IL REPORT

Blockchain, in Italia la strada è lunga. Ibno: “Manca un modello di business”

L’Osservatorio pubblica la mappa dell’ecosistema nazionale. Fra i principali ostacoli quelli di carattere tecnico-organizzativo e di sostenibilità economica. La finanza il settore più evoluto, ma corre l’agroalimentare. La maggior parte delle imprese è al Nord

Pubblicato il 22 Set 2020

mappa

È il settore finanziario a guidare la classifica dei progetti italiani in ambito blockchain e a vantare già applicazioni consolidate. La tecnologia si sta facendo progressivamente strada anche in altri ambiti dall’agroalimentare alla pubblica amministrazione – ma è ancora in fase di sperimentazione nonostante le possibilità di sviluppo particolarmente promettenti. E sono le regioni del nord Italia a vantare la maggiore densità di imprese utilizzatrici e fornitrici della tecnologia.

Questa la fotografia scattata dall’Osservatorio Ibno, nato dalla collaborazione fra l’Università di Napoli Federico II, l’associazione di categoria Italia4Blockchain e l’azienda Cryptodiamond, con l’obiettivo di tracciare gli sviluppi e proporre linee di indirizzo strategico per le imprese (cliccare qui per scaricare il report completo)

“L’analisi fin qui condotta restituisce una prima fotografia sullo stato dell’arte dello sviluppo della blockchain tra molti chiaroscuri. Numerose sono ancora le questioni aperte e il dibattito in corso sembra ancora lontano dal consolidarsi su posizioni comuni e condivise”, si legge nel report. “La tecnologia blockchain si sta ancora evolvendo sulla base di necessità da parte delle aziende di trovare possibili soluzioni di semplificazione dei sistemi operativi e non. Occorre monitorare la sua evoluzione e facilitare l’ulteriore sviluppo dell’ecosistema di attori e di collaborazioni in modo da poter delineare le implicazioni pratiche e le opportunità prossime della tecnologia per affrontare e gestire adeguatamente le sfide emergenti.

Blockchain, la mappa nazionale

La prima “mappatura” nazionale dell’ecosistema blockchain è stata realizzata attraverso l’analisi di 60 imprese fra provider (il 62% del campione) e user (il 38%), in cui rientrano anche gli sviluppatori delle soluzioni tecnologiche. Ed è stata effettuata nel periodo fra novembre 2019 e maggio di quest’anno. Otto le industries identificate: finanza, PA, agroalimentare, sanitario, culturale, fashion, retail, consulting, in cui operano organizzazioni che hanno avviato progetti pilota e operativi in ambito blockchain. E i temi di approfondimento sono stati articolati in cinque macro-aree: sviluppo della tecnologia, tipologia di clienti e servizi offerti, risultati ottenuti, problematiche di implementazione, opportunità e limiti allo sviluppo futuro.

Dall’analisi emerge che a causa della natura embrionale di molti progetti avviati, i risultati raggiunti sono limitati e lontani dagli obiettivi attesi, e per molte imprese un processo di misurazione delle performance non è neppure in essere. Solo il 33% delle imprese user dichiara di aver conseguito un aumento delle vendite a seguito dell’introduzione della tecnologia. Si tratta di imprese del settore finanziario e agroalimentare che dopo un primo investimento iniziale hanno ottenuto dei ritorni maggiori rispetto ai costi sostenuti.

La gran parte degli users (67%) sottolinea, invece, che il principale risultato raggiunto non va inteso in termini strettamente economici ma più semplicemente nell’acquisizione di una maggiore conoscenza della tecnologia e una più concreta consapevolezza delle sue potenzialità di utilizzo.

Blockchain, costi elevati e difficoltà tecniche

Il 62% degli users dichiara che le maggiori difficoltà riguardano i costi legati alla tecnologia, come costi di sviluppo, costi operativi e costi energetici. Il 38% degli intervistati, invece, sottolinea che le criticità maggiori sono legate agli aspetti tecnici della blockchain. In tali casi sono evidenziate da un lato le difficoltà legate alla complessità della sua architettura strutturale e, dall’altro, le rigidità delle procedure aziendali e del sistema informativo interno non sempre facilmente integrabile con i protocolli e i processi della blockchain.

Le imprese provider, confermano quali elementi di criticità sia gli aspetti di ordine tecnico (35%) sia quelli di ordine economico (31%), con una prevalenza dei primi sui secondi; rispetto a queste categorie, tuttavia, i provider segnalano altri due fattori di interesse: aspetti di carattere organizzativo e manageriale (20%) e di governance dei processi (14%).

Per quanto attiene agli aspetti economici, i provider rilevano che le maggiori resistenze allo sviluppo di tale tecnologia non sono tanto da ricondurre all’altezza dell’investimento in sé, ma al fatto che in molti casi è difficile stimare un’offerta in grado di preventivare tutti i costi che le imprese dovranno sostenere.

Blockchain, i progetti in corso

Il 52% degli users dichiara di aver avviato un progetto in ambito blockchain; mentre la percentuale nel caso dei provider è del 60%. Il 23% delle imprese utilizzatrici e il 22% di quelle fornitrici sostiene di aver un progetto pilota in ambito blockchain; si tratta di imprese relativamente “giovani” che per la prima volta si avvicinano al mondo della tecnologia in esame. Infine, il 25% delle imprese user e il 18% di quelle provider della tecnologia hanno adottato un progetto che è ancora in fase di sviluppo.

