Bitcoin mining

La creazione – o mining – di un solo nuovo Bitcoin consuma elettricità quanto una famiglia intera in 9 anni. Lo afferma un’analisi di CryptoMonday, che lancia l’allarme sui processi di estrazione della criptovaluta più nota che mettono a rischio la difesa del clima. C’è un altro aspetto: per i “minatori” dei Bitcoin l’attività di estrazione sta diventando sempre meno redditizia: la concorrenza tra miners è intensa e per estrarre un Bitcoin con successo occorre spendere somme enormi in energia elettrica per alimentare computer sempre più potenti.

Secondo CryptoMonday il consumo energetico della rete di Bitcoin sarebbe di almeno 127 terawattora all’anno. Bitcoin consuma 707 kWh di elettricità per ogni transazione, che è 11 volte quella di Ethereum. Nel 2022 il consumo medio di energia per ogni transazione con Bitcoin può essere assimilabile a centinaia di migliaia di transazioni con carta Visa.

Bitcoin mining, impatti sul clima e sui “minatori”

Il Bitcoin mining è la tecnica per generare nuovi Bitcoin risolvendo problemi matematici complessi che verificano le transazioni nella criptovaluta. Quando un Bitcoin è stato estratto con successo il minatore riceve una determinata somma di Bitcoin. Il valore di mercato del Bitcoin (nonostante le notevoli fluttuazioni) ha portato a un corrispondente aumento dell’interesse per il mining. Tuttavia, anche per la maggior parte dei “minatori” il consumo di elettricità richiesto per estrarre un Bitcoin è così alto da non permettere un ritorno economico.

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“Concettualmente, non sembra che il mining di Bitcoin debba richiedere enormi quantità di energia. In realtà il processo è ad alta intensità energetica. Per garantire che il processo di verifica delle transazioni sia sicuro, i minatori di Bitcoin devono risolvere problemi di matematica che diventano sempre più difficili man mano che vengono estratti più Bitcoin“, afferma il ceo di CryptoMonday Jonathan Merry. “Ciò significa che i miners devono utilizzare computer sempre più potenti per stare al passo con la concorrenza. La grande quantità di elettricità richiesta per alimentare questi computer è uno dei maggiori ostacoli alla redditività nel mining di Bitcoin”.

Il futuro del Bitcoin dipende dal consumo di energia

Molti analisti ritengono che l’elevato consumo energetico del mining di Bitcoin sia dovuto all’algoritmo proof-of-work utilizzato per verificare le transazioni. Questo algoritmo richiede ai minatori di risolvere complessi problemi matematici per aggiungere nuovi blocchi alla blockchain.

Oltre all’alto costo dell’elettricità i minatori devono anche fare i conti con il fatto che le loro possibilità di successo sono molto basse. Con così tante persone che competono per un numero limitato di Bitcoin, è improbabile che chiunque tranne i minatori più dedicati (e fortunati) sarà in grado di realizzare un profitto.

Per la maggior parte dei minatori il tempo, il denaro e l’energia necessari per il mining di Bitcoin semplicemente non valgono il potenziale ritorno. Chi è comunque interessato all’attività di estrazione dovrebbe conoscere i rischi dell’impresa: da un lato, il valore del Bitcoin potrebbe ancora scendere e i prezzi dell’energia salire, rendendo il business sempre meno profittevole; dall’altro potrebbero essere sviluppate nuove tecnologie che rendono più efficiente l’attività mineraria e riducono la quantità di elettricità richiesta.

Risolvere il gigantesco problema del consumo energetico di Bitcoin è un compito arduo, ma è un compito che la comunità delle criptovalute deve affrontare se il Bitcoin vuole garantirsi un futuro, secondo Merry.

La difficile strada green delle criptovalute

Ethereum sta da tempo tentando un aggiornamento in ottica green del metodo di estrazioneGli investitori lo attendono dall’anno scorso, sicuri che ne favorirà il cosiddetto “flippening”, ovvero il superamento di Bitcoin, attualmente dominante, per capitalizzazione di mercato.

La promessa si lega alla fusione della catena EH1 di Ethereum con una nuova catena per creare ETH2 su una piattaforma blockchain che consente un mining più economico, ecologico e veloce con conseguente aumento dei casi d’uso, in particolare per il mondo della finanza decentralizzata.

L’aggiornamento tecnologico di Ethereum comporta il passaggio dal metodo di estrazione proof-of-work, ad alta intensità energetica, a quello proof-of-stake, che ne renderà il mining meno energivoro. Il “merger” o “melding” era atteso per giugno e ha sostenuto la crescita della valutazione di Ether tutto quest’anno, ma è stato rinviato, probabilmente di alcuni mesi, ma – secondo le ultime indiscrezioni – entro il 2022.

@RIPRODUZIONE RISERVATA

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