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Bitcoin in crisi? “Ni”, ci “riprovano” le startup

Nonostante le polemiche attorno all’uso della moneta virtuale, l’espansione non si arresta, soprattutto in Europa. Nel nostro Paese 6mila utenti

Pubblicato il 13 Apr 2015

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Tra tutte le criptovalute, ovvero basate sui principi di crittografia, i Bitcoin hanno passato il test di longevità, in quanto da anni resistono non scomparendo, come invece si prevedeva.

Nati nel 2009, attraverso un documento tecnico stillato l’anno precedente da un anonimo conosciuto, con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto, i Bitcoin sono un sistema di pagamento che permette uno scambio di valore tra utenti.

La differenza principale, rispetto alle valute tradizionali, sta nel fatto che non fanno uso di un ente centrale, ma sfruttano un database distribuito tra i nodi della rete che tiene traccia delle transazioni.

Per generare nuova moneta (ogni persona, se vuole, può creare o “minare” Bitcoin) e per determinarne la proprietà, viene sfruttata la crittografia, il loro valore è determinato dal mercato e dai numerosi exchange sparsi in rete, che ne determinano il prezzo.

Il loro numero totale tende asintoticamente al limite di 21 milioni, quindi questo significa che in un futuro prossimo, non sarà più possibile generarne di nuovi.

Per iniziare ad utilizzarli, basta installare un “portafoglio” digitale sul proprio pc o presso terze parti e possono essere trasferiti attraverso Internet verso chiunque disponga di un “indirizzo Bitcoin”.

In Europa si stanno diffondendo, soprattutto in Inghilterra, Olanda, Germania e Spagna, mentre in Italia, il fenomeno può contare su quasi 400 negozi che li accettano e con una base utenti stimata sulle 6000 persone.

Chiaramente la loro struttura “anarchica” ha portato molti problemi a diversi exchange, tra cui il più clamoroso è stato il furto ai danni di MtGox, azienda leader nel cambio e dal cui forziere digitale vennero sottratti circa 700mila Bitcoin, che corrispondevano a oltre 300 milioni di euro.

Ma anche se il sistema, nell’ultimo anno, ha passato un periodo infernale ed i furti hanno notevolmente indebolito la moneta virtuale, facendone variare il loro valore da oltre 1000 dollari agli attuali 235, l’interesse non è diminuito.

Tanto che la banca d’affari statunitense J.P. Morgan aveva messo un annuncio di lavoro per assumere esperti di Bitcoin, la richiesta però è subito scomparsa dopo che il Wall Street Journal se n’è occupato, probabile segno di voler mantenere un certo riserbo.

Anche la Juniper Research si è occupata di criptovalute, producendo un rapporto dove si prospetta un forte incremento di utenti entro il 2019, che si pensa raggiungeranno la cifra di 5 milioni di utenti mondiali, in aumento rispetto a poco più di 1,3 milioni dello scorso anno. Tuttavia la relazione sostiene che i Bitcoin saranno sempre utilizzati da una nicchia di persone, in quanto alcuni fattori, come la difficoltà di comunicare il concetto di criptovaluta agli utenti finali e l’uso continuato per il riciclaggio di denaro, saranno un deterrente per l’adozione di massa, ma continua anche affermando che una norma negli scambi potrebbe portare ad una stabilizzazione dei valori di valuta e con essa ad un incremento nell’adozione delle transazioni di vendita al dettaglio.

Evidentemente tutte le problematiche passate non preoccupano minimamente Paypal, che proprio ad inizio aprile, oltre alla separazione da eBay, ha confermato che i commercianti che utilizzano il loro sistema possono accettare pagamenti anche in Bitcoin e sempre in questo mese, c’è stato l’interesse di Orange a questa criptovaluta, visto che ha affermato di voler investire in “Bitcoin start-up” nei prossimi mesi.

E’ chiaro che tutto questo fenomeno, seppure con alti e bassi, è più vivo che mai e anche se molte sono state le difficoltà incontrate negli anni, il fatto che ancora ne stiamo parlando tiene vive l’idea che la fine non è per nulla scontata. E’ certo che in futuro non saranno solo i Bitcoin ad esistere (visto che dovrebbero finire nel 2033), ma il concetto di un nuovo tipo di valuta diventerà un fattore con cui dovremmo fare i conti.

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