In relazione alla tipologia di soluzione adottata, il 61% degli users dichiara di utilizzare o avere intenzione di utilizzare una blockchain pubblica; il 26%, invece, riporta la propria preferenza per una blockchain ibrida; infine, solo il 13% degli intervistati opta per una blockchain privata. Diversamente, nel caso dei provider, il 54% degli intervistati dichiara di aver sviluppato una blockchain pubblica per i propri clienti; il 43%, invece, ha implementato una tipologia ibrida e, solo il 3%, ne ha scelto una blockchain privata.

La gran parte (60%) delle imprese user dichiara di integrare la blockchain per garantire la tracciabilità delle sue attività e per offrire ai consumatori un servizio a valore aggiunto (es. tracciare la filiera agroalimentare; monitorare le donazioni; tracciare le transazioni assicurative ecc…). Il 30% degli intervistati, invece, applica la tecnologia nell’ambito dei processi di notarizzazione dei documenti aziendali (es. nel settore della valutazione della conformità: certificati, documenti, prove e verifiche). La restante parte (10%) applica la tecnologia nei processi di acquisto, facilitando le attività di compravendita tra attori senza l’ausilio di intermediari esterni (es. tokenizzazione della tradizionale raccolta punti).

Blockchain, la questione della governance decentralizzata

“Sebbene la gran parte della discussione converga in modo quasi unanime nel riconoscere la natura preminentemente pubblica affinché non sia snaturato il presupposto di base della decentralizzazione, molte rimangono le discussioni in campo, sulla reale operatività di un sistema di governance completamente decentralizzata”, si legge nel report. Si sottolinea, infatti, come tale sistema decentralizzato potrebbe avere delle ripercussioni notevoli, modificando e sovvertendo le logiche di funzionamento delle autorità statale, della cittadinanza e della democrazia.

Blockchain, aziende a caccia di un modello di business

Altro aspetto di interesse riguarda il modello di business vincente per lo sviluppo e la diffusione della tecnologia. Da un lato, una questione aperta concerne la possibilità di adozione di una strategia di outsourcing per l’utilizzo della tecnologia blockchain. “Molte imprese, user della tecnologia, si trovano a fare i conti con un personale interno non qualificato per gestire lo sviluppo di un progetto all’avanguardia. Per questo motivo, l’outsourcing si distingue come una soluzione economica più efficace e che può portare a risultati più rapidi”, si legge nel report.

La cooperazione con aziende ‘provider’ che sviluppano la tecnologia e con team che comprendono ciò che il mercato richiede per massimizzare l’adattamento della tecnologia ai processi aziendali di produzione e distribuzione, può essere una scelta strategica vincente per le imprese user. La difficoltà delle imprese – evidenzia l’analisi – è principalmente nella rilevazione della misurazione della performance riferita alla tecnologia blockchain, in quanto il progetto blockchain è spesso inserito in un processo di valutazione aziendale complessivo. L’evoluzione dell’ecosistema di partenza porta a definire un modello di valutazione dell’intero network e la mappatura delle reciproche relazioni e processi esistenti. In questo modo, si evidenziano gli indicatori riferiti alla misurazione dei costi e ricavi generati dalla blockchain come il costo del livello di innovazione, definito dalle collaborazioni con fornitori, clienti e altri partner, un nuovo modello di valutazione dei ricavi e dei margini per identificare il valore dell’innovazione e, infine, la valutazione dell’ottimizzazione dei processi in seguito all’implementazione della tecnologia, che di conseguenza permette di valutare i rischi e gli impieghi di capitale.

Blockchain, le questioni aperte

La blockchain si conferma una tecnologia non immediatamente fruibile e in quanto tale non adatta a tutte le situazioni aziendali. “Non si è in presenza di una bacchetta magica per tutti i problemi; la blockchain funziona meglio in circostanze nelle quali più parti sono coinvolte in transazioni che richiedono fiducia e trasparenza”, evidenzia l’Osservatorio. L’uso della catena a blocchi può creare barriere o essere poco conveniente dal punto di vista economico laddove è utilizzata in contesti che non richiedono elevati livelli di affidabilità o che dove possono essere impiegate soluzioni tecnologiche alternative e meno dispendiose.

Inoltre, il costo elevato di investimento e i problemi normativi sono rilevanti barriere all’utilizzo concreto e, soprattutto all’implementazione di una blockchain di tipo proprietaria (privata). I progetti che hanno interessato applicazioni di business concreti sono ancora molto esigui. Adattare o sviluppare un sistema di business basato su blockchain richiede importanti investimenti e sforzi di coordinamento, nonché modifiche del modello di business e della cultura aziendale esistente.

Infine, le istituzioni governative non sembrano ancora pronte a gestire il profondo cambiamento di contesto economico e di mercato che la blockchain è in grado di abilitare. Il miglioramento e l’adattamento di politiche e regolamenti in diversi settori rappresentano, infatti, un presupposto imprescindibile allo sviluppo della blockchain e alla diffusione di soluzioni innovative a partire da tale tecnologia Senza un livello normativo certo e abilitante, l’applicazione della blockchain corre il rischio di rimanere confinata al campo delle possibilità e di sperimentazioni pilota.

